Il 28 febbraio si è svolta la commemorazione del pogrom di Sumgait, una strage di armeni che nel 1988 segnò l'inizio del conflitto del Nagorno-Karabakh.
In questa regione ai confini tra Armenia e Azerbaigian si assiste oggi a un'escalation di violenza che sta aumentando il rischio di ripresa delle ostilità, già costate 3000 morti. Lo sottolinea un rapporto dell'International Crisis Group. Secondo il centro studi sono possibili "conseguenze regionali devastanti" se non si placheranno queste tensioni cresciute dopo il riavvicinamento tra Armenia e Turchia del 2009.
Il Console onorario della Repubblica d'Armenia in Italia Pietro Kuciukian è intervenuto per sottolineare l'importanza della pace nella regione, una pace costruita a partire dalla responsabilità dei singoli individui che possono opporsi alle politiche nazionaliste dei loro governi e alle persecuzioni delle persone di etnia diversa.
"A ventitre anni dai tragici eventi di Sumgait che hanno dato origine alla guerra tra il Nagorno Karabagh e l’Azerbaigian, il tema torna di attualità in seguito alle continue tensioni nell’area subcaucasica - ricorda il diplomatico.
[...] Si auspica che il gruppo Minsk, composto dai rappresentanti di Stati Uniti, Russia, Francia, possa raggiungere un risultato concreto nelle trattative di pace , ponendo fine alla situazione di tensione delle frontiere tra il Nagorno Karabagh e l’Azerbaigian , che sta creando i presupposti per nuovi scontri, non più sopportabili dalle popolazioni dell’una e dell’altra parte.
Solo dalla firma della pace nasce la speranza di un futuro di convivenza tra i popoli. Ma a questo risultato si potrà giungere quando i popoli prenderanno coscienza della loro capacità di contrastare politiche nazionalistiche attuate dai governi in funzione del mantenimento del potere.
Elena Bonner Sakharova, nella prefazione al libro di Samuel Chahamouradian, Le tragédie de Soumgait , così conclude: “Può darsi che non toccasse a me che sono per metà ebrea e per metà armena scrivere questa prefazione, ma a quella donna azera che ha salvato una famiglia armena e che ha detto: “Mio figlio vede tutto questo, domani farà le stesse cose”. “È una messa in guardia per tutti noi, se non riusciamo a far sì che ogni stato sia al servizio degli uomini e non gli uomini al servizio dello stato, grande o piccolo che sia poco importa, i nostri figli e i nostri nipoti si trasformeranno in una folla di bestie feroci, come a Sumgait”.
Bibliografia
S. Manoukian, H. Vahramian, Gharabagh-Documenti, OEMME ed. 1988, Milano
Documents of the Ministry of Foreign affairs of the Republic of Armenia, 1988-1992
S. Chahmuradian, La tragedie de Soumgait, Seuil ed., Parigi 1991
Max Sivaslian, Le Jardin Noir, UGAB ed. Cape , Parigi 2001
P. Kuciukian, Giardino di tenebra. Viaggio in Nagorno Karabagh, Guerini, Milano 2003
E. Aliprandi, Le ragioni del Karabagh, &MyBook, Roma 2010
Armeni e azeri
un difficile cammino di pace
1 marzo 2011
Approfondimenti su Gariwo
- Sumgait: 1988-2011 - 1 marzo 2011 [documento]
- Armeni e azeri: un difficile cammino di pace
Approfondimenti sul web
Genocidi e crimini contro l'Umanità
la negazione del valore dell'individuo
La prima definizione giuridica in materia di persecuzioni di massa risale al 1915 e riguarda il massacro delle popolazioni armene da parte dei turchi, cui seguono i processi delle Corti marziali a carico dei responsabili. Nel Trattato di Sèvres del 1920 le Grandi Potenze usano i termini di crimini contro la civilizzazione e crimini di lesa umanità.
Al termine della seconda guerra mondiale, di fronte alla tragedia della Shoah, il Tribunale Militare del processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti stabilisce, in apertura, i crimini per i quali la Corte ha competenza...
Il 9 dicembre 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva all’unanimità la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, considerato il più grave crimine contro l'Umanità.