Giardino dei Giusti - Istituto Comprensivo Buttigliera Alta - Rosta (TO)

di Rachele Bernardi Gra, 25 marzo 2021

Giardini, Progetti didattici, Giornata dei Giusti

Il 5 marzo 2021, l’Istituto Comprensivo “Buttigliera Alta - Rosta” (TO), composto da tre scuole primarie e tre scuole secondarie per un totale di circa 1200 allievi, ha inaugurato all'interno dei propri plessi scolastici il Giardino dei Giusti, un giardino diffuso che ospita i primi cippi dedicati ai Giusti Irena Sendler e Giorgio Perlasca.

L’Istituzione del Giardino dei Giusti si inserisce all’interno del più ampio progetto “Le sentinelle della Memoria” approvato nel 2019 dalla Dirigente Scolastica D.ssa Maria Gabriella Parente in collaborazione con le Amministrazioni Comunali di Rosta e Buttigliera Alta, avente come obiettivo la creazione di un percorso di educazione alla memoria per celebrare in modo consapevole la Giornata della Memoria, fornendo esempi concreti di possibilità di reazione al totalitarismo attraverso le figure dei Giusti tra le Nazioni.


Come consigliato da Gariwo, è stato costituito il “Comitato per l'istituzione del Giardino dei Giusti – I.C. Buttigliera Alta-Rosta”: il comitato è composto da 14 membri, la Dirigente Scolastica D.ssa Maria Gabriella Parente, le Vice-Sindaco dei Comuni di Rosta e Buttigliera Alta D.sse Anna Versino e Laura Saccenti, i docenti Professori Barreca, Cogo, Farinella, Ferrero, Giaccone, Miglio, Pipitone, Scardaccione, Volontà e Zambelli, e la signora Bernardi Gra, promotrice del progetto “Le Sentinelle della Memoria”.


Il giardino diffuso è strutturato in tre singoli giardini:

E’ stata inoltre realizzata dal book-artist torinese Nicolò Santoro un’illustrazione grafica raffigurante il giardino che è stata affissa in tutti i plessi. Questa illustrazione vuole essere un simbolo, accanto ai Giusti Giorgio e Irena, sono stati disegnati i volti dell’Istituto Comprensivo, vi sono la Dirigente Scolastica, le insegnanti e gli allievi e ancora i Sindaci e le Vice-Sindaco, il messaggio traspare: Giorgio e Irena vivono con noi, continuano ad essere presenti attraverso il loro insegnamento.


Giardino delle Scuole “Collodi” e “Levi Montalcini” di Rosta, intitolato a Giorgio Perlasca

L’inaugurazione ha visto la partecipazione attiva degli allievi delle classi elementari 5°A,5°B e 5°C e delle classi medie 3°L, 3°M, e 3°N con i loro rispettivi insegnanti, insieme alla Dirigente Scolastica, Dott.ssa Maria Gabriella Parente, ai Rappresentanti dell’Amministrazione Comunale in particolare il Sindaco Domenico Morabito e la Vice-Sindaco Anna Versino, alle Forze dell’Ordine in particolare il Comandante di Sezione della Compagnia dei Carabinieri di Rivoli e agli Ufficiali dell’Esercito Corpo degli Alpini Sezione di Rivoli, alle Associazioni Locali quali l’A.N.P.I, l’A.N.A, l’Avis, l’Aido e la Protezione Civile, e alla signora Rachele Bernardi Gra.

Durante la cerimonia, Daniela Allasio, figlia di Ottavio Allasio, l’ultimo deportato civile della Val di Susa ancora in vita, ha tenuto una preziosa testimonianza raccontando la vita del padre, narrata nel libro “Sognando di Volare”, scritto dalla nipote Giorgia Bellone.

Le vicende di Giorgio Perlasca ci portano lontano, a Budapest, ma non dobbiamo dimenticare quanto la persecuzione nazifascista abbia colpito duramente l’Italia e in particolare le nostre valli piemontesi.


Gli alunni delle classi quinte hanno intonato la Canzone “Gam Gam” e, dopo gli interventi della Dirigente Scolastica e delle Autorità, hanno raccontato la straordinaria storia di Giorgio Perlasca evocando la figura dei Giusti tra le Nazioni partendo dal racconto della trazione ebraica: “esistono sempre al mondo 36 Giusti, nessuno sa chi sono e nemmeno loro sanno d’esserlo ma quando il male sembra prevalere escono allo scoperto e si prendono i destini del mondo sulle loro spalle e questo è uno dei motivi perché Dio non distrugge il mondo. Finito questo periodo hanno la capacità e l’umiltà di tornare tranquillamente alla vita normale di tutti i giorni, non raccontando nulla di quanto fatto, per un semplice motivo: ritengono d’aver fatto solo il proprio dovere di uomini, nulla di più e nulla di meno”.


L’ulivo presente nel Giardino è stato decorato con alcune riflessioni nate dagli allievi delle classi quinte, ne riportiamo alcune:


“Quando ti dicono: “non dire bugie”… ma certe bugie vanno dette…”


“Secondo me Giorgio Perlasca non era un “giusto”, ma era la reincarnazione di un Dio sceso sulla terra per salvare gli ebrei.”


“Giorgio Perlasca è un pezzo di cuore, come gli altri 36 giusti che, uniti, formano un cuore unico e prezioso, che non si trova facilmente.”


“Per fare questo ci vuole coraggio, amore per la vita e una forte delicatezza verso la vulnerabilità di quei ragazzi persi in un mare d'odio. Giorgio Perlasca è uno come pochi, uno di quegli uomini che oramai non nascono più, uomini con una tale umiltà, educati all'amore per le possibilità offerte, per la vita, un sensibile cerchio che i giusti si prendono il compito di illuminare con calde luci e, anche se sono poche, fanno la differenza.”


“Caro Giorgio Perlasca, hai avuto un bel coraggio a salvare più di 5000 ebrei ungheresi, non avevi paura che i nazisti ti spedissero in un campo di concentramento? La cosa che mi ha colpito di più della tua storia è: tutto! Credo che tu sia fiero di aver salvato tutte quelle persone, ora sei famoso, sei un GIUSTO TRA LE NAZIONI, a scuola avremo un albero a te dedicato come a YAD VASHEM. Ci vediamo in paradiso (sempre se ci arrivo...). Sei un uomo esemplare.”


“Egregio Signor Perlasca, Le scriviamo per dirLe che Lei è una persona magnifica, da cui prendere esempio. Vorremmo essere come Lei. Le gesta che ha fatto Le fanno onore, il coraggio che ha avuto scalda il cuore, le azioni di modestia che ha compiuto Le apriranno le vie più limpide e bianche del Paradiso. Con il suo eroico gesto ha salvato una generazione e questa bella azione è stata riconosciuta dallo Yad Vashem. É stato un uomo che ha dimostrato di aver fedeltà verso la Pace e che ci si può opporre e dire “NO” alle ingiustizie. Faremo di tutto per far conoscere la sua storia poiché di uomini come Lei ne esistono pochi, non abbiamo mai conosciuto una persona così eroica. L’ammirazione che abbiamo per Lei è molto più intensa delle parole scritte in questa lettera, ma vogliamo ugualmente ringraziarla dal più profondo del cuore.”


Gli allievi delle classi 3°L, 3°M, e 3°N della Scuola Secondaria “Levi-Montalcini”di Rosta hanno realizzato alcuni preziosi cartelloni con il professor Gabriele Pedrazzo e hanno messo in scena un’emozionante ed evocativa performance teatrale, su elegante testo e sceneggiatura della Professoressa Laura Barreca, figlio delle riflessioni dei ragazzi e delle immagini che hanno loro suscitato maggiore curiosità ed emozione. Partendo dai preziosi doni della Famiglia Lang, i ragazzi ci hanno preso per mano e portato con il cuore a Budapest, sulle rive del Danubio.


Caro Giorgio, una tazza, un cucchiaino e una medaglia sono stati i tre oggetti che hai conservato con più cura nella tua vita.

E, come dice tuo figlio Franco Perlasca, nonostante le tante onorificenze che hai ricevuto in Israele, in Ungheria, Spagna, Stati Uniti…il premio cui tenevi di più era una dedica semplice, scritta da dei ragazzi come noi, di una scuola media.

Ed è la stessa che oggi noi vogliamo lasciarti. Perché, caro Giorgio, il tuo per noi sarà per sempre un esempio. E quelle scarpe vuote invece un’ammonizione per qualcosa che non dovrà ripetersi: simbolo di ciò che non deve essere, dell’abbandono, della paura. Dell’indifferenza.

Sai Giorgio, in questo anno difficile, in cui improvvisamente tutto si è fermato per ragioni più grandi di noi, noi abbiamo capito che fermi proprio non vogliamo stare. Non vogliamo essere indifferenti, girarci dall’altra parte quando qualcosa non va. Siamo pronti a darci a vicenda supporto, aiuto, protezione… perché anche noi vogliamo essere giusti, specialmente quando tutto intorno a noi sembra non andare proprio nel verso… giusto.

Noi nel nostro piccolo, con resilienza, in questo speciale venerdì di marzo, parlando di te, della tua storia di coraggio, di voce fuori dal coro, ci prendiamo la mano, ci guardiamo negli occhi con tutti voi, bambini, compagni, maestre, professori, dirigenti, genitori… e diciamo a gran voce che vogliamo assomigliarti. Non è con tristezza che raccontiamo la tua storia, ma con orgoglio.

Guarderemo questo cippo a te dedicato e sarai ogni giorno di ispirazione, sarà un vaccino contro il virus dell’odio.

Perché sai, i nostri libri di storia ci ricordano ogni giorno i volti di chi ha seminato il male… ma noi abbiamo voglia di vedere i lineamenti sereni, un profilo di speranza e il sorriso di un giusto al quale vorremmo assomigliare.

Parleremo di te ai nostri amici, ai nostri fratelli, alle nostre mamme e ai nostri papà e saremo sentinelle, non solo della memoria, ma nel presente, nella nostra quotidianità.

Ma soprattutto vogliamo dirti che guarderemo questo giardino ogni volta che saremo faccia a faccia con le nostre paure, quando forse toccherà a noi uscire dal coro, per essere giusti.

Perché come ci hai insegnato tu, ciascuno ha il dovere di dare il meglio di sé. E per farlo dobbiamo avere fiducia, l’uno nell’altro e credere che ciascuno di noi può fare davvero la differenza.

Giardino delle Scuole “Collodi” e “Jaquerio” di Ferriera e delle Scuole “Brizio” e “Jaquerio” di Buttigliera Alta, intitolato a Irena Sendler

L’inaugurazione ha visto la partecipazione attiva delle classi quinte delle scuole elementari e le classi terze delle scuole medie con le loro rispettive insegnanti, insieme alla Dirigente Scolastica, Dott.ssa Maria Gabriella Parente, ai Rappresentanti dell’Amministrazione Comunale in particolare il Sindaco Alfredo Cimarella e la Vice-Sindaco Laura Versino, alla Signora Amalia Neirotti del Comitato Resistenza Colle del Lys, al Comitato Libera Bassa Val di Susa, alle Forze dell’Ordine, e alle Associazioni Locali tra cui ricordiamo l’A.N.P.I e l’A.N.A. e alla signora Rachele Bernardi Gra.

Durante la cerimonia, Daniela Allasio, figlia di Ottavio Allasio, l’ultimo deportato civile della Val di Susa ancora in vita, ha tenuto una preziosa testimonianza raccontando la vita del padre, narrata nel libro “Sognando di Volare”, scritto dalla nipote Giorgia Bellone.

Le vicende di Irena Sendler ci portano lontano, a Varsavia, ma non dobbiamo dimenticare quanto la persecuzione nazifascista abbia colpito duramente l’Italia e in particolare le nostre valli piemontesi.


Gli alunni delle classi quinte della scuola primaria e delle classi terze della scuola secondaria hanno intonato l’inno europeo e l’inno italiano e, dopo l’intervento della dirigente e delle autorità, hanno raccontato la storia di Irena Sendler, una giovane donna che decise di rischiare ripetutamente la propria vita per cercare di mettere in salvo il maggior numero possibile di bambini ebrei in una Varsavia stretta nella morsa del nazismo, riuscì a salvarne 2500 dal ghetto della città.


Gli alunni hanno ricordato il suo coraggio attraverso tre oggetti simbolici che accompagnarono la vicenda di Irena e che sono stati deposti nel corso della cerimonia vicino alla targa commemorativa che riporta il nome dell’infermiera polacca. Il primo simbolo è stato proprio il cappello da infermiera, a memoria dell’impegno professionale della donna; poi un sacco di iuta ha ricordato uno dei modi in cui Irena nascondeva i bambini per farli uscire dal ghetto; infine gli alunni hanno deposto ai piedi della targa tanti vasetti di vetro, dentro i quali hanno raccolto alcune loro riflessioni insieme a frasi celebri di Irena Sendler, ne riportiamo alcune:


“Irena ha un cuore grande perché, nonostante le torture subite, ha avuto il coraggio di continuare ad aiutare gli altri.”


“Irena aveva un cuore grande perché rischiava la vita per salvare i bambini ebrei e quindi ha sempre pensato prima agli altri e poi a se stessa.”


“Irena aveva un cuore grande perché desiderava ricongiungere ogni bambino alla propria famiglia, restituendo loro ciò che avevano perso.”


“Irena aveva un cuore grande perché decise di andare oltre preservando l’identità dei bambini, custodendo le loro radici.”


“Irena era una persona con un cuore grande perché aveva un ottimo talento organizzativo e ha messo questa sua capacità al servizio dei più deboli.”


L’infermiera polacca conservò infatti i nomi dei bambini salvati all’interno di un vaso di vetro, interrato sotto un melo del giardino, con la speranza di farli ricongiungere con i genitori alla fine della guerra. Vicino alla targa commemorativa sono stati posti due ritratti dell’infermiera polacca realizzati da due alunne di terza media.

La cerimonia si è chiusa con i canti “Evenu Shalom Alejem” e “Pensa” di Fabrizio Moro.

Commenti

Mauro MatteucciI nuovi testimoni di Mauro Matteucci 28 marzo 2021

E' fondamentale in questo momento storico indicare ai giovani - i nuovi testimoni - nobilissimi esempi di coraggio etico. Mentre una gravissima regressione etica e culturale pervade la nostra società, solo indicando ai giovani chi ebbe la forza di opporsi al Male trionfante, potremo consegnare loro una società dove l'umanità non cede alla disumanità!

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