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Viaggio nel tritacarne sovietico

Un blog e un libro sul Gulag

Prigioniere del GULag (foto di Women in the GULag)

Prigioniere del GULag (foto di Women in the GULag)

La condanna delle Pussy Riot a 2 anni da scontare in colonie penali lontane da Mosca, il processo Khodorkovsky, le persecuzioni dei manifestanti dei 2011 e le commemorazioni pubbliche di Stalin hanno riportato la Russia sotto i riflettori.

In particolare segnaliamo TheGulag.org, un'emanazione del Global Museum on Communism americano curata da storici del calibro di Anne Applebaum, e il libro La lunga ombra del gulag di padre Fiorenzo Reati, che è vissuto 16 anni in Russia e fa parte dell'associazione Memorial Italia.


Il tritacarne sovietico


Il museo virtuale del Gulag ricorda il sistema di "arresti, interrogatori, trasporto in treni merci non riscaldati, lavori forzati, distruzione di famiglie, esilio e morti premature" che per il grande poeta Solzhenycin costituivano "il grande tritacarne" del sistema repressivo dell'URSS. 


Lo stesso autore di Arcipelago gulag è citato nell'introduzione al sito, con la frase: "È impensabile, nel ventesimo secolo, non riuscire a distinguere tra ciò che costituisce un'abominevole atrocità che dev'essere perseguita e ciò che forma il 'passato da non rievocare'". 


La mostra prosegue con fotografie, una cronologia interattiva delle persecuzioni staliniste, mappe, fotografie indiscutibilmente simili a quelle degli internati nei lager nazisti e un tour virtuale dell'universo concentrazionario sovietico. 


Monastero trasformato in lager


Per quanto riguarda il volume di Reati, è dedicato alla vita nel lager delle isole Solovki, un ex monastero che venne usato per "rieducare" i dissidenti politici del comunismo. Il sacerdote ricostruisce la storia  del monastero dal 1492 al dicembre 1917, quando per la prima volta Lenin chiede l'internamento in campi di concentramento degli oppositori, e da quel momento fino al 1932 quando gli ultimi monaci vennero cacciati. Il libro presenta lettere e testimonianze che rendono viva la narrazione dando voce ai martiri del Gulag. 

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