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65 anni di diritti umani

la Convenzione sul genocidio e la Dichiarazione universale

Le Parti contraenti confermano che il genocidio, sia che venga commesso in tempo di pace sia che venga commesso in tempo di guerra, è un crimine di diritto internazionale che esse si impegnano a prevenire ed a punire”.

Si apre così la Convenzione per la prevenzione e la repressione del delitto di genocidio (nota come Genocide Convention), adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 9 dicembre 1948.

In occasione del 65esimo anniversario di questo storico documento, ideato da tre “giganti” dei diritti umani - Raphael Lemkin, Vespasian Pella e Henry Donnedieu de Vabres - il vice Segretario generale dell’ONU Jan Eliasson ha ribadito la necessità di non rimanere passivi davanti alle violenze. “Dobbiamo sempre lottare per i diritti umani, lo stato di diritto e la dignità”, ha dichiarato.

Adottata in risposta all’Olocausto e alle violenze della Seconda guerra mondiale, la Convenzione è oggi il simbolo dell’impegno a rendere effettiva la frase “mai più”, pronunciata in riferimento al crimine di genocidio. Oggi più di 140 Paesi ne fanno parte, impegnandosi a prevenire e punire ogni atto commesso “con l’intenzione di distruggere, in tutto o in parte, un gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso”.

“Dobbiamo rafforzare la capacità delle nostre istituzioni di rispondere in tempo e in modo efficace - ha dichiarato Adama Dieng, Special Advisor delle Nazioni Unite per la prevenzione dei genocidi - a potenziali conflitti e alle minacce di gravi violazioni dei diritti umani. Anche il migliore sistema di early warning si dimostrerà inutile se gli Stati non saranno in grado di attivarsi al manifestarsi dei primi segnali”.

Il richiamo all’attuale crisi nella Repubblica Centrafricana è immediato. Sebbene il Segretario generale dell’ONU Ban Ki Moon non abbia utilizzato espressamente il termine “genocidio” per riferirsi alle violenze in corso nel Paese, secondo Dieng è necessario considerare che “quando i civili sono deliberatamente presi di mira per la loro appartenenza a una particolare comunità o a un gruppo etnico, è evidente che la comunità internazionale si trova di fronte a un potenziale genocidio, se non addirittura a un genocidio già in atto”.

Ricorre invece il 10 dicembre il 65esimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, il primo documento nella storia dell’Umanità a fissare diritti fondamentali validi per tutti, e non solo per i cittadini di uno Stato.

Dal 1950 il 10 dicembre è stato dichiarato Giornata mondiale dei diritti umani. Per celebrare questa ricorrenza, ogni anno Oslo consegna il Premio Nobel per la pace e ogni 5 anni le Nazioni Unite scelgono il vincitore dello Human Rights Prize, istituito dall’Assemblea generale nel 1986 e assegnato per la prima volta a Manuel Bianchi, René Cassin, Albert Luthuli, Mehranguiz Manoutchehrian, Petr Emelyanovich Nedbailo ed Eleanor Roosevelt nel 1968.

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