Per combattere il razzismo, ricordare le infami Leggi razziali

di Mauro Matteucci, 6 settembre 2018

Per combattere il razzismo, ricordare le infami Leggi razziali

In quest’anno ricorrono gli ottant’anni di un avvenimento che rappresenta una vera e propria vergogna per il popolo italiano, l’emanazione delle Leggi razziali da parte del regime fascista. La Giornata della Memoria 2018 può servire a ricordare quest’infamia in un’epoca nella quale l’orrore del razzismo sembra di nuovo permeare impunemente la società italiana. Nel luglio 1938 il Parlamento italiano emanava le leggi che cancellavano di fatto dallo status di cittadini una minoranza che da secoli - alcuni gruppi da millenni – abitavano la penisola. La loro approvazione all’unanimità fu accolta da applausi e dall’inno fascista “Eia, eia, alalà”: una vera e propria vergogna! Gli ebrei venivano così licenziati dalle amministrazioni militari e civili, dagli enti provinciali e comunali, dagli enti parastatali, dalle banche, dalle assicurazioni e dall'insegnamento nelle scuole di qualunque ordine e grado. Infine, i ragazzi ebrei non potevano più essere accolti nelle scuole statali. Si dimenticò che gli Ebrei avevano contribuito notevolmente allo sviluppo culturale, scientifico e artistico del paese, senza considerare che personalità ebraiche si erano distinte nel campo politico e anche militare.

Si corse, nell’ opportunismo e nell’indifferenza più biechi, a occupare i vuoti lasciati in posti importanti dalle personalità ebraiche rimosse. Nessun giornale ebbe la dignità di protestare! La propaganda del regime assunse connotati ripugnanti. Bastano alcuni esempi, come quello della rivista La Difesa della Razza: il senso della copertina del numero 1 è chiaro: la spada del fascismo divide il bel profilo dell'italico antico romano dalle altre razze, quella africana e quella semita spurie e animalesche.

Non si può non fare un collegamento con lo squallido presente, in cui le manifestazioni di razzismo stanno diventando sempre più arroganti e pervasive. Perfino il Parlamento ne è ormai subalterno, anche per opportunismo elettorale. Ultima dimostrazione, l’affondamento della Legge dello Jus soli che dà la cittadinanza italiani ai bambini figli di emigranti, che sono nati in Italia, parlano italiano, hanno studiato nelle scuole italiane: l’ennesima vergogna! Risuonano cupi i richiami alla razza, alla terra, al sangue per escludere tutti coloro che sono considerati stranieri. Si dovrebbero ricordare le parole profetiche di un grande testimone e resistente del Sudtirolo – una terra e una comunità che subirono tragicamente le strumentalizzazioni sia di Hitler che di Mussolini – Josef Mayr Nusser, che ebbe il coraggio, solo del suo reggimento, di rifiutare, insieme al giuramento, l’adesione alla folle e criminale ideologia nazista: Oggi ognuno parla della comunità etnica alla quale tutto il resto dovrebbe essere subordinato. Valori come ‘sangue e suolo’, che indubbiamente, nei limiti loro imposti dal Creatore, hanno una grande importanza, vengono oggi assolutizzati e la vita culturale di interi popoli viene costruita su fondamenta insicure, come è tuttora la questione razziale.

Mauro Matteucci – Giardino dei Giusti di Pistoia



Commenti

Salvatore PennisiDobbiamo resistere di Salvatore Pennisi 6 settembre 2018

Il compito degli insegnanti diventa sempre più difficile, in un clima che ormai sembra aver anestetizzato le coscienze, ma proprio per questo sempre più importante. La scuola rimane uno dei pochi luoghi in cui si ha la possibilità di informare i giovani e insegnare loro quello spirito critico che sembra essersi estinto presso la maggioranza degli adulti. Oggi più che mai l’esempio dei giusti offre la possibilità di una narrazione che sottrae cuori e menti alle sirene della paura, della chiusura e dell’odio. Per quanto difficile, la nostra è l’unica strada che dà una speranza per il futuro

Mauro MatteucciEducare alla differenza di Mauro Matteucci 8 settembre 2018

Sono completamente d'accordo con Pennisi sulla priorità da dare all'educazione allo spirito critico nei confronti delle giovani generazioni, come insegnava il grande maestro e sacerdote don Lorenzo Milani. Vorrei sottolineare anche l'importanza dell'educazione alla differenza in un momento di gravissima regressione etica e culturale. Mai come oggi acquistano grandissimo valore le parole indimenticabili che Yolande Mukagasana, sopravvissuta al genocidio dei Tutsi del Ruanda, rivolse ai miei studenti: le vostre differenze non siano muri che dividano, ma ponti che uniscano e ricchezze da condividere.

Mauro Matteucci

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