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Anna Frank è del Leonardo e tutti noi siamo Anna Frank

di Antonella Maucioni

La solita frase, scritta stavolta da mani incerte e frettolose, campeggia oggi su un cartellone pubblicitario proprio davanti alla nostra scuola: “ Lo sai che Anna Frank è del Da Vinci?” .

Di volta in volta questa adolescente dal volto sorridente e dallo sguardo vivido e intelligente, travolta e stroncata da eventi tragici tanto più grandi di lei e diventata simbolo del dolore, dell’annientamento dell’altro, del genocidio, diviene per opera degli ignoranti razzisti di turno “di qualcuno”. Come se affermare che una ragazza vittima della Shoah appartiene a una scuola, a una squadra, a un quartiere fosse una forma di spregio e dileggio di quell’Istituto, di quella squadra, di quel quartiere.

È solo, invece, ignoranza e barbarie. Niente altro che questo, che lascia però in bocca l’amaro sapore della violenza.

Da molti anni la nostra scuola, insieme a tante altre, si occupa di Memoria testimoniando con l’impegno quotidiano quanto sia necessario far conoscere la Shoah come nodo irrinunciabile della storia del ‘900 e fornire su questa immane tragedia una visione critica ai nostri studenti per aiutarli a comprendere quale era esattamente il progetto che il nazifascismo aveva in mente, quale era l’idea del mondo che esso proponeva. Era un progetto terribile e mostruoso che intendeva cancellare gli oppositori politici, i comunisti, gli zingari, gli omosessuali, i malati di mente e gli ebrei colpevoli solo di esistere. La Shoah diviene così un paradigma dell’annientamento dell’altro e del diverso, e conoscerla significa, oltre che sapere quello che è avvenuto nei campi della morte, divenire consapevoli che certe situazioni possono ripetersi, forse non nello stesso modo, ma con risultati altrettanto devastanti. 

Per tutte queste ragioni, oggi come comunità educativa del Leonardo siamo colpiti e addolorati da quanto è accaduto: il nome di una vittima come Anna Frank è stato ancora una volta vilipeso e con Lei siamo stati offesi tutti noi, tutto il nostro Istituto. Nessun atto di “goliardia”, ma solo tanta aberrante ignoranza e violenza all’origine di un gesto che riesce difficile da definire tante sono le sue connotazioni negative: volgare, orribile, discriminante, razzista … Ma non per quel che c’è scritto: saremmo infatti ben felici di avere Anna Frank tra i nostri studenti e il pensare che lei potrebbe scegliere di frequentare la nostra scuola è per noi un grande riconoscimento del nostro impegno e al contempo un grande onore. È invece l’uso strumentale di un nome, di un volto come segno di violenza e di offesa verso qualcuno che si riconosce come diverso a colpirci e offenderci: c’è il desiderio in quella frase di rimarcare un noi e un voi, di distinguere chi è nella normalità (chissà quale poi?) e chi è invece diverso. È in questa idea di presunta normalità che si annidano i mostri passati e presenti: noi vogliamo rispondere a quella scritta dicendo che siamo tutti diversi e questa nostra diversità è la nostra ricchezza.
Perciò è proprio vero: Anna Frank è del Leonardo e tutti noi siamo Anna Frank.

Non ci avete fatto nulla con quella scritta se non rafforzarci nella nostra responsabilità di testimoniare la civiltà continuando, e se possibile accrescendo, il nostro impegno per la Memoria, consapevoli che ciò di cui ci stiamo occupando non perché lontano nel tempo è lontano dalle nostre coscienze. Corre soltanto, come tutto ciò che non si vive nel presente, il rischio di essere avvolto dalle nebbie dell’ignoranza, della banalizzazione, della rimozione e di condurre così, in una china inarrestabile, ad atti orribili come quello di cui ci troviamo a discutere.

Noi abbiamo il coraggio di rispondere a un gesto di sconosciuti codardi, dettato dal clima di odio e di violenza che ci sta avvolgendo sempre più, dimostrando a tutti che un’altra strada, quella della responsabilità e dell’impegno, è possibile. La scritta resterà al suo posto perché la risposta a quella domanda che lo sciocco autore ha lasciato è che: sì, Anna Frank appartiene al Leonardo ed occupa un posto speciale nel cuore degli studenti e degli insegnanti. E noi sappiamo bene che lei appartiene alla nostra scuola perché è proprio il suo nome, insieme a quello di tante altre vittime della Shoah e di altri terribili momenti della storia, ad interrogarci quotidianamente sul bene e sul male e a ricordarci che è ora che dobbiamo scegliere e non dopo, quando è più semplice schierarsi rileggendo gli eventi e chiedendoci perfino come sia stato possibile che siano accaduti davvero. Eventi che, tuttavia, quando erano ancora terribili presagi, vivevamo con chiarezza ma da silenziosi e inerti testimoni.

Antonella Maucioni, Ambasciatrice di Gariwo

5 marzo 2019

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