BIOGRAFIA DEI 9 GIUSTI ADOTTATI A TREVI IL 9 MARZO 2019

di Nerina Marzano, 11 marzo 2019

GIUSTI ADOTTATI DAGLI ALUNNI DELLE NOVE CLASSI DELLA SCUOLA SECONDARIA DI I GRADO “T. VALENTI” DI TREVI- 9 MARZO 2019

CLASSE 1A e Cantori di Cannaiola

BEATO PIETRO BONILLI

Pietro Bonilli nacque a San Lorenzo di Trevi il 15 marzo 1841 da una famiglia contadina molto povera, nel 1860 entra nel Seminario di Spoleto dove viene ordinato sacerdote nel 1863. Pietro Bonilli fu indirizzato al sacerdozio dal suo padre spirituale, don Ludovico Pieri, un santo sacerdote di Trevi che gli insegnò la devozione alla Sacra Famiglia e la carità verso i poveri.

Dal 1863 fu parroco di Cannaiola di Trevi, dove rimase per 34 anni : in questo paese di campagna, che viveva in grande povertà, Don Pietro Bonilli iniziò un’opera d’ istruzione e formazione per combattere l’analfabetismo e migliorare le condizione di vita della gente di Cannaiola.

Egli insegnava che la famiglia era il fondamento della rinascita della società, ogni famiglia doveva ispirarsi alla Santa Famiglia di Gesù per esercitare la carità verso le persone meno fortunate: "Essere famiglia, dare famiglia, costruire famiglia" fu il suo motto e il suo programma.

Don Pietro Bonilli iniziò ad esercitare la sua missione caritatevole anche fuori dai confini di Cannaiola e nel 1888 fondò a Spoleto la Congregazione delle Suore della Sacra Famiglia, che si occupa di poveri, orfani, sordomuti ed handicappati; oggi le suore esercitano la loro missione non solo in varie parti d’Italia ma anche in Africa, America Latina e Asia.

Nel 1898 diventò canonico della Cattedrale di Spoleto e in questa cittadina morì a 94 anni il 5 Gennaio del 1935; fu proclamato Beato il 24 Aprile 1988 da Papa Giovanni Paolo II , che lo ricordò come il “buon Pastore” che si prese cura del suo gregge e lo condusse verso una vita migliore.

La chiesa parrocchiale di San Michele Arcangelo di Cannaiola di Trevi (nella quale operò il Beato), oggi si chiama anche Santuario del Beato Pietro Bonilli. All’interno di questo edificio religioso, sul lato sinistro, nella cappella a fianco del campanile, riposano le spoglie mortali di Pietro Bonilli.

MOTIVAZIONE DELLA SCELTA

Noi alunni della I A della scuola Media di Trevi proponiamo Beato Pietro Bonilli come “giusto” perché dedicò tutta la sua vita e le sue opere ad aiutare le persone più umili e disprezzate; il suo messaggio vive ancora nelle missioni delle Suore della Sacra Famiglia impegnate in tutto il mondo. Di seguito i cardini del suo insegnamento:

“Un sol pensiero ci sta fisso in mente: la S. Famiglia e la famiglia cristiana. Ad esse consacreremo sostanze, forze e vita”.

“La nostra vita deve essere tutta di carità, perché tutta consacrata a procurar la maggior gloria del Signore ed il vero bene del povero e dell’infermo”.

CLASSE 2A e PRO TREVI

VALTER BALDACCINI

Valter Baldaccini nasce a Cannara il 28 novembre 1945 da una famiglia umile: il papà lavorava in fabbrica e la mamma faceva la sarta. Valter perde il padre alla tenera età di un anno e a 13 anni entra nel Collegio dei Salesiani per ricevere una buona educazione, continua poi i suoi studi presso il Liceo Classico dei Salesiani di Macerata per poi laurearsi in Ingegneria Meccanica all’Università di Pisa. Oltre allo studio, coltiva i suoi interessi tra cui la passione per il calcio. L’amore per questo sport, abbandonato per impegni professionali, lo riporta sul campo quando iscrive i suoi figli alla scuola calcio di Cannara di cui poi diventa anche Presidente, carica che manterrà fino ai suoi ultimi giorni della sua vita. Valter ha una profonda fede che lo porterà ad essere attivo in campo sociale, aiutando il prossimo in difficoltà. Importante il suo intervento in occasione dell’inondazione dell’Arno nel 1966 a Firenze dove Valter parteciperà personalmente come uno degli Angeli del Fango, aiutando a ripulire la città e permettendo alle persone di rientrare nelle loro case. In questo periodo conosce anche il movimento dei Focolari guidati da Chiara Lubich. Grazie a questa consocenza, dopo alcuni anni Valter prenderà contatto con il Movimento presente in Kenya e avvierà alcuni progetti in favore dei piu’ bisognosi. E’ proprio in Africa che ha occasione di conoscere Suor Federica, una donna medico coraggiosa che dedica la sua vita ad aiutare i più deboli. L’esperienza in Africa gli permette di conoscere le necessità di tante persone in difficoltà e per questo motivo decide negli anni successivi di trascorre le sue vacanze in questi luoghi. Accompagnato da alcuni collaboratori della Umbra Group, promuove progetti di aiuto. Oltre che all’estero Valter è rimasto anche vicino alla sua terra. Fornisce il suo contributo entrando a far parte del consiglio di amministrazione del Serafico di Assisi. Agli inizi degli anni ’60 incontra Mariangela che diventerà sua moglie e che gli donerà tre figli, Antonio, Leonardo e Beatrice a cui Valter dedicherà il giusto tempo nonostante i tanti impegni professionali. Il percorso lavorativo di Valter comincia agli inizi degli anni ’70 e poco dopo esser assunto dalla Umbra Cuscinetti viene individuata la sua grande capacità manageriale e la sua affidabilità. Manifesta ancora una volta il suo altruismo nel 1993 quando, per evitare la vendita della fabbrica, insieme ad investitori locali ed istitutori finanziari, acquista quest’ultima lasciando il lavoro a tutti i suoi dipendenti e salvando 218 famiglie. Tra il 1993 ed il 2000 la fabbrica evidenzia una crescita costante. Ormai malato, nel suo ultimo discorso in occasione della benedizione pasquale della Umbra, Valter dice “insieme abbiamo gettato un grande seme che diventerà una grande pianta”. Ed è proprio partendo da questa sua frase che il 4 maggio 2015, primo anniversario della sua scomparsa, nasce la Fondazione Valter Baldaccini, per promuovere sul territorio, in Italia e nel mondo, progetti a sostegno di chi è più fragile e in difficoltà.

MOTIVAZIONE DELLA SCELTA

Noi alunni della II A della scuola Media di Trevi proponiamo Valter Baldaccini come “giusto” perché è un grande esempio di umanità. Intelligenza e carisma hanno permesso a Valter Baldaccini di realizzare nel corso della sua vita azioni e gesti di alto profilo umano e sociale. Una lezione così importante e vitale che ognuno di noi potrà seguire.

CLASSE 3A e Terziere del Piano

GIOVANNA PIEROTTI

Giovanna Pierotti nasce a Spoleto l'11 gennaio 1929, rimane orfana dei genitori e viene cresciuta dalla zia a Camiano, comune di Montefalco.

A otto anni venne affidata all’ Istituto della Madonna delle Lacrime, casa di accoglienza per bambine e ragazze orfane o con problemi psico-fisici, fondata da Don Pietro Bonilli nel 1935 a Trevi.

A diciannove anni la madre superiora Meide dice a Giovanna che c'é una persona interessata ad adottarla, ma lei rifiutò perché voleva rimanere lì con le ragazze che considerava come sue figlie. Quindi la superiora le propone il trasferimento a Foligno per formarsi come infermiera.

Questo percorso durò due anni e al terzo anno Giovanna si trasferì a Trevi, poiché lì c'era bisogno di una figura come la sua. I suoi pazienti parlano di lei come di una persona sempre attenta e gioiosa: nonostante i numerosi dolori che la affliggono, non si lamenta e ancora oggi si occupa degli altri, soprattutto dei bisognosi e dei bambini.

Giovanna ha deciso di rimanere laica anche se la Fede ha illuminato sempre il suo cammino ,dandole la forza e la speranza.

Con questi sentimenti ha vissuto sempre nel Santuario delle Lacrime, dedicando la sua vita agli altri.

Giovanna ha mandato un messaggio vocale ai ragazzi della classe III A della Scuola Media di Trevi, di seguito il passo più importante: “comunque gli dica che nella vita si può essere felici, basta volerlo, basta avere fede. Certo col mondo di oggi…”

MOTIVAZIONE DELLA SCELTA

Abbiamo deciso di proporre Giovanna Pierotti come “giusto” perché lei ha avuto sempre il pensiero di mettere gli altri al primo posto. Ha scelto di vivere tutta la sua vita nel Santuario delle Lacrime, rinunciando ad altre opportunità e dedicando la sua vita al prossimo: lo fa ancora oggi che è anziana ed impossibilitata a muoversi.

CLASSE 1B e Vo.la Trevi

ANDREA RICCARDI

Andrea Riccardi nasce a Roma il 16 gennaio del 1950. Passa la sua infanzia a Trevi, dove si trasferisce con la famiglia. Sempre a Roma, frequenta il liceo Virgilio. Il giovane Riccardi, in seguito al processo di rinnovamento innescato dal Concilio Vaticano II, comincia a riunirsi con un gruppo di liceali per discutere e diffondere il Vangelo. Il gruppo si fa promotore di diverse iniziative di carattere sociale. Si tratta del primo nucleo della Comunità di Sant'Egidio.

La comunità di Sant'Egidio nasce ufficialmente nel 1968. Andrea Riccardi la fonda ad appena diciotto anni. In poco tempo, grazie alle tante iniziative di carattere sociale messe in atto, diventa un punto di riferimento, che fa del dialogo e dell'aiuto dei più bisognosi i propri capisaldi. Oggi, la Comunità di Sant'Egidio opera in più di settanta Paesi del mondo, con progetti innovativi nel campo della cooperazione internazionale e riconosciute iniziative a livello mondiale per promuovere la pace e la riconciliazione tra i popoli. All'impegno sociale e civile, Andrea Riccardi ha sempre accompagnato la passione accademica, che lo ha portato a diventare, nel 1981, professore ordinario. L'Università di Bari e La Sapienza sono alcuni dei prestigiosi atenei presso i quali ha insegnato. Oggi insegna all'Università degli Studi Roma Tre come professore di Storia contemporanea. Numerose Università lo hanno insignito con la laurea honoris causa: l’Università Cattolica di Lovanio (Belgio), l’Università Card. Herrera – CEU di Valencia (Spagna), la Georgetown University di Washington (USA), l’Università di Augsburg (Germania), l’Università Jean Moulin Lyon 3 (Francia) (« en raison de services éminents à la paix et à l’Université »). In particolare, Riccardi ha sposato la causa della pace: importante il suo ruolo di mediazione in diversi conflitti e ha contribuito al raggiungimento della pace in alcuni Paesi, tra cui il Mozambico, il Guatemala, la Costa d’Avorio, la Guinea. La rivista “Time” nel 2003 lo ha inserito nell’elenco dei trentasei “eroi moderni” d’Europa, che si sono distinti per il proprio coraggio professionale e impegno umanitario. Altri premi e altri impegni: il 21 maggio 2009 è stato insignito del Premio Carlo Magno, che viene attribuito a persone e istituzioni che si sono particolarmente distinte nella promozione di una Europa unita e nella diffusione di una cultura di pace e di dialogo. Si legge nella motivazione: “Per onorare un esempio straordinario di impegno civile in favore di un'Europa più umana e solidale all'interno e all'esterno delle sue frontiere”. Dal 16 novembre 2011 al 27 aprile 2013, Riccardi è stato chiamato a ricoprire l’incarico di Ministro per la Cooperazione internazionale e l’Integrazione nel governo tecnico del prof. Mario Monti

Motivazioni della scelta

Il professor Andrea Riccardi, nel suo grande impegno al servizio degli ultimi, nel sostegno profuso in favore della pace e della fratellanza tra le genti, incarna a pieno l’ideale di eroe moderno e contemporaneo. I valori di umanità, solidarietà e integrazione, sulle quali si basa la nostra appartenenza europea, grazie al lavoro svolto da Andrea Riccardi trovano conferma e rinnovamento anche nei momenti più incerti e bui della storia recente.

Classe 2B e Biblioteca comunale di Trevi

Vittorio Arrigoni

É nato a Besanza in Brianza. É figlio di Egidia e Ettore Arrigoni, fratello minore di Alessandra, assistente sociale. Suo padre morì nel dicembre 2011 a causa di una lunga malattia. Vittorio, dopo il diploma di ragioneria, lavorò nell’azienda di famiglia e si dedicò anche all’aiuto umanitario. Iniziò le sue attività di cooperazione umanitaria a 20 anni nell’Europa dell’Est, proseguì in Russia, in Croazia, in Estonia, in Ucraina, in Repubblica Ceca, in Polonia, in Perù e in molti altri paesi. Operò anche nella ristrutturazione di strutture sanitarie, nella manutenzione di alloggi per disabili o senzatetto e nell’edificazione di nuove case per i profughi di guerra. Lavorò anche in Africa, con una cooperativa impegnata contro il disboscamento delle foreste del Kilimangiaro. Nel 2002 venne inviato a Gerusalemme Est e a Nablus; nel 2003 collaborò con l’organizzazione del politico francese José Bové. Nel 2005 venne inserito, a sua insaputa, nella lista nera delle persone non gradite ad Israele. Il 26 marzo 2005 venne fermato all’ ingresso, alla frontiera con la Giordania. In seguito fu picchiato da militari israeliani, venne abbandonato in un territorio giordano e soccorso da militari giordani. Nel 2006 partecipò alle prime elezioni libere della Repubblica Democratica Del Congo come osservatore internazionale dell'Onu con l'Associazione Beati i Costruttori di Pace. Nel settembre del 2007 partì in missione in Libano e presso il campo rifugiati di Beddawi lavorò all’ampliamento della clinica locale. Dopo essere stato espulso da Israele, passò via mare e andò a vivere a Gaza. Nel 2008 al suo arrivo ricevette la cittadinanza palestinese. Nel novembre del 2008 fu ferito, incarcerato e espulso dall’esercito israeliano perché aveva difeso 15 pescatori palestinesi, che cercavano di pescare nelle proprie acque territoriali. La sera del 14 aprile 2011 venne rapito da un gruppo terrorista. A riprova di ciò esiste un video in cui si vede Arrigoni bendato e legato. I rapitori accusarono l’Italia di essere uno stato infedele e l’attivista di essere entrato a Gaza per diffondere la corruzione. In seguito fu lanciato un ultimatum che lo avrebbero ucciso il pomeriggio seguente. In cambio della sua liberazione chiesero la scarcerazione del loro leader e di alcuni militanti jihadisti. Il giorno successivo il corpo senza vita di Vittorio fu rinvenuto presso un’abitazione di Gaza. Si presume che la morte sia avvenuta tra il 14 e il 15 aprile.

Motivazione della scelta

Abbiamo scelto come giusto Vittorio Arrigoni perché ci ha colpito il suo senso di altruismo e di umanità, nonostante la giovane età. Rinunciò a tutto per aiutare il prossimo, andando in vari paesi dell’Europa e mettendo a rischio la propria vita.

Classe 3B e Terziere Matiggia

WALTER TOBAGI

Walter Tobagi nacque il 18 marzo 1947 a San Brizio, una piccola frazione del comune di Spoleto, ma frequentò la gran parte degli studi a Milano, dove i suoi genitori si erano trasferiti per lavoro. Cominciò a occuparsi di giornali al ginnasio, come redattore della «Zanzara», il giornale del liceo Parini. Dopo il diploma, cominciò una collaborazione con alcuni quotidiani, tra cui “L’Avvenire”. Nei suoi primi anni da giornalista si occupava di tutto ma amava trattare particolarmente la politica e i temi sociali, quali il movimento sindacale o la condizione di lavoro nelle fabbriche. Dopo un lungo praticantato, approdò al “Corriere della Sera”, dove poté esprimere pienamente le sue potenzialità di inviato sul fronte del terrorismo e di cronista politico e sindacale. Seguì, infatti, tutte le intricate cronache legate alle bombe di piazza Fontana, le indagini sulla morte dell’editore militante Giangiacomo Feltrinelli, e le prime iniziative militari delle Brigate rosse. Tobagi raccontò all’Italia gli anni di piombo, documentando con grande attenzione gli scontri che avvenivano quasi ogni giorno nelle città. Nei suoi articoli, cercò di mantenere il più possibile una linea neutrale, e di raccontare gli avvenimenti per come erano avvenuti, senza esprimere un giudizio politico. La sua passione per la verità e per la giustizia, però, gli costarono la vita. Alle ore 11 del mattino del 28 maggio 1980 Tobagi venne raggiunto da cinque colpi di pistola sparati in pieno centro a Milano.

MOTIVAZIONE DELLA SCELTA

La sua vita si interruppe in quel tragico giorno, ma la sua tenacia, il suo grande coraggio nell’affrontare argomenti tanto importanti, pur sapendo di correre grossi rischi, devono essere un esempio per tutti noi. Walter Tobagi era un giusto, nel senso più puro del termine; ci ha insegnato che solo coltivando il valore della libertà di pensiero e non abbassando mai la testa di fronte alla violenza possiamo sperare di costruire un mondo migliore.

CLASSE 1C e G.I.G.

Reginald e Margaret Green

Il 29 settembre 1994 Reginald e Margaret Green, in Italia con i loro bambini Nicholas di sette anni ed Eleanor di dieci, viaggiavano in macchina quando dei rapinatori, scambiando la loro auto per quella di un gioielliere, esplosero dei colpi di fucile; Nicholas, mentre dormiva, fu raggiunto alla testa. Trasportato immediatamente all' ospedale, i medici tentarono di salvarlo ma entrò in coma e morì il 1 ottobre.

I Green decisero di donare gli organi del loro bambino e sette persone tornarono a vivere.

Il 9 novembre 1994 il Presidente della Repubblica Scalfaro ricevette al Quirinale i coniugi Green e conferì loro la Medaglia d’oro al merito civile.

Dopo la tragedia, i coniugi Green sono tornati nel nostro Paese oltre quaranta volte senza mai rivolgere nessuna accusa all’Italia o agli Italiani. Sono intervenuti all’inaugurazione di 127 luoghi dedicati al piccolo Nicholas, piazze, scuole, parchi, strade e vicino alla loro casa, in California, hanno fatto costruire una grande torre campanaria, Children's bell tower. Vi sono state appese molte campane e la più grande, donata dalla fonderia Marinelli, reca incisi i nomi delle persone che hanno ricevuto gli organi di Nicholas.

Il gesto dei Green ha aumentato in modo sensibile il numero delle donazioni in Italia e grazie agli sforzi organizzativi del sistema sanitario e ai progressi scientifici, la rete delle donazioni e dei trapianti in Italia ha raggiunto, in circa 20 anni, livelli di eccellenza ed è ora tra le prime in Europa.

MOTIVAZIONE DELLA SCELTA

Abbiamo scelto di inserire nel Giardino dei Giusti Reginald e Margaret Green perché hanno trovato il coraggio di andare oltre la loro tragedia personale, mostrando altruismo e profondo senso civico. Il loro atto ha messo in moto la parte migliore del nostro Paese che li ha abbracciati e li ha sostenuti in tutte le iniziative nel nome di Nicholas.

CLASSE 2C e Avis Comunale Trevi

Vittorio Formentano

Vittorio Formentano nasce a Firenze il 31 ottobre 1895. Laureatosi brillantemente in medicina, diviene un apprezzato ematologo. Una notte di novembre del 1926, viene svegliato dal telefono: un suo collega, ginecologo, gli chiede di correre subito a casa di una donna diventata madre da poco, che rischia di morire per un’emorragia. I fratelli della donna e alcuni parenti si offrono di donarle sangue. Nessuno però ha un gruppo sanguigno compatibile e la donna muore poche ore dopo. Non abbraccerà mai il figlio che ha dato alla luce. Il Dottor Formentano quella notte torna a casa amareggiato e deluso. Si chiede continuamente come sia possibile che non si possa convincere persone sane a donare una parte del loro sangue per aiutare i fratelli che ne hanno bisogno. La mattina seguente, allora, decide di inviare un appello a un giornale per chiedere ai lettori di donare sangue volontariamente, segretamente, disinteressatamente. Qualcuno, letto l’appello, lo considera matto; altri dimostrano di non capire la profondità della richiesta. Ciononostante, due giorni dopo si presenta un agente di commercio che si dice pronto a donare; lo segue un’altra persona nel pomeriggio e poi un’altra e un’altra ancora. Nel giro di qualche mese i donatori diventano così numerosi che il dottor Formentano può fondare a Milano l’Associazione Volontari Italiani del Sangue (Avis). Da lì in poi, l’Avis si espanderà in tutta Italia e costituirà una delle associazioni di volontariato più attive e più utili sul nostro territorio. Grazie all’intuizione del suo fondatore, oggi essa conta oltre un milione di donatori attivi in Italia.

Motivazione della scelta

Per la lungimiranza del suo gesto, per l’attenzione verso il prossimo, e per aver contribuito al salvataggio di tantissime vite umane, riteniamo che Vittorio Formentano meriti di essere considerato un “Giusto”. Egli infatti ci ha insegnato che un nostro piccolo gesto, quale quello della donazione del sangue, può essere fondamentale per la vita di qualcun altro e anche di tutte le persone che lo circondano. In oltre novant’anni di attività, le sacche di sangue dei volontari Avis sono riuscite a donare serenità e speranza a migliaia di famiglie italiane. Riteniamo, pertanto, un grande onore poter ospitare il nome di Vittorio Formentano nel Giardino dei Giusti della nostra città.

CLASSE 3C e Terziere del Castello

ENRICO ANGELINI

Enrico Angelini era un partigiano folignate che qualche anno fa, nel 2015, si è reso protagonista di un gesto simbolico e significativo che ha valicato i confini dell’Italia: è tornato a Radicosa, uno dei luoghi simbolo della Resistenza umbra, per cancellare la svastica che era stata incisa sulla targa commemorativa della cascina, sede della V Brigata partigiana Garibaldi e porre una rosa in ricordo dei caduti.

Nato nel 1925 e morto recentemente, nel novembre scorso, a 19 anni partì da Foligno per unirsi ai partigiani di Raticosa, una zona strategica sulle montagne fra Foligno e Trevi, un nascondiglio ideale.

Il 3 febbraio 1944 scampò al rastrellamento nazista che portò alla cattura di 24 giovani partigiani, condotti nei campi di concentramento da cui non avrebbero fatto ritorno.

Nelle sue parole, rivolte ai ragazzi che incontrava nelle scuole, c’è il ricordo di una gioventù non vissuta, di un tempo in cui non era possibile fare errori, della guerra civile che lacerava il nostro Paese, della libertà da riconquistare.

MOTIVAZIONE DELLA SCELTA

Abbiamo scelto come Giusto il partigiano Enrico Angelini perché il suo esempio di coraggio, di impegno e di coerenza è una lezione di vita soprattutto per le giovani generazioni, alle quali ha voluto garantire e regalare la memoria del passato.

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L'autore/L'autrice

Nerina Marzano

Nerina Marzano
docente scuola secondaria I grado
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Giardino di Trevi