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Chi può fermare Erdogan adesso?

Le riflessioni di Can Dündar sulle elezioni in Turchia

Can Dündar è un reporter turco, premiato con l'International Press Freedom Award dal Comitato per la Protezione dei Giornalisti.  Caporedattore del giornale turco progressista Cumhuriyet, è stato arrestato nel novembre 2015 per avere filmato un trasferimento di armi per la Siria attraverso il confine turco. In seguito alle persecuzioni del regime turco, dirette contro migliaia di giornalisti e membri dell'opposizione, vive in esilio in Germania. Ha una rubrica settimanale sul giornale tedesco Zeit, intitolata "la mia Turchia".

Il 20 giugno 2018 ha dedicato tale rubrica alle elezioni presidenziali nel Paese, dove, "in un clima di terrore" - come ha osservato tra gli altri il quotidiano britannico Guardian -  è stato riconfermato il potere di Recep Tayyip Erdoğan, pur con un 30,67% dei voti all'opposizione guidata da Muharrem İnce e l'ingresso in Parlamento dei partiti curdi.

Secondo Dündar, "Erdogan ha commesso in 20 giorni gli errori che non aveva fatto in 20 anni. In diverse occasioni ha sbagliato il nome della città dove teneva i comizi, ha accusato i comunisti di cose mai avvenute, ha dichiarato che con il sistema monopartitico aveva riunito '75 scuole in una sola classe', cosa che non esiste al mondo".

Allora come mai questa nuova affermazione con l'87% dell'affluenza e il 52,55% dei suffragi? Il giornalista esiliato, oggi caporedattore della piattaforma Web Özgürüz, afferma che nonostante le voci che si rincorrono circa suoi presunti problemi di salute, Recep Tayyip Erdoğan si sarebbe trovato davanti a una svolta.

Se avesse perso, sarebbe forse stato trascinato in tribunale. Avendo vinto, in autunno beneficerà di una riforma - che lui stesso ha promosso - secondo cui potrà nominare i giudici costituzionali e godrà di molte altre nuove prerogative, incluso il controllo sui media, che ha profondamente caratterizzato le sue aspirazioni in questi anni.

Un'altra spiegazione della sua nuova vittoria era la delusione degli elettori verso l'opposizione, che peraltro versa in condizioni molto difficili, con il leader del partito HDP, Selahattin Demirtaş (che ha ottenuto l'8,37%), incarcerato per 20 mesi. Inoltre il partito di Erdoğan, AKP, era forte di recenti affermazioni elettorali. 

Erdoğan era quindi un osso particolarmente duro per l'opposizione. Ha fatto campagna elettorale, sempre secondo Dündar, puntando sullo slogan "il popolo è stufo delle menzogne", facendo di tutto per ribaltare a suo favore quella che in realtà sarebbe una paura dei turchi verso un regime sempre più autoritario.

Il "primo Presidente turco eletto dopo l'abolizione del sistema parlamentare", come lo definisce Dündar, sa benissimo che la domanda diffusa nel Paese oggi è se vi siano alternative al suo potere. Lui conta sempre sulla "mancanza di alternative", oltre che su una massa di entusiasti del suo regime.

Eppure l'avvento di una "nuova e fresca opposizione" nel Parlamento turco, in un contesto in cui Erdoğan non sta riuscendo a conservare dei fondamentali sani per l'economia nazionale, potrebbe significare ancora una speranza per la democrazia turca

27 giugno 2018

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