6 marzo 2021 - #iostoconigiusti - Trevi

di Nerina Marzano, 6 marzo 2021

Giornata dei Giusti

6 marzo 2021. Nonostante la Dad ci costringa a casa, non ci siamo persi d'animo e il Giardino dei Giusti di Trevi si è arricchito di altre due importanti figure, Susanna Aimo e Padre Ruffino Niccacci.

CLASSE 1A SC.SEC. I GRADO TREVI (PG) ADOTTA SUSANNA AIMO.

La scoperta della figura di Susanna Aimo nasce grazie al Progetto Continuità che gli studenti della classe 1A della sc.sec. di I grado di Trevi (PG) stanno affrontando in questo anno di pandemia, in Dad, insieme a quelli della classe 5A e 5B della scuola primaria, tempo normale, dell’Istituto Comprensivo “T. Valenti” di Trevi (PG).

L’insegnante di Lettere, dopo la lettura del libro Fino a quando la mia stella brillerà, scritto a quattro mani da Liliana Segre e Daniela Palumbo per la Casa Editrice Pickwick, ha assegnato l’elaborazione di questo testo: IMMAGINA DI ESSERE SUSANNA AIMO E DI RACCONTARE LA SUA STORIA.

Ne è nata la storia di Susanna Aimo vista con gli occhi di un adolescente di 11 anni. Ve la proponiamo.

Eccomi qua, venuta dal Piemonte, davanti a questo portone. Una volta entrata diventerà quello di casa mia.

Questo ricordo mi viene in mente se penso alla prima volta in casa Segre.

Salgo le scale e conosco la persona con cui lavorerò per i prossimi 80 anni, la signora Olga. Era molto giovane, circa la mia età all’epoca, più o meno 17 anni.

Diventammo presto amiche. Ci confidavamo i segreti e le verità chiuse dentro di noi che non avremmo mai voluto dire fino a quel momento.

Ricordo la nascita di Alberto, il figlio di Olga e di suo marito Pippo e come dimenticare lei, Liliana!!!

Sua mamma, nonché moglie di Alberto, era morta quando la bambina aveva pochi anni.

La piccolina era una vera peste. Quando scalava gli scaffali al negozio di tessuti di famiglia la rimproveravo, ma non serviva. Non scorderò mai quando io e Olga ogni giovedì preparavamo i dolci per le sue amiche e Liliana, di nascosto, prendeva una fetta di dolce. Tutte le signore credevano che fosse stato un topo, ma io e Olga sapevamo che il topo si chiamava Liliana.

Nel 1938 vennero introdotte le leggi razziali e io non sarei più potuta rimanere con la mia “famiglia”. Col tempo tutti iniziarono a odiare gli Ebrei, diventati cittadini di serie C. No! Non potevo lasciarli e sono rimasta lì come ospite anche se svolgevo il mio solito lavoro. Mi è sembrato davvero “sbagliato” odiare delle persone solo per la loro razza, mentre ho ritenuto “giusto” stare loro accanto e aiutare queste povere persone macchiate di un crimine non commesso. Liliana non potè più andare a scuola. Tutti ci dicevano di andarcene, ma noi rifiutammo, pensando che tutto si sarebbe risolto. Così non è stato.

A Milano iniziarono i bombardamenti e ci rifugiammo a Inverigo.

Anche lì tanti “giusti” ci aiutarono, soprattutto per mettere in salvo Liliana, che per Alberto contava più di ogni cosa.

Ad un certo punto ai Segre procurarono documenti falsi, così Liliana e suo padre sarebbero potuti scappare in Svizzera.

Partirono.

Da lì in poi non li rividi per molto tempo...

Olga e Pippo vennero deportati. Li ho accompagnati fino al camion pieno di prigionieri ebrei. Li ho dovuti abbandonare al loro destino, nonostante non volessi questo. Se fossi rimasta lì, mi avrebbero arrestata.

Ormai avevo capito che Liliana e Alberto erano stati portati ad Auschwitz. Così presi tutti gli oggetti di valore e gli album di famiglia e li nascosi per paura delle razzie fasciste.

Aspettavo Liliana, non dubitavo del suo ritorno e i giorni belli mi facevano forza.

Era davvero una ragazza forte!

Continuai a svolgere il mio lavoro curando la casa per tanti anni, senza mai pretendere nulla.

Fin quando un giorno Liliana tornò. Le raccontai tutto!!!

Le restituii le cose di valore che avevo conservato nel tempo. Lei e suo zio Amedeo mi restituirono tutto quello che mi spettava per i tanti anni di servizio in casa loro. Io non avrei voluto nulla. Furono generosi con me. Rividi Liliana altre volte. La ragazza sognava pure di venire a vivere con me dopo il Liceo.

Unico mio rammarico?

Non sono mai riuscita a salvare nessuno delle persone che ho amato.

Motivazione della scelta

Susanna Aimo ha conservato “la memoria” di Liliana, salvando gli album fotografici e i gioielli della sua famiglia dalle razzie dei fascisti. Grazie a questo gesto, Liliana Segre, tornata da Auschwitz, potrà curare le ferite della sua anima. Fervente cattolica, esempio di umanità, di coraggio e di generosità, Susanna Aimo ha messo a repentaglio la propria vita e ha aiutato la famiglia Segre che considerava come fosse sua. Nonostante non sia riuscita a salvare nessuno di quelli che amava, merita un posto tra i Giusti della Storia per le sue azioni.



CLASSI 3^a-3^b-3^c Sc.sec.I grado Trevi

Padre Rufino Niccacci

Padre Rufino Niccacci nacque nel 1911 a Deruta e a 32 anni assunse il ruolo di padre guardiano della comunità dei frati minori ad Assisi.

A quell’epoca infuriava la guerra e dovette ingegnarsi parecchio per procurare il cibo ai suoi confratelli. La situazione si aggravò quando il territorio italiano divenne teatro della guerra civile.

Molte persone decisero di abbandonare le proprie abitazioni per fuggire dalle persecuzioni e dai bombardamenti e fu proprio in quel periodo che Assisi vide raddoppiare il numero di abitanti.

La maggior parte degli ebrei e dei profughi si rifugiò nei conventi locali e il Padre guardiano di San Damiano affidò il compito di occuparsi di loro a Padre Rufino Niccacci. Questi era un uomo robusto, dai tratti marcati, gioviale e di grande magniloquenza, instancabile di fronte agli incarichi dei superiori, un uomo d’azione: avrebbe aiutato chiunque fosse in difficoltà anche a costo di mentire.

Procurò loro i viveri e si avvalse dell’aiuto di un tipografo per stampare dei documenti falsi che proteggessero la loro vera identità. Nonostante pochissimi fossero a conoscenza della loro presenza ad Assisi, le SS nutrivano dei sospetti, per cui decisero di svolgere dei controlli nel convento. Alcuni ospiti vennero catturati, mentre altri si salvarono nascondendosi nelle grotte sottostanti l’edificio religioso. Poco tempo dopo Padre Rufino Niccacci venne arrestato, per essere poi rilasciato per carenza di prove.

In una lettera scritta dal carcere a sua nipote, il frate dichiarava esplicitamente di voler continuare a lottare per difendere gli ideali messi a rischio da tutta quella violenza.

Il suo impegno eroico venne riconosciuto anche dall’ex presidente degli USA Ronald Reagan, che nel 1983, in occasione di un raduno di sopravvissuti all’Olocausto, ne elogiò il coraggio e la magnanimità.

Nel 1974 lo Yad Vashem, il Memoriale dell’Olocausto, conferì a Padre Niccacci il titolo di “Giusto tra le nazioni”, riconoscendone l’opera nella salvaguardia della popolazione semita durante la Shoah.

Dopo due anni morì in seguito ad un infarto e il suo desiderio di donare gli organi ed essere cremato non si realizzò. Ora le sue spoglie sono conservate a Deruta, nella tomba di famiglia.

MOTIVAZIONE DELLA SCELTA

Abbiamo scelto di adottare Padre Rufino Niccacci come giusto perché, vestendo gli abiti di “Francesco fra gli Ebrei”, ha onorato e rinnovato il messaggio rivoluzionario del poverello di Assisi.

Il testo è stato elaborato dalla classe 3^C

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L'autore/L'autrice

Nerina Marzano

Nerina Marzano
docente scuola secondaria I grado
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Giardino di Trevi