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Moath Al-Kasasbeh, il pilota giordano ucciso dall'ISIS

sarà onorato al nuovo Giardino del Bene in Giordania

Il 30 ottobre 2017, grazie alla collaborazione tra Gariwo, l’Ambasciata italiana ad Amman ed EcoPeace Middle East - organizzazione che unisce ambientalisti giordani, israeliani e palestinesi - nascerà un Giardino del Bene in Giordania. Una terra di racconti e città scomparse, tristemente segnata dalla convivenza di realtà difficili, tra le quali il fondamentalismo islamico. Questa minaccia si è fortemente concretizzata dopo gli attentati suicidi di Amman del 2005 - attribuiti ad Al-Qaida - che uccisero più di 60 persone e ne ferirono un centinaio.

Proprio all’estremismo islamico è legata inoltre la morte del pilota giordano Moath Al-Kasasbeh - una delle figure che verrà onorata al Giardino del Bene che sorgerà nello Sharhabil Bin Hasseneh EcoPark - universalmente e tragicamente conosciuto per le immagini della sua brutale esecuzione per mano dell’Isis nel gennaio 2015.

Il pilota della Royal Jordanian Air Force è stato catturato il 24 dicembre dopo che il suo aereo era precipitato vicino a una roccaforte siriana dello Stato Islamico, durante un intervento militare contro di esso. È stato proposto dalle autorità giordane uno scambio di prigionieri: Al-Kasasbeh, il giornalista giapponese Kenji Goto - anch'egli sequestrato da Daesh e decapitato qualche settimana dopo-, in cambio di Sagida Al-Rishawi. La donna era stata incarcerata in Giordania e condannata a morte per aver cercato di farsi esplodere all'interno di un hotel di Amman - tentativo portato poi a termine dal marito.

I negoziati sono stati inutili, il giovane ha dovuto sopportare una crudele prigionia, fino a essere arso vivo in una gabbia. Il filmato dell’esecuzione è stato diffuso da Daesh suscitando uno shock globale. A seguito di ciò, il 4 febbraio 2015, Sagida Al-Rishawi e un altro jihadista sono stati giustiziati nella prigione di Swaqa per ordine del governo giordano.

Il corrispondente della sicurezza della BBC Frank Gardner ha dichiarato che “in un mondo già scioccato dalla crudeltà calcolata delle azioni dello Stato islamico, il terribile video intendeva soprattutto colpire le popolazioni arabe in Giordania e negli Stati del Golfo”. Jonathan Marcus, corrispondente diplomatico della BBC ha inoltre sostenuto che lo Stato islamico non ha mai avuto alcuna intenzione di liberare il giovane pilota. Secondo i media dello Stato giordano, è stato ucciso prima che i presunti colloqui di scambio avvenissero. La clinica manipolazione di questo episodio da parte dell’ISIS faceva parte di una guerra all'informazione che è volta anche a indebolire la coalizione arabo-occidentale contro il fondamentalismo. Tuttavia la reazione del Paese Hashemita non ha tardato e l’episodio è stato invece la punta dell’iceberg che ha spinto le autorità giordane a prendere severe decisioni nella lotta alla violenza integralista; e a rafforzare il suo impegno nella coalizione con le forze statunitensi.

Perché sceglierlo come uno dei simboli del Giardino del Bene?

Non per la sua atroce fine né per il ruolo che ricopriva in quanto pilota, ma perché nel suo essere un modesto uomo di fede, “an unassuming Muslim” - come lo ha definito il padre in un’intervista rilasciata prima che sapesse della sua morte - ha difeso la dignità del suo popolo e il suo sacrificio ha innestato la definitiva presa di coscienza di fronte a una disumana strategia di terrore. 

25 ottobre 2017

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