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Turchia più lontana dall'Europa dopo il referendum

Intervista al politologo Cengiz Aktar

In un articolo apparso su Le Monde una settimana dopo il fallito colpo di stato del 15 luglio 2016 Cengiz Aktar, scrittore e politologo turco, aveva scritto: “i militari golpisti hanno regalato a Recep Tayyip Erdoğan il regime presidenziale che sognava dal 2010. L’'eroe della democrazia’ ora deve avviare l'iter verso sistema presidenziale tramite referendum (o elezioni anticipate) che è certo di vincere". Come è in effetti avvenuto con il voto del 16 aprile, che non ha però dato a Erdoğan la vittoria piena che si aspettava. Gariwo ne ha parlato con Aktar in questa intervista.

I “No” sono stati pari al 48,82%, questo significa che le opposizioni potrebbero bloccare o ostacolare la riforma costituzionale?

Prima di tutto non è una riforma costituzionale ma piuttosto un processo di demolizione costituzionale, perché il testo che uscirà dagli emendamenti non sembra una costituzione, anzi non assomiglia ad alcuna delle costituzioni vigenti nel mondo. Introdurrà il cosiddetto "sistema di governo del Presidente della Repubblica", uno strano schema mirato solo a soddisfare la voglia di potere di un unico individuo, Erdoğan. Gli emendamenti conducono a una sorta di regime simile a quelli degli anni ’20-’30 del secolo scorso in Italia, Grecia, Ungheria, Romania, Germania. Nel referendum i voti contrari sono stati più del 50%, ma ci sono state irregolarità diffuse. In Turchia però non esiste un sistema giudiziario indipendente e funzionante in grado di valutare le denunce dei due partiti di opposizione e dei cittadini relative a queste numerose irregolarità. La Commissione Elettorale ha sistematicamente rifiutato di prenderle in esame, perché è totalmente al servizio del regime.
La situazione è difficile, c’è molta amarezza tra la popolazione. Martedì, subito dopo il referendum, il Parlamento ha approvato una sola legge per prolungare  lo stato di emergenza fino a metà luglio e poi è tornato immediatamente in vacanza… Oggi il governo vuole usare tutto il suo potere per neutralizzare ogni possibile contestazione dell’esito del referendum.

La maggioranza di “Sì” data dai turchi residenti in Germania, Austria e Olanda può dipendere dal fatto che questi immigrati, pur vivendo in situazioni di benessere, si sentono ancora “cittadini di serie B”, o dall'adesione all’Islam soprattutto tra gli immigrati di seconda e terza generazione?

Gli immigrati turchi hanno votato sempre così, è il modello tipico. L’Islam non c’entra per niente, semmai quel voto dipende dalla mancanza di coerenza politica di queste persone…. Negli ultimi quattordici anni hanno votato per l’AKP nelle elezioni in Turchia, salvo poi votare per i partiti social-democratici, socialisti nei paesi dove vivono e lavorano. Oggi questo paradosso è più evidente, perché l’AKP, il partito di Erdoğan, si è trasformato in qualcosa di diverso da prima. E questo è motivo di preoccupazione per molti in Europa e in Turchia.

Un referendum sull’ingresso della Turchia nell’Unione Europea e sulla reintroduzione della pena di morte, che Erdoğan ha ventilato subito dopo l’approvazione all’emendamento costituzionale, saranno i prossimi passi?

Per la pena di morte Erdoğan non ha bisogno di un referendum, perché può ottenere la maggioranza nel Parlamento. Quanto all’adesione alla UE, il fatto più importante che dobbiamo avere presente è che la Turchia ora si sta allontanando sempre più dall’Europa. Gli osservatori dell’OSCE hanno segnalato irregolarità, ma i loro rapporti sono stati respinti senza esitazioni dal governo.

Quali saranno le conseguenze nelle relazioni con la UE e in generale nella politica estera della Turchia?

Quando la Turchia taglierà i legami con l’Europa le conseguenze più evidenti per l’Occidente in generale, non solo per l’Europa, riguarderanno il destino della sua appartenenza alla NATO, un nodo davvero cruciale. Perché l'Occidente è terrorizzato all'idea che la Turchia entri nella sfera di influenza della Russia.

L’Unione Europea può fare qualcosa per i cittadini turchi contrari alla riforma presidenziale e che speravano in un miglioramento del sistema sociale, giudiziario e amministrativo per soddisfare i requisiti europei?

Chi può dirlo? In Europa molti politici sono più che felici se la Turchia si isola,  esce dall'Europa, e in ogni caso non hanno né il potere né le energie per aiutare i turchi democratici. Sono tempi davvero molto difficili per i cittadini democratici in Turchia.

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