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Intervento di Gabriele Nissim al Giardino dei Giusti di Milano

Giornata dei Giusti 2022

Il presidente di Gariwo Gabriele Nissim alla cerimonia 2022 al Giardino dei Giusti di Milano "Prevenire i genocidi e le atrocità di massa. Le storie dei Giusti contro il silenzio e l’indifferenza”.

Di seguito il testo dell'intervento: 

Le stazioni del male

Il nostro pensiero va a tutti i ragazzi ucraini che volevano una vita normale, nella democrazia, nella pace, con una speranza per il futuro, e si sono ritrovati nell’inferno di una guerra non decisa da loro. Il nostro pensiero va anche ai ragazzi russi, che protestano nelle piazze contro la guerra e vengono arrestati a centinaia.

I ragazzi di Kiev, di Odessa, di Leopoli hanno mandato al mondo un messaggio straordinario, che ha sconvolto le false affermazioni di Putin, che aveva descritto l’Ucraina come un Paese in mano ai nazisti. Questi ragazzi sono pronti a soffrire e a sacrificarsi, come scriveva il filosofo Jan Patocka, per i valori più alti che segnano il nostro essere uomini su questa terra: l’idea di pluralità, di democrazia, del diritto di essere arbitri del proprio destino e di poter decidere liberamente, senza nessuna ingerenza, il futuro della propria nazione.

La battaglia morale l’hanno già vinta, perché solo i dittatori credono alle bugie del Cremlino, mentre tutto il mondo, animato dal buon senso, non solo solidarizza con l’Ucraina, ma si sente oggi parte di quel popolo che ha subito prima l’Holodomor, poi l’invasione nazista, poi l’impero sovietico, poi Chernobyl e oggi la minaccia alla stessa sua esistenza.

Essere cittadini del mondo, essere europei, essere persone con una dignità, significa essere oggi tutti ucraini, perché non dobbiamo permettere una nuova sconfitta dell’umanità come è accaduto in Afghanistan.

Noi siamo chiamati, in questa Giornata dei Giusti, con i Giardini che costruiamo nel mondo intero, a condannare e a prevenire ogni forma di odio, di atrocità di massa che avviene nel mondo. Per questo, siamo consapevoli che senza una mobilitazione internazionale l’invasione dell’Ucraina si trasformerà in una catastrofica carneficina.

Noi facciamo proprio l’appello del presidente ucraino Zelenski. Ogni piazza in ogni città dell’Ucraina è una piazza per la libertà, ogni uomo che resiste è un faro per la libertà nel mondo, come scrisse lo scrittore russo Vasilij Grossman, il quale osservò che, anche quando sembra che i peggiori possano vincere, mai saranno in grado di soffocare l’anelito alla libertà che abita nel cuore di ogni essere umano.

Forse è troppo presto per dirlo, ma io ritengo che Zelenski, il presidente ebreo dell’Ucraina, si stia rivelando in queste ore come un uomo giusto, che invece di cercare una via di fuga come gli avevano suggerito gli americani, è disposto a morire pur di sostenere il morale del suo popolo. Mai ha pronunciato una parola di odio, mai un sentimento di vendetta, soltanto il sentimento di sentirsi un uomo europeo.

Sta a tutti noi impedire che Zelenski, assieme al suo popolo, non faccia la fine di Imre Nagy in Ungheria o di Dubcek a Praga, al momento dell’invasione sovietica. Il senso profondo dei Giardini è quello di onorare le persone che si sono assunte una responsabilità nei confronti dei crimini contro l’umanità di ieri di oggi.

Per questo, ricordiamo e onoriamo oggi Aristides de Sousa Mendes, il diplomatico che aiutò gli ebrei, Henry Morgenthau, che ruppe il silenzio sul genocidio degli armeni, Evgenija Solomonovna Ginzburg, che raccontò le vicende dei Gulag e fu una grande combattente per i diritti umani, il cinese Ilham Tohti, condannato all’ergastolo per avere difeso gli uiguri, e la ruandese Godeliève Mukasarasi, che contribuì alla prima condanna al mondo per genocidio. 

Vorrei soffermarmi inoltre su una persona particolare, che è alla base del nostro lavoro. È il giurista ebreo polacco Raphael Lemkin, che assieme a Moshe Bejski è il riferimento morale dei Giardini dei Giusti. È a lui che dobbiamo l’invenzione della parola genocidio e la creazione di un nuovo comandamento morale votato dalla convenzione delle nazioni unite nel 1948. Egli aveva un sogno. Ogni essere umano, di fronte ad un crimine contro la dignità umana, non doveva essere lasciato solo come Antigone che si era appellata alle leggi non scritte degli dei, ma doveva contare su una legge morale riconosciuta a livello internazionale.

Lemkin, che fu uno dei primi che comprese le intenzioni di Hitler nel 1933 e si scandalizzo per l’impunità della Turchia dopo il genocidio armeno, dopo la distruzione del suo popolo e la fine tragica della sua famiglia, comprese che l’unico riscatto possibile per le vittime fosse quello di impegnarsi per la prevenzione dei genocidi dopo la Seconda guerra mondiale. Fare memoria non era sufficiente se l’umanità non costruiva delle strutture e dei percorsi per la prevenzione dell’odio. Sosteneva che punire i carnefici e ricordare le vittime accadeva troppo tardi, perché il male andava interrotto al suo nascere.

Noi abbiamo preso come riferimento la Convenzione delle Nazioni Unite promossa da Lemkin perché vogliamo che ogni Giardino in Italia e nel mondo diventi lo strumento culturale per la prevenzione dei genocidi e di ogni atrocità di massa.

Sono i Giardini dei Giusti che devono fare vivere il nuovo comandamento morale voluto da Lemkin

Non dobbiamo dimenticarci che il male, come diceva Agnes Heller, si manifesta in un viaggio verso l’abisso che passa attraverso diverse stazioni. All’inizio non sembra mai così grave, ma poi se non interrotto diventa inarrestabile.

È quando sta accadendo in Ucraina. Noi non siamo stati capaci di comprenderlo prima.

Gabriele Nissim, presidente di Gariwo 

3 marzo 2022

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