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Il Giardino dei Giusti di Varsavia: dalla Polonia al mondo

Un’intervista con Anna Ziarkowska

Anna Ziarkowska è una storica, politologa e scrittrice polacca. È la segretaria del Comitato per il Giardino dei Giusti di Varsavia e la responsabile del settore educativo alla History Meeting House, un'istituzione culturale di Varsavia che si occupa della storia dell'Europa centrale e orientale nel XX secolo. Dal 2014, la History Meeting House si occupa del Giardino dei Giusti di tutto il mondo di Varsavia, il primo in Polonia. In questa intervista, Anna Ziarkowska ci parla del Giardino, della sua storia, del valore simbolico del luogo in cui sorge, delle attività del Giardino e del suo rapporto con la comunità ebraica. Il Giardino di Varsavia si basa su una concezione universale dei Giusti, e ha trasformato la storia polacca in una lente per guardare il mondo e connettersi con contesti lontani.

Cominciamo con la storia di questo Giardino: quando è iniziato il progetto e come ha preso vita?

Tutto è iniziato nel 2008, quando, insieme a Gabriele Nissim e Antonia Grasselli, abbiamo organizzato un convegno internazionale sulla definizione di "Giusto". È stato il primo passo verso la creazione di un Giardino: in quell'occasione, abbiamo iniziato a discutere il concetto di Giusto non solo in relazione alla nozione di "Giusto tra le Nazioni" - un titolo che si riferisce a individui non ebrei che hanno salvato gli ebrei durante la Shoah - ma anche in una prospettiva globale, universale, in relazione ad altri genocidi nella storia. Dopo la conferenza, abbiamo discusso con Gariwo l'idea di sviluppare un Giardino dei Giusti in tutto il mondo in Polonia, e abbiamo iniziato a cercare un partner. Grazie all'incontro con l'ex Primo Ministro della Polonia e fondatore di Solidarność Tadeusz Mazowiecki, alla fine abbiamo finalizzato il progetto. Per espresso desiderio di Mazowiecki, è stato costituito un Comitato per il Giardino dei Giusti di Varsavia durante le celebrazioni della prima Giornata Europea dei Giusti del 6 marzo 2013 [giornata istituita su proposta di Gariwo, grazie alla sinergia tra i parlamentari italiani e polacchi, che hanno poi coinvolto l'intero Parlamento Europeo]. Dopo l'appello di Mazowiecki, un sindaco locale di Varsavia ci ha offerto un terreno per allestire il Giardino, che abbiamo inaugurato nel 2014.

Cosa vi ha guidato nella scelta del luogo in cui aprire il Giardino di Varsavia?

Abbiamo scelto questo posto tra due o tre altre proposte perché era altamente simbolico dal punto di vista memoriale. Il Giardino si trova nell'ex territorio del ghetto di Varsavia e vicino alla prigione di Pawiak, che la Gestapo ha usato come prigione nella Seconda guerra mondiale, imprigionando, torturando e uccidendo migliaia di combattenti della resistenza e prigionieri politici durante l'occupazione di Varsavia. Il Giardino è anche a due passi dalla Chiesa di Sant'Agostino, un altro luogo altamente simbolico per i molti sacerdoti che, lì dentro, aiutavano gli ebrei durante la guerra. Alcuni di loro furono anche uccisi per questo. La Chiesa di Sant'Agostino, tra l'altro, divenne iconica dopo la guerra perché era l'unica cosa rimasta in una distesa di rovine, quasi fosse una specie di simbolo di speranza per la città. Infine, il Giardino non è lontano dal Museo Polin della storia degli ebrei polacchi, quindi i visitatori che vanno lì possono fermarsi al Giardino e visitarlo. Ancora oggi, ogni volta che piantiamo un nuovo albero ci capita di imbatterci in alcuni resti del ghetto. Uno dei punti di forza del Giardino dei Giusti di Varsavia è proprio questo essere collocato in un luogo altamente simbolico, che rappresenta la quintessenza dell'occupazione nazista.

Cosa fate nel Giardino? Quali sono le vostre attività principali?

Facciamo molte cose. Prima di tutto, ogni anno, il 6 marzo, celebriamo la Giornata Europea dei Giusti con concerti e dibattiti. Ma la parte più importante del nostro lavoro riguarda il settore educativo. Abbiamo un programma speciale per bambini e ragazzi di tutte le età, organizziamo laboratori per studenti e insegnantipubblichiamo una serie di libri sul tema dei Giusti. Quest'anno, per esempio, pubblicheremo un fumetto intitolato Mazowiecki, che si concentra sulla figura di Tadeusz Mazowiecki e sarà presentato nell'anniversario del crollo del regime comunista. Il fumetto è stato realizzato in collaborazione con Rafał Bujnowski, un noto artista polacco, e da alcuni studenti delle accademie di belle arti polacche. Durante la pandemia, abbiamo anche creato un gioco virtuale per smartphone attraverso una piattaforma norvegese chiamata Action Truck, che permette alle persone - bambini con le loro famiglie, o anche insegnanti - di visitare virtualmente il Giardino, e di avere accesso a molti materiali fotografici e attività educative. Infine, nell'anno accademico 2021-2022, abbiamo attivato un progetto con l'Università di Tecnologia di Varsavia per modernizzare il Giardino. Nel corso di un semestre, abbiamo diviso gli studenti in sei gruppi per lavorare su un progetto di rinnovamento del Giardino, scegliendone alla fine due. Questa idea è nata da una nuova partnership che abbiamo stabilito con la banca francese BNP Paribas. BNP Paribas è molto attiva sulle questioni ambientali, un valore che condividiamo molto. Pensiamo che sia essenziale mantenere il Giardino vivo anche da questo punto di vista.

Cosa rende diversi i vostri programmi educativi? Quali metodologie utilizzate?

La preparazione degli insegnanti e degli educatori è la cosa più importante per noi. Il nostro personale è molto ben preparato, non nel senso che riempiamo gli insegnanti di dati e statistiche, ma nel senso che cerchiamo di sviluppare un approccio empatico e personale alla memoria e alla storia: secondo noi questo manca molto nelle scuole. Per questo parlerei più di comportamento che di metodologia. In quest’ottica lavoriamo molto con gli archivi di storia orale e con le biografie individuali. Le storie individuali sono strumenti molto potenti per rendere la storia viva di fronte agli studenti: quando possono sentire le voci e vedere i volti delle persone e delle famiglie, la storia li tocca direttamente.

Nel Giardino di Varsavia onorate solo Giusti che sono già morti. Qual è la ragione di questa scelta?

È qualcosa di cui abbiamo discusso all'inizio del progetto. Siamo convinti che solo alla fine di una biografia si può veramente valutare se una persona merita un titolo come quello di "Giusto". In un certo senso, è un modo per essere sicuri delle scelte che facciamo.

In che modo il coinvolgimento del Giardino con Solidarność influenza la vostra attività? La gente percepisce questa connessione come controversa in qualche modo?

In un certo senso sì. Si tratta di un pezzo di storia molto recente e c'è poca distanza da quegli eventi: questo rende difficile fare una distinzione netta tra storia e politica. Possono nascere conflitti politici o polemiche, per esempio, quando ci capita di annunciare nuove figure di Giusti che erano legate a Solidarność. Ma sono passati molti anni, le cose stanno cambiando e i membri del Comitato stanno diventando più coraggiosi nelle loro scelte. Quest'anno, per esempio, abbiamo deciso di onorare Karol Modzelewski, uno dei fondatori di Solidarność, che ha dedicato la sua vita alla lotta per la democrazia in Polonia. Vedremo come reagiranno la stampa e il pubblico. In generale, la Polonia è un paese molto polarizzato. Rispetto a Solidarność ci saranno persone pro e contro.

Cosa significa avere un Giardino dei Giusti in tutto il mondo in Polonia, un paese che ha vissuto i due regimi totalitari del XX secolo, il nazismo e il comunismo?

Secondo me, l'esperienza di entrambi i totalitarismi ha reso la Polonia un paese più empatico e ricettivo nei confronti delle ingiustizie subite in contesti culturali e storici diversi dal nostro. La nostra storia è infatti ciò che rende questo Giardino il posto giusto per celebrare la nozione di "Giusto" in una prospettiva universale, con un occhio ad altri genocidi e stermini di massa. Nel Giardino di Varsavia, solo il 25% dei nostri Giusti sono Giusti tra le Nazioni, mentre il 75% è legato ad altri genocidi. C'è una giusta proporzione tra l'esperienza polacca e quella globale: la nostra idea è di non concentrarci solo su noi stessi, su una narrazione autoreferenziale e vittimistica della Polonia, ma di collegarci, attraverso la nostra esperienza, a persone lontane e diverse che hanno vissuto eventi simili. Allo stesso tempo, il nostro Giardino è profondamente radicato a livello locale. È importantissimo per noi connetterci con la comunità e col quartiere in cui siamo immersi, cooperare con le persone e assicurarci che il Giardino sia percepito come un bene collettivo. Credo di poter dire che siamo riusciti in questo intento: non abbiamo mai subito atti vandalici, e siamo sempre disposti ad ascoltare i bisogni delle persone intorno a noi.

E la comunità ebraica di Varsavia? Come vedono la vostra apertura verso altri genocidi e l'estensione della nozione di Giusto a contesti non ebraici?

Siamo in ottimi rapporti con la comunità ebraica di Varsavia, che è molto aperta all'universalizzazione della nozione di Giusto e all'idea che il Giusto possa esistere anche in contesti non ebraici. In generale, la comunità ebraica è importantissima per noi e per le nostre attività. Non avremmo potuto realizzare ciò che abbiamo realizzato senza il loro sostegno. Alcuni membri della comunità ebraica, tra l'altro, siedono nel nostro Comitato e sono di grande aiuto per diffondere le nostre attività e farle conoscere al mondo.

Come altri paesi occidentali, in Polonia c’è un crescente nazionalismo e una crescente intolleranza verso le minoranze. Nel 2018 è anche passata legge sull’Olocausto molto controversa, che ha fatto infuriare molti sopravvissuti all'Olocausto. Tutto questo influisce in qualche modo sul Giardino?

No, in realtà. Le figure esemplari che onoriamo nel nostro Giardino sono come il cristallo: è molto difficile mettere in discussione il loro valore. È proprio questo il valore del nostro Comitato: ogni volta c'è molta discussione nella scelta dei Giusti. Cerchiamo sempre di fare le nostre scelte in un’ottica di proiezione al futuro e questo ci aiuta a districare il nostro lavoro dalle strumentalizzazioni ideologiche del presente.

Pensa che esisterà mai una Giornata dei Giusti in Polonia?

Sì, è certamente possibile. Tra due mesi il sindaco di Varsavia farà una tavola rotonda su questo tema con il nostro comitato. Pian piano andremo in questa direzione.

Pensa che verranno creati altri Giardini dei Giusti in Polonia?

Sì, potrebbe accadere. Forse il primo posto per creare un altro Giardino potrebbe essere proprio Auschwitz.

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