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Lo sport di domani

di Flavio Tranquillo Add Editore, 2020

Lo sport, come la politica, deve tornare ad avere dignità assoluta, senza eccezioni. Basterebbero le regole, come l’articolo 3 della Costituzione

Con queste parole, fortemente simboliche ed evocative, il giornalista sportivo Flavio Tranquillo inizia il suo ultimo volume, “Lo sport di domani”, interessante ed esaustiva riflessione multidisciplinare tesa a descrivere ed inquadrare, con uno sguardo critico e imparziale, lo “stato dell’arte” del mondo sportivo italiano, mediante un dettagliato resoconto delle più interessanti questioni legate al mondo dello sport e alle sfide odierne che esso deve affrontare da un punto di vista sociologico, politico ed economico.

Il volume - scritto nel tutt’altro che banale periodo storico della pandemia da Covid-19 - non solo fornisce un quadro completo della situazione finanziaria in cui grava lo sport italiano, richiamando concetti interessanti e attuali quali l’aumento dei debiti privati per i club professionistici, la sostenibilità finanziaria, la questione delle leghe sportive “chiuse” ed “elitarie” e i diritti televisivi, ma riflette, soprattutto, sul rapporto - talora dimenticato - che sussiste tra sport e Stato.

Lo Stato dovrebbe, per definizione, ricercare l’utilità sociale nel perseguimento delle proprie politiche pubbliche, finanziando quindi la promozione di attività utili alla crescita sociale. Tale obiettivo, garantito dalla Costituzione stessa, potrebbe essere raggiunto - secondo l’autore - attraverso un percorso sportivo ludico-ricreativo da elargire a tutti e tutte nell’età della formazione, proprio come avviene per la formazione scolastica e per la cultura. Si potrebbero, ad esempio, introdurre nuove lezioni pratiche e teoriche - predisposte e organizzate da esperti del settore e tese all’insegnamento di valori vitali per la formazione e la crescita personale delle giovani generazioni, quali la partecipazione attiva, l’integrazione, la promozione della socialità e la collaborazione - da aggiungere alle classiche “due ore di educazione fisica”. Oppure, nell’opinione dell’autore, si potrebbe prevedere per legge un periodo di obbligatorietà per l’attività sportiva, che rifletta - con lo scopo di legittimare ed avvalorare l’importanza della formazione sportiva - quanto già avviene per l’educazione con la cosiddetta “scuola dell’obbligo”.

Rendere quindi obbligatorio, gratuito e liberamente fruibile lo sport a tutta la popolazione in età infantile e adolescenziale dovrebbe essere un obiettivo preminente e centrale nell’attività politica del Paese. Purtroppo, come riportato dall’autore nel resoconto da egli esperito in relazione all’approvazione del “Testo unico di riforma dello Sport”, avvenuta nello stesso periodo di elaborazione del volume, i massimi vertici decisionali italiani non hanno manifestato la stessa volontà. Ed è un vero peccato, visto che una maggiore partecipazione attiva dello Stato nello sport - sia a livello economico che legislativo - potrebbe comportare, secondo Flavio Tranquillo, un elevato aumento dei benefici sociali (in inglese, spillover) nel settore della sanità e dell’istruzione. Sfruttare, infatti, le cosiddette “esternalità positive” che il mondo dello sport è in grado di offrire contribuirebbe in primis ad arricchire la formazione dei giovani - i quali verrebbero permeati da tutti quei valori positivi che lo sport è in grado di trasmettere, come l’uguaglianza, la sana competizione, l’inclusione e la non discriminazione - e, in aggiunta, potrebbe sortire dei benefici (e dei risparmi economici) per lo Stato, soprattutto in materia di sanità pubblica.

L’autore ha poi proposto un interessante parallelo tra le attività dilettantistiche ed il terzo settore, che comprende tutte quelle attività lavorative solidaristiche senza scopo di lucro. Come riportato da Flavio Tranquillo, infatti, 99 aspiranti atleti su 100 non diventeranno mai dei professionisti, continuando a perseguire quindi la via del dilettantismo. “Dilettante - riporta Tranquillo - è colui che coltiva uno sport non per lucro ma per piacere”: si tratta di una definizione semplice ma al contempo esaustiva, che conferisce grande valore all’importanza dello sport come veicolo di benefici sociali ed esternalità positive. Questo processo non sarebbe possibile senza il vitale lavoro del terzo settore, il quale sostiene e promuove ideali, valori e modelli educativi per la formazione dei più giovani.

In conclusione, il volume di Flavio Tranquillo - del quale non sveleremo, in questa sede, ulteriori interessanti spunti - fornisce al lettore dei preziosi strumenti per poter comprendere con sguardo critico l’attuale “stato dell’arte” del sistema sport nel nostro paese, così come le sue problematiche e sfide future. L’analisi proposta dall’autore, esaustiva e multidisciplinare, poggia le proprie più solide convinzioni sul più importante, anche se spesso dimenticato, pilastro normativo del nostro Paese: la Costituzione. Alla luce di ciò, è  avvilente constatare come, ancora oggi, le prescrizioni in essa contenute in materia di uguaglianza, inclusione, cooperazione e sviluppo sociale non riescano ad attecchire - a causa di errati modelli educativi individuali e dell’inottemperanza statale - nel mondo dello sport e, contestualmente, nella società intera.

In ultima sintesi, segnaliamo questo interessante volume anche e soprattutto per la presenza di quei valori sportivi, ma soprattutto umani e formativi, di cui Gariwo è promotrice (si veda, per maggiori informazioni, la “Carta delle responsabilità dello Sport”) e che sono stati brillantemente riportati dall’autore nel corso della sua riflessione.

Giacomo Corbellini

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