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Servire sempre la comunità, nonostante la minaccia islamista, la corruzione e la siccità

Intervista a Qayssar Ahmed, responsabile del Giardino dei Giusti di Halabja in Iraq

Se c'è un Giardino dei Giusti ad Halabja, molto si deve alla determinazione di Qayssar Ahmed. Sopravvissuto al genocidio del 1988, una volta tornato dalle tendopoli in Iran Qayssar è diventato giornalista ed esperto di comunicazione. Direttore di Radio Dangi NWE, una radio comunitaria per giovani e donne, è membro del sindacato dei giornalisti del Kurdistan e della Federazione internazionale dei giornalisti. Ma, soprattutto, insieme alla moglie Hero è l'animatore dell'organizzazione NWE, con la quale lotta, in maniera pionieristica, affinché la memoria del Genocidio sia connessa alle lotte di oggi: libertà di espressione, diritti delle donne, salvaguardia dell'ambiente. Alla vigilia del 35esimo anniversario del genocidio di Halabja, dove persero la vita oltre 5mila persone per mano delle truppe di Saddam, Qayssar racconta a Gariwo le sfide più grandi di questa comunità di confine - tra minaccia islamista, corruzione, crisi energetica e siccità - in uno dei momenti più delicati nella storia della regione.

Come è la situazione a Halabja?

Attualmente la situazione a Halabja, così come più in generale nel Kurdistan, è molto difficile per i suoi residenti. Le relazioni tra il governo centrale e il Kurdistan non sono buone e ci sono costanti problemi riguardanti il petrolio e il budget destinato alla città. D'altra parte, i due principali partiti curdi hanno problemi tra di loro per questioni riguardanti la gestione del potere, il petrolio e il denaro. Questi problemi hanno reso la situazione instabile e incerta nella regione, e i commercianti e gli investitori non vogliono implementare progetti in Kurdistan.

Abbiamo letto che avete avuto a che fare con un inverno estremamente rigido e al contempo avete dovuto gestire una cristi energetica e, di conseguenza, una crisi di rapporti con il governo.

Sì, fa molto freddo e il carburante è troppo costoso. Quindi le ore di fornitura di elettricità sono poche, nonostante siano una necessità fondamentale per le persone in questo momento. Pertanto, alcune persone sono state costrette a recarsi in montagna per tagliare alberi e bruciarli per scaldarsi, causando danni all'ambiente della zona.

Insieme alle questioni ambientali, NWE si occupa di diritti delle donne. Come procedono i vostri progetti?

Attualmente lavoriamo, con il sostegno del Consolato olandese a Erbil, a un progetto che include seminari per donne nei villaggi della provincia di Halabja, sui diritti delle donne e la mutilazione genitale femminile. Riceviamo sostegno anche dall'organizzazione Wadi per l'affitto della nostra sede e le spese dell'ufficio e siamo in attesa di ricevere risposte per il finanziamento di nuovi progetti.

Quali sono le principali difficoltà che si incontrano in questa attività?

I problemi principali delle donne di Halabja sono: la violenza costante che subiscono da parte dei loro padri, dei loro fratelli e dei loro mariti; l'assenza di consapevolezza sui loro diritti; la mancanza di opportunità di lavoro per donne e ragazze; l'impatto dei gruppi islamici sulla violenza contro donne e ragazze.

Avete ricevuto minacce?

La nostra organizzazione viene costantemente minacciata perché siamo l'unica organizzazione, ad Halabja, che parla dei diritti delle donne, di genere e della mutilazione genitale femminile. Quindi riceviamo spesso minacce e diffamazioni. La maggior parte delle minacce provengono dai gruppi islamici e dai loro sostenitori. Il mese scorso il governo di Teheran ha esercitato pressioni sui partiti islamici che gli sono affiliati per creare problemi alle organizzazioni in modo che non si occupino delle proteste in Iran.

I sostenitori dei gruppi islamici hanno impedito a un gruppo di donne di tenere seminari all'Università di Halabja, e a Khurmal hanno licenziato un'organizzazione che voleva tenere seminari per gli studenti sui diritti delle donne.

Quali sono i risultati più importanti di questi seminari?

Grazie ai nostri seminari e agli incontri con ragazze e donne, esse diventano consapevoli dei loro diritti e sono in grado di difendersi quando subiscono violenza così come possono parlare con assistenti sociali o avvocati quando sono in difficoltà.

Inoltre, nell'ambito dei seminari di sensibilizzazione, stiamo per aprire seminari di sartoria e per parrucchiere, per aiutare le donne a diventare imprenditrici e aprire i loro negozi. Insegneremo loro a scrivere un curriculum vitae e a cercare opportunità di lavoro. In questo modo, donne e ragazze sono meno esposte alla violenza, il che può contribuire a una generazione sana per la società, in modo che tutti rispettino i valori dei diritti umani e gli esseri umani vivano in pace e libertà.

Quali sono le principali sfide della regione?

In realtà, ci sono molte cose che preoccupano la gente di questa città. Sicuramente la mancanza di lavoro che aumenta giorno dopo giorno e l'aumento dei prezzi dei beni di consumo come il cibo, la benzina e l'olio e il rialzo del prezzo del dollaro americano. A questo vanno aggiunte le basse precipitazioni che mettono a rischio la siccità, l'aridità dei terreni e il declino del tasso di acque sotterranee. Come se non bastasse ci sono tensioni tra i partiti curdi e il governo di Baghdad e anche i partiti curdi combattono tra di loro.

E poi ci sono le ingerenze straniere: l'aumento del numero di islamisti sostenuti dall'Iran e dai paesi arabi. D'altro canto, sono diminuite le organizzazioni europee e americane, così come la cooperazione con le organizzazioni della società civile nel Kurdistan.

Che idea ti sei fatto sul futuro dell'Iraq?

Per tutti i motivi che ho elencato, il futuro dell'Iraq appare difficile. Non è solo la mia opinione, è la stessa di molti politici e sociologi. Nel momento in cui rispondo a queste domande ci sono tre manifestazioni diverse in tre diverse parti dell'Iraq: una è per la benzina, un'altra per l'aumento del prezzo del dollaro e la terza per la mancanza di opportunità di lavoro.

Nonostante tutti questi problemi, continuiamo a lavorare con speranza per servire la nostra comunità, migliorare le vite dei cittadini, in particolare nei settori dei diritti umani e della protezione dell'ambiente.

15 marzo 2023

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