Senza verità non c'è memoria

di Mauro Matteucci, 21 gennaio 2020

Senza verità non c’è memoria

All’improvviso eravamo stati gettati nella zona grigia dell’indifferenza: una nebbia, un’ovatta che ti avvolge dapprima morbidamente per poi paralizzarti nella sua invincibile tenaglia. Un’indifferenza che è più violenta di ogni violenza, perché misteriosa, ambigua, mai dichiarata: un nemico che ti colpisce senza che tu riesca mai a scorgerlo distintamente. Liliana Segre


Parlare oggi di Giornata della memoria, se non addirittura celebrarla, può essere mistificante se non si fa un serio esame, se non si guarda in faccia la Medusa di una società, quella italiana che troppi si affrettano a definire irriconoscibile. Invece bisogna andare a esplorare i buchi neri della memoria, che per troppo tempo abbiamo voluto ignorare e che oggi sembrano risucchiare una società che definivamo, secondo le diverse sensibilità: democratica, cristiana, evoluta. E’ senz’altro rassicurante, ma altrettanto ipocrita, affermare che non la riconosciamo più o ricercare sottili giustificazioni per tranquillizzarci!

Solo nel terribile 2019 appena finito, non si contano gli episodi di una società imbarbarita e, diciamolo con tutta sincerità, razzista. Ci saremmo mai aspettati che un ministro della Repubblica – fondata sulla Costituzione nata dalla Resistenza – chiudesse i porti ai disperati provenienti da Paesi in guerra, poverissimi o dominati da feroci dittature? Oppure che la giovanissima Carola Rackete – colpevole di aver cercato di salvare quei disperati - venisse insultata dallo stesso ministro e da una folla inferocita? Chi avrebbe pensato che la senatrice Liliana Segre – ebrea sopravvissuta all’inferno di Auschwitz Birkenau – fosse insultata e minacciata sui social fino a doverla proteggere con la scorta, senza considerare che una parte consistente del Senato non ha votato la sua mozione per una Commissione contro l’odio, il razzismo, l’antisemitismo? Il coraggio etico di scegliere il Bene contro il Male, è ormai stigmatizzato come buonismo e fatto oggetto di offese da condividere!

Purtroppo si è assistito per troppi anni, aldilà della retorica antifascista, a una generale operazione di rimozione, così persiste il falso mito degli italiani brava gente (cancellando i massacri, i lager, le violenze nelle colonie), si ignora volutamente l’appoggio al regime fascista di ampi strati della popolazione, di cui oggi paghiamo le conseguenze con il diffondersi quotidiano di un razzismo e di un neofascismo del tutto impuniti. In Italia non c’è stato solo il razzismo degli “scienziati” firmatari del Manifesto della razza del 1938, ma un razzismo più istintivo, meno elaborato, misto di odio e di indifferenza, negatore dell’uguaglianza umana. Il discrimine oggi è proprio tra umanità e disumanità, perciò si attinge a piene mani nell’ideologia che ha il suo fondamento nella negazione dell’umano, quella fascista il cui sistema una grande figura di sacerdote e di maestro, don Lorenzo Milani – emarginato dalla sua Chiesa e condannato da un tribunale dello Stato – ha definito: Negazione di ogni valore morale, di ogni libertà se non per i ricchi e per i malvagi. Negazione d’ogni giustizia e d’ogni religione. Propaganda dell’odio e sterminio d’ innocenti. Fra gli altri lo sterminio degli ebrei (la Patria del Signore dispersa nel mondo e sofferente).

Non si può fare memoria senza fare verità nella nostra storia.

Mauro Matteucci – Centro “don Lorenzo Milani” di Pistoia, Giardino dei Giusti di Pistoia

Commenti

Salvatore PennisiSenza verità non c’è memoria di Salvatore Pennisi 22 gennaio 2020

Sono perfettamente d’accordo. Si tratta di un problema di autenticità. Troppo facile piangersi addosso per un evento sul quale ormai si allunga l’ombra della commemorazione rituale a cui non fa riscontro una seria volontà di prevenire quei mali che sono alla radice del genocidio: odio, indifferenza, razzismo. Nei miei incontri con gli studenti ripeto spesso il concetto che si fa memoria non solo nella giornata del 27 gennaio, ma per 365 giorni all’anno. Il che vuol dire che è necessario fare i conti con i mali che affliggono la nostra convivenza civile, che sono gli stessi mali che nel passato hanno portato ineluttabilmente alla catastrofe

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Mauro Matteucci

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