I Giusti e il dovere di disobbedire

di Mauro Matteucci, 30 settembre 2018

Riflessioni

Oggi assistiamo a Pistoia a un fatto gravissimo. Dopo l'ordinanza comunale che giudica inadeguata la struttura, non viene più rinnovato il permesso di soggiorno a coloro, perlopiù immigrati senza alloggio, cui era stata data l'ospitalità nei locali della chiesa di Vicofaro. Costoro dovrebbero essere ricacciati sulla strada con le conseguenze che si possono immaginare, considerando anche come alcuni sono in precarie condizioni di salute. In questa Italia irriconoscibile, credo che dobbiamo disobbedire a un ordine ingiusto - come insegnò il grande educatore don Lorenzo Milani - e richiamarci all'esempio ineludibile dei Giusti, che durante la persecuzione degli Ebrei, li ospitarono a rischio della propria vita. La dignità della persona, italiana o straniera, deve essere al di sopra di tutto.

Commenti

Salvatore PennisiFatto gravissimo di Salvatore Pennisi 1 ottobre 2018

Di fronte a un atto burocratico di tale disumanità bisogna resistere, sia disobbedendo sia ricorrendo alla sensibilizzazione dell'opinione pubblica attraverso i mezzi di comunicazione. La deriva della paura e dell'odio non può portare a tanto. Sono sicuro che voi vi state già muovendo in tal senso

Mauro MatteucciAppello a papa Francesco di Mauro Matteucci 1 ottobre 2018

Ringraziando di cuore Salvatore Pennisi della sua solidarietà, così importante in questo momento, allego l'appello che don Massimo Biancalani - anche lui promotore del Giardino dei Giusti di Pistoia - ha consegnato a papa Francesco, al termine del convegno sulle migrazioni tenutosi in Vaticano:

Appello a papa Francesco e alla Chiesa per restituire la speranza ai rifugiati di Vicofaro

Santo Padre,

ci rivolgiamo a lei in un momento di grande amarezza per la nostra comunità impegnata nell’accoglienza di poveri e in particolare di rifugiati. Questa esperienza rischia seriamente di terminare con il plauso di certi esponenti della politica locale e nazionale e purtroppo, ci rattrista sottolinearlo, nell’indifferenza di una larga parte del nostro mondo cattolico. Adducendo motivi di sicurezza e di inadeguatezza dei locali parrocchiali, le autorità preposte hanno deciso lo sgombero della struttura di Vicofaro a Pistoia, in cui sono accolti da alcuni anni i fratelli nel bisogno. Nonostante gli ingenti sforzi economici effettuati per adeguare i nostri ambienti all’accoglienza, tutto questo non è stato considerato sufficiente. Si dimenticano volutamente l’azione generosa e il servizio infaticabile e solidale reso al territorio accogliendo tante persone, che altrimenti sarebbero costrette a vivere in condizioni precarie e pericolose.

Imperversa ormai da tempo una campagna incessante di aggressione razzista nei confronti di don Massimo Biancalani e del centro di accoglienza: lettere minatorie, attacchi violentissimi e denigrazioni sui social, striscioni davanti alle scuole e alla chiesa, manifestazioni intrise di odio, fino ai recenti spari contro un rifugiato. Don Massimo con la scelta, in piena coerenza con la Sua esortazione evangelica, di ospitare numerosi profughi – insieme a un gruppo di senzatetto italiani – nei locali annessi alle chiese di Ramini e di Vicofaro, ha consentito di costruire, con le sue comunità e con numerosi volontari, percorsi solidali di interazione/integrazione attraverso progetti riguardanti sia l’apprendimento della lingua italiana e la frequenza di Istituti superiori sia la formazione professionale (orto biologico, pizzeria, panetteria, pasticceria, laboratori di sartoria e di lavorazione della pelle). I quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare, da Lei più volte sottolineati nei suoi discorsi, non possono che essere per noi una guida indefettibile e ogni giorno concretizzarsi nel servizio disinteressato. Queste persone – troppo spesso considerate degli invisibili se non degli scarti anche a causa di una legislazione inadeguata e di politiche dai tratti sempre più disumanizzanti, hanno così trovato un luogo non solo dove disporre di cibo e alloggio, ma anche di affetto e relazioni umane che oggi si vogliono cancellare. Considerando anche l’assistenza medica e quella legale costantemente fornite, il minacciato allontanamento sta gettando di conseguenza i ragazzi nell’angoscia e nello sconforto più profondi.

Si sono inoltre realizzate tra i collaboratori – sia laici che cristiani - una straordinaria sintonia e unità d’intenti nell’impegno quotidiano per un servizio autentico verso i fratelli nel bisogno, peraltro giunti da noi dopo indicibili sofferenze. Sono il popolo nuovo composto dai dannati della terra, che hanno perso tutto e che ora bussano alla nostra società – che spesso li ha depredati - e in particolare alla nostra comunità cristiana, che deve opporsi al prevalere dell’indifferenza, dell’intolleranza e dell’insensibilità. Disinteressarsi dell’umanità sofferente sarebbe, come Lei ha sottolineato con parole altissime, dimenticare la lezione che viene dal Vangelo sull’amore del prossimo sofferente e bisognoso. Siamo convinti, nel senso più autentico del messaggio cristiano, che l’umanità buona e vera che Gesù ha introdotto nel mondo e che il cristianesimo ha portato come segno distintivo, consiste nell'accoglienza, nel prendersi cura, nella condivisione del dolore di altri, nell'immedesimazione.

In questo difficile momento ci soccorre l’insegnamento ineludibile del grande sacerdote e educatore toscano, don Lorenzo Milani: Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora io dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni son la mia Patria, gli altri i miei stranieri.

Saremo sempre dalla parte dei poveri, degli ultimi e dei migranti, fiduciosi che il nostro grido troverà ascolto nella Sua grande misericordia e nel Suo intervento, che restituisca la speranza a questi nostri fratelli e serenità alle nostre comunità.

Comunità parrocchiali di Vicofaro e Ramini/Bonelle

Centro di accoglienza “don Lorenzo Milani” di Pistoia

Mauro MatteucciRiace un'utopia da cancellare di Mauro Matteucci 2 ottobre 2018

Chi oggi vuol colpire Domenico Lucano e il suo modello di accoglienza ammirato in tutto il mondo, intende aprire la porta alla barbarie dell'indifferenza e dell'insensibilità.

Riace e il suo sindaco hanno coraggiosamente spalancato le porte all’unico futuro possibile, che rifiuti pregiudizi e paure. Questa è un’esperienza locale che però ha una valenza globale. Dimostra inoltre che solo unendo i diritti dei più deboli si può dare un orizzonte di senso alla società del domani. Chi vuol mettere i poveri contro gli ultimi difendendo in realtà i privilegiati, intende cancellare quest’utopia.

La stessa persecuzione l’abbiamo individuata e denunciata a Pistoia da tempo nei confronti di don Massimo Biancalani e del Centro di accoglienza di Vicofaro, fatti oggetto di ogni forma di aggressione da parte del potere e dei movimenti razzisti. Perciò nell’esprimere la più ferma e incondizionata solidarietà a Domenico Lucano, intendiamo sviluppare controinformazione, resistenza e disobbedienza civile in difesa di tutte le esperienze di vera e autentica accoglienza.

Salvatore PennisiAttacco concentrico di Salvatore Pennisi 3 ottobre 2018

L’azione della magistratura di Locri contro Lucano costringe a rimettere al centro della riflessione la questione del rapporto fra legge e morale. Questione che ci riporta addirittura all’Antigone di Sofocle Questa mattina su una trasmissione di radio 3 mi si sono rizzati i capelli in testa quando ho sentito il giudice Nordio affermare che la legge va sempre rispettata a prescindere dalla propria coscienza. Mi sono venute in mente le leggi razziali del ‘38 e mi sono chiesto se l’obbediienza alla legge debba anche tradursi nell’accettazione dei campi di sterminio. No, ovviamente la legge, al di là dei tecnicismi dei legulei, non può prescindere dalla coscienza, quando essa mette a rischio i diritti fondamentali degli esseri umani. Ma ad aggravare il sospetto che Lucano sia attaccato anche come simbolo di una visione del mondo e di un’azione coerente di accoglienza e di convivenza fra diversi, quindi sia essenzialmente vittima dii una persecuzione politica, c’è il fatto che il governo ha bloccato i fondi già precedentemente stanziati per il funzionamento delle attività della comunità di Riace. Sarà un caso, ma due poteri dello Stato stanno portando un attacco concentrico a un uomo e a un’esperIenza che ha dimostrato che l’immigrazione non ha niente a che vedere con le questioni di ordiine pubblico e che, ben lungi dall’essere un problema, può, se correttamente affrontata, trasformarsi in una risorsa.

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L'autore/L'autrice

Mauro Matteucci

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