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Turchia: l'Europa rimane a guardare

intervista a Figen Yüksekdag, co-presidente del partito HDP

“Per la Turchia questo è un momento molto difficile, l'opposizione democratica è sotto attacco: giornalisti arrestati, notizie censurate, e la popolazione curda è stremata dopo mesi di coprifuoco nelle città e nei villaggi del sud-est, mentre all'esercito viene concessa l'immunità. E L'Europa rimane a guardare". 
Figen Yüksekdağco-presidente del partito HDP - Halkların Demokratik Partisi (Partito Democratico dei Popoli) fondato nel 2012 da forze filo-curde e di sinistra, da rappresentanti dei movimenti ambientalista e femminista e delle minoranze religiose  - è chiara nel denunciare l'indifferenza dell'Europa di fronte alle gravi violazioni delle regole democratiche nel suo Paese. 
In visita per la prima volta in Italia, Figen Yüksekdağ è stata ospite del Centro per le Arti MACAO di Milano - dove ha incontrato la comunità curda, riunita per la Giornata di solidarietà con le vittime dell'ISIS -  e poi del Parlamento a Roma. In questi incontri ha lanciato un appello alla stampa italiana perché parli della repressione in Turchia e della svolta autoritaria impressa dal Presidente Recep Tayyip Erdoğan. 

"Non possiamo dirci soddisfatti di quanto lo Stato italiano ha fatto perché purtroppo, al pari di altri stati europei, non ha fatto nulla, dimostrando di non avere una chiara percezione dei rischi per la democrazia. L’unico problema per l’Europa è liberarsi dei profughi. Per noi è inaccettabile il silenzio di fronte alle violenze perpetrate in Turchia ed è inammissibile che la UE abbia potuto fare un accordo con l'attuale governo per la gestione dei migranti. L’unica strada percorribile è la pace nel Medio Oriente e i paesi europei devono sostenere le forze democratiche come l’HDP, che possono consentirla", ha detto Figen Yüksekdağ a Gariwo.

Figen Yüksekdağ, 44 anni, nata in un villaggio della provincia meridionale di Adana in una famiglia di agricoltori turchi sunniti, da studentessa è stata attivista dei diritti delle donne e militante del movimento socialista. Giornalista, ha diretto la rivista Sosyalist Kadın (Donna Socialista ) e ha fatto parte del  comitato di redazione del quotidiano Atılım. L'attività politica le è costata l'arresto nel 2006 e nel 2009. Nel giugno 2014 è stata eletta a fianco di Selattin Demirtaş, curdo, alla guida dell'HDP, che nelle elezioni generali del 2015 ha conquistato il 13,12% dei voti, diventando il terzo gruppo parlamentare con 80 deputati di cui 35 donne. Una novità assoluta per la Turchia conservatrice a guida AKP, che vorrebbe relegare le donne nella famiglia.

"Il movimento femminista curdo ha contribuito a una grande rivoluzione politica della donna in Medio Oriente. L’HDP non interpreta solo le istanze democratiche  curde, ma di tutta la Turchia. In politica questo si traduce nella parità dei generi e nel modello della co-rappresentanza, il principio guida che sancisce la parità dei sessi non solo nel partito, ma anche negli organismi rappresentativi. Questo sistema è formalmente riconosciuto a livello del Parlamento, ma non ancora a livello locale, ciò nonostante, nelle città dai noi governate, dove c’è un sindaco c’è anche una sindaca e questo è una spina nel fianco per un partito fortemente sessista come l’AKP" ha spiegato Figen Yüksekdağ, ricordando il ruolo delle donne curde nella tenace resistenza opposta dalla città di Kobanê (al confine turco-siriano) all'assedio dell'ISIS, che qui ha subito la prima importante sconfitta.

Il peso elettorale dell'HDP si è ridotto al 10,4% con le elezioni del novembre 2015, volute da Erdogan per rafforzare il suo partito AKP e facilitare l'approvazione di leggi come quella che in maggio ha privato dell'immunità i parlamentari oggetto di inchieste: almeno 138 deputati, principalmente dei due partiti di opposizione HDP e CHP
"E' una violazione gravissima perché una garanzia data dalla Costituzione è stata cancellata tramite una legge ordinaria. Noi ci siamo ribellati a tutti i livelli, rifiutando di andare a testimoniare nei processi in cui siamo coinvolti. Restiamo fedeli al ruolo assunto e continueremo a svolgere il nostro compito, sia se saremo in Parlamento, sia in carcere. Gli incontri all’estero, come questo a Milano, sono per noi importantissimi, perché ci fanno sentire meno isolati. In Turchia il governo ci impedisce l’accesso ai media creando una sorta di embargo nei confronti del nostro partito che non può comunicare con il suo popolo", ha dichiarato la co-presidente dell'HDP.

Immunità per i militari che combattono il terrorismo

Un altro provvedimento che il suo partito ha fortemente criticato è la sostanziale immunità concessa ai militari impegnati in operazioni di contro-terrorismo grazie alla legge approvata il 23 giugno, che richiede l'autorizzazione dei vertici dell'esercito o delle autorità politiche per qualsiasi procedimento relativo ad atti commessi dalle forze di sicurezza. La norma è retroattiva e protegge anche i funzionari civili impiegati nelle azioni repressive ed è stata voluta per "dare un sostegno" agli uomini che combattono i gruppi affiliati al PKK, Partiya Karkerên Kurdistanê‎ (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) fuorilegge in Turchia e considerato come un'organizzazione terroristica anche da Stati Uniti e UE.

"E’ una legge scandalosa perché proprio Erdogan all’inizio, quando era primo ministro, aveva detto di voler abolire i privilegi dell’esercito introducendo la possibilità per i civili di citare in giudizio i militari, cosa assolutamente impensabile dopo il colpo di stato del 1980. Ora invece viene sancita l’intoccabilità per chi ha operato negli ultimi mesi commettendo crimini indicibili durante l’occupazione militare nelle province del sud-est contro una popolazione inerme" dice Figen Yüksekdağ."In città come Nusaybin sono stati usati aerei da combattimento F-16, normalmente impiegati nei conflitti tra stati e non sulla popolazione civile. A Cizre 150 persone sono bruciate vive negli scantinati dove si erano rifugiate nel corso degli scontri. Ed è paradossale che i responsabili di queste violenze siano dichiarati intoccabili, mentre noi, votati da milioni di cittadini per fare sentire la loro voce, siamo messi sotto accusa per ciò che diciamo in Parlamento e nella nostra attività politica e siamo stati privati dell’immunità parlamentare". 

Secondo il sito Middle East Eye, anche il direttore esecutivo di Human Rights Watch, Kenneth Roth, ha espresso il timore che questa legge possa portare a un aumento dei casi di abuso da parte dei militari nel sud-est, già denunciati dall'ONU e da altre organizzazioni per i diritti umani, preoccupati per l'inasprirsi degli scontri dal luglio 2015, dopo la tregua di due anni.

Guerra PKK - Stato

Il conflitto tra lo Stato e i militanti curdi per l’autonomia del Kurdistan dal 1984 a oggi ha provocato oltre 40mila morti, in prevalenza curdi. Erdogan di recente ha dichiarato che l'esercito turco ha eliminato oltre 7.500 membri del PKK, mentre i morti tra i soldati e gli ufficiali di polizia sono circa 500. 
Secondo la co-presidente dell'HDP occorre riconoscere le responsabilità di Erdogan, che ha sabotato i negoziati di pace. "Evidentemente ha pensato di fare piazza pulita di tutti i progressi compiuti e di annientare l’HDP dopo il nostro successo nelle elezioni del 7 giugno 2015. Ma nonostante le aggressioni, le bombe, i massacri non c’è riuscito. Il processo negoziale può riprendere solo se i due interlocutori si riconoscono vicendevolmente e sono animati da una volontà autentica di accordo. Dall’aprile 2015 Abdullah Öcalan è stato 'archiviato, sepolto', nella sua cella senza poter avere contatti con l’esterno. Una situazione a cui va posto termine. Lo Stato deve riconoscere il ruolo di Öcalan come portavoce del popolo curdo e solo così ripartiranno le trattative". 

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