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Memoria e conoscenza per prevenire i genocidi

fare memoria affinché si possa mantenere la promessa del “mai più”

La Convenzione sul genocidio del 1948, come recita il suo stesso titolo, riguarda prima la prevenzione che la punizione di tale crimine, e parte dall’idea di non fare accadere MAI PIÙ quanto era appena successo.

Il grande artefice di tale documento, l’ebreo polacco Raphael Lemkin, ha coniato il termine stesso per definire tali crimini, inesistente fino a quel momento anche se purtroppo troppo spesso sperimentato contro le popolazioni.

Quali sono stati i genocidi avvenuti dopo la ratifica della Convenzione? Come ha ricordato Marcello Flores su queste pagine, “Non ci si può addentrare in modo facile nella discussione accesa che esiste tra giuristi, storici e scienziati sociali, su quali siano stati i genocidi dopo il 1948 o su quelli precedenti alla introduzione del termine e del concetto di genocidio che era – come scrisse Lemkin – una parola nuova per una pratica antica. Per Gregory Stanton, ad esempio, il fondatore di Genocide Watch, dal 1945 ci sarebbero stati 55 genocidi per un totale di 70 milioni di vittime. Possiamo, in ogni modo, basarci sulle decisioni prese da tribunali internazionali, e sostenere che ci sono stati solamente due genocidi dal 1948, a metà degli anni ’90, in Ruanda e in Bosnia, come stabilito dai tribunali ad hoc creati proprio per punire i responsabili di questi crimini”.
Certo è che, dal punto di vista giuridico e del diritto internazionale, alcuni passi avanti sono stati fatti: dalla creazione della Corte penale internazionale entrata in funzione nel 2002, all’istituzione della figura del Consulente speciale sulla prevenzione del genocidio all’interno delle Nazioni Unite, alla creazione nel 2006 del Consiglio dei diritti umani per monitorare le violazioni, alla nascita del concetto di Responsabilità di proteggere, un obbligo morale di reagire, prevenire e ricostruire. 

Prevenire i genocidi è sempre stato molto difficile, se non impossibile. Spesso parliamo di genocidio quando esso è già in atto, o si è appena concluso. Spesso la guerra diventa un pretesto, una copertura per i governi che mirano allo sterminio di un certo gruppo sociale, etnico o religioso. Citando sempre Marcello Flores, “Le cause della mancata protezione sono state in genere individuati in questi aspetti: debolezza della convenzione sul genocidio (limiti della definizione e mancanza di indicazione precisa degli strumenti per la prevenzione); mancanza di analisi, e successiva reazione, ai segnali di avviso iniziali; mancanza di volontà politica e abuso del principio di sovranità per continuare a permettere le violazioni; fallimento del processo decisionale delle Nazioni Unite”.

Se tutto ciò è vero, lo è anche il fatto che i genocidi e le atrocità di massa si ripresentano nella Storia in modo sempre diverso, ma con meccanismi, linguaggi e dinamiche spesso simili. Saperli leggere, riconoscere e portare all’attenzione del mondo è un compito fondamentale per la prevenzione di tali crimini. Ecco perché la conoscenza di ciò che accade si lega in modo imprescindibile al fare memoria, affinché si possa mantenere la promessa del “mai più”. Potremo dire di aver rispettato questo impegno soltanto, come si legge nella Carta delle Memoria, “verificando l’applicazione reale della Convenzione delle Nazioni Unite sulla prevenzione dei genocidi, la messa in opera di misure di protezione per le popolazioni e i gruppi etnici minacciati, il funzionamento dei tribunali internazionali contro i responsabili dei crimini di massa, la vigilanza delle istituzioni internazionali, dell'Unione Europea e degli Stati democratici sul rispetto dei diritti umani in ogni parte del mondo”.

Ma quali sono oggi gli scenari di genocidio e atrocità di massa più gravi e urgenti? Vediamone alcuni.