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Trumpismo, fake news e ruolo dei media: le elezioni americane oltre i luoghi comuni

Intervista al giornalista del Foglio Daniele Raineri, a cura di Joshua Evangelista

Tra i giornalisti italiani che hanno seguito con maggiore attenzione le elezioni statunitensi c'è sicuramente Daniele Raineri del Foglio. Lo abbiamo contattato per capire quale sia la sua chiave di lettura delle elezioni statunitensi alla luce del rapporto tra comunicazione politica e verità e delle conseguenze che quattro anni di Trump potrebbero portare nel modo di intendere la vita democratica. 

Daniele, in un tuo articolo di qualche giorno fa hai puntato il dito contro una percezione - che è risultata sbagliata alla luce del conteggio dei voti - dell'elettorato statunitense. Secondo questa lettura, esisterebbe una America dei "forgotten man", il popolo dimenticato, e un'élite ricca che vota per i democratici.

Siamo vittima di un'errore di percezione che ci porta a credere che negli Stati Uniti i democratici siano gli sceneggiatori di Hollywood e pochi altri ricchi con chissà quali grandi ville. Si tratta di un concetto su cui hanno battuto tantissimo i propagandisti repubblicani e mi sembra che sia lo stesso errore, molto grezzo, che si fa in Italia quando si dice “il popolo dice questo” o “il popolo vuole che…” No, non si tratta del popolo. Siete voi, partito, che vi mascherate da popolo per portare avanti le vostre istanze.

Ed evidentemente è un racconto che funziona.

Funziona. Così come l’idea che ci sia un americano vero, che vive nelle zone rurali all'interno del paese, e un americano-non americano che vive a San Francisco o più in generale lungo le coste. Un racconto che si può accettare soltanto abboccando alla propaganda. Ad esempio a New York, una città costosissima, ci sono oltre centomila studenti minorenni classificati come homeless perché non hanno un tetto, vanno a scuola ma dormono negli shelter per i poveri o a casa di parenti. Ora perché queste persone devono sentirsi privilegiate rispetto agli abitanti dell’Idaho o dell’Ohio? E il Michigan andato a Biden come lo spieghiamo? Sono diventati tutti sceneggiatori di Hollywood? La bolla dei fighetti contro l'America genuina è una storia falsa. Ovviamente è chiaro che lungo le coste c'è una tendenza verso sinistra e nelle zone rurali ci sono più elettori repubblicani, ma l’argomento va rivisto.

Ad ogni modo il numero di chi ha scelto Trump è stato elevato. L'America è polarizzata e reduce da una campagna elettorale senza esclusione di colpi (al netto dell'utilizzo di fake news, sulle quali torneremo più avanti). Quale sarà l'eredità del trumpismo nel paese? Si tratta di un punto di non ritorno nel modo di fare comunicazione politica?

Non so se parlare di eredità del trumpismo. Avere un'eredità implicherebbe il ritiro dalla scena pubblica, ma credo che vorrà rimanere e continuare a imporsi nel panorama repubblicano. Il suo metodo funziona, colpisce, galvanizza la base. Ma secondo me non è un metodo giusto per governare un paese. Si vive in costante campagna elettorale, una situazione sfibrante per tutti, per i governo e per il paese. Ma vi ricordate quando a gennaio 2019 bloccò il budget perché i democratici non volevano consentire l’investimento per il muro? Disse che avrebbe fatto lo shutdown fino a quando i democratici non avrebbero ceduto. Questo avrebbe significato non dare più gli stipendi ai dipendenti pubblici, come ad esempio i lavoratori aeroportuali. Cosa fai, chiudi tutti i voli da e per gli Stati Uniti? Era ovviamente una decisione sbagliata, un ricatto per fare del male ai suoi oppositori. Poi ha dovuto fare un passo indietro, però è un caso spettacolare che spiega questo voler fare sempre campagna elettorale. Ed è un male da ogni punto di vista: si perdono soldi, si blocca la macchina governativa. Per non parlare dei poveri, proprio quei forgotten man che hanno i sussidi del governo. Eppure il trumpismo ha sdoganato tutto questo e secondo me resterà. A meno che non si dichiari fuori legge questo modo di fare propaganda politica, ma proprio non saprei come.

Possiamo azzardare e parlare di tenuta democratica a rischio?

Difficile dirlo. Se avesse vinto Trump chissà. La storia non si fa con i sé e con i ma. Siamo tutti rimasti colpiti dal numero di elettori che nonostante tutto abbiano deciso di votare Trump. Durante un dibattito, lui ha detto al gruppo fascistoide dei Proud Boys “stand by”. Questo avrebbe ucciso qualsiasi altro candidato repubblicano. Eppure non lo ha danneggiato minimamente ai fini del voto. Biden ha vinto ma abbiamo dovuto aspettare cinque giorni per esserne sicuri. Eppure sulla carta non dovrebbe esserci gara tra un candidato che dice “il covid tra pochi giorni non ci sarà più, i casi scenderanno a zero” e un altro. Sicuramente sono completamente cambiate le categorie, siamo in una nuova era. Non ci ricordiamo molti di questi episodi eppure se avessero riguardato altri politici li avremmo considerati gravissimi, ma poiché hanno a che fare con Trump non occupano nemmeno le prime pagine dei giornali. Per ritornare all’esempio di prima, lo shutdown tenne con il fiato sospeso il paese per tre settimane. Non so se è una sfida alla democrazia ma sono contento che per quattro anni non dobbiamo lottare con questa possibilità. Anzi, dirò di più.

Prego.

Quando sento che ci sono persone che elogiano Trump, forse per il gusto di stupire, non li capisco: mi basta sapere che Fauci abbia bisogno della scorta per dover girare, dopo 30 anni passati alla Casa Bianca. Sono queste le cose che secondo me ci fanno pensare che non c’è niente di normale e che forse la democrazia era davvero in pericolo. Un virologo con la scorta non si è mai visto, questa è una sfida per la democrazia. Questa è una dimostrazione del fatto che Trump non merita quel posto.

Risulta piuttosto "inusuale" anche il modo in cui sta reagendo al risultato degli spogli.

La transizione pacifica di potere è un pilastro della democrazia americana e di quella in generale. Anzi, mi chiedo (e non lo sapremo mai) se effettivamente non ci fosse un modo più furbo per trattare con Trump. Quando lui si è presentato, i media sono impazziti: tutti volevano vedere il “mostro”. Lo capisco, è una cosa meravigliosa dal punto di vista mediatico. Le sue sparate accendono la curiosità. Ma ora, dopo quattro anni stiamo finendo il mandato con i social media disperati, con unità di crisi apposite il cui compito è cercare di disinnescare le sparate di Trump. 

Una situazione senza precedenti. 

Tutti sono stati costretti ad adattarsi a questa nuova realtà. Il presidente americano diceva, ad esempio, “ci sono dei brogli alle elezioni”. E i social dovevano specificare che questa affermazione non era verificabile. Dovevano tenere conto che c’erano persone armate che avrebbero potuto creare problemi in risposta a queste frasi. Provate a immaginare cosa vuol dire diffondere queste informazioni senza controlli. Due settimane prima Facebook, oltre a cancellare migliaia di gruppi legati a QAnon, ha rivisto le politiche societarie sui post sponsorizzati politici. Ha cancellato un gruppo che stava crescendo velocemente, con oltre 360 mila follower in 24 ore, che organizzava la risposta dei trumpiani contro gli “umanoidi”, come consideravano i nemici. E’ come se il sistema fosse stato costretto a costruire degli anticorpi. Non ce ne dovrebbe essere bisogno: sarei molto deluso se Twitter fosse costretto a continuare a mettere queste "freccette" esplicative anche sui post di Biden, perché vorrebbe dire che il sistema si sta rovinando, che comunque ha vinto Trump.

Che cosa ne pensi della strategia di emittenti come NBC, CBS ed ABC di censurare in diretta le conferenze stampa di Trump nel momento in cui lui proclamava false notizie? Come vedi il ruolo di questi fact checker in tempo reale? Credi che sia un approccio giornalistico mutuabile in altre realtà, come ad esempio in Italia?

Molti hanno criticato le decisioni delle emittenti americane di bloccare in diretta le frasi non veritiere di Trump. Va capito però che si tratta di un momento eccezionale. Può essere visto come quando si commette il reato di procurato allarme, ad esempio se qualcuno grida al cinema che c'è una bomba scatenando il panico tra gli spettatori. E’ una questione simile, hanno interrotto Trump perché diceva che c'erano stati brogli e incitava le persone a reagire contro questa ingiustizia. Si tratta di una decisione che in linea di massima condivido, ma non dovrebbe essere la norma. Hanno agito così perché sono stati costretti e non volevano prendersi le responsabilità delle conseguenze che il discorso di Trump avrebbe potuto portare. Non condividerei un utilizzo continuativo di questa modalità di fact checking in diretta. Anzi, in realtà in una democrazia pienamente funzionante non ci sarebbe nemmeno bisogno di fact checking, perché ci sarebbero semplicemente idee contrapposte. Qui invece si tratta di fatti inventati, e a quel punto bisogna agire in modi più brutali del solito. 

Per quanto riguarda l’Italia, non penso che i politici andrebbero censurati. Però penso anche che in generale siamo molto remissivi nel contestare un politico. Un Salvini che dice: “Non posso farmi un selfie con la mascherina?” e Floris che risponde “no” è diventato un meme, un episodio che tutti ricordano in quanto caso eccezionale. Bisogna essere bravi: quando si tratta di economia, inflazione, pensioni, numeri del Covid-19, allora bisogna manovrare così bene quegli argomenti per essere in grado di trovare al volo il falso.

Come cambierà la politica estera americana con Biden? Trump ha avuto un approccio molto attendista verso alcune crisi regionali, una su tutte quella in Nagorno Karabakh. Cambierà qualcosa da questo punto di vista?  

La politica di Biden sarà meno attendista, per l’appunto. Con Trump c’è stato un appiattimento della politica estera, probabilmente non sarà più così. Ma siamo nel campo della speculazione, dobbiamo aspettare gli uomini che sceglierà per governare con lui. Vediamo cosa succede. Credo tuttavia che per un po’ non ci saranno grandi cambi. Ad esempio con la Nato o con l’Iran: non credo che Biden toglierà le sanzioni da un giorno all’altro. Probabilmente ci sarà una fase negoziale ma non un annullamento totale.

Tra le figure esemplari statunitensi contemporanee più interessanti c'è sicuramente il Giudice della Corte suprema Ruth Bader Ginsburg. Che idea ti sei fatto su di lei?

Un pilastro per gli Stati Uniti. Le sue opinioni di maggioranza o minoranza all’interno della Corte suprema hanno creato i precedenti su cui si basa la condizione moderna della donna degli Stati Uniti.

Joshua Evangelista, Responsabile comunicazione Gariwo

10 novembre 2020

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