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Crisi razzismo in Ungheria

Orbán eletto per la quarta volta tra antieuropeismo, antisemitismo e xenofobia

Viktor Orbán è stato eletto per la quarta volta premier in Ungheria. Noto per le sue posizioni anti-immigrati e per il suo revival dell'ammiraglio Horthy - che, a guida del Paese durante la Seconda guerra mondiale, fu responsabile delle deportazioni in massa degli ebrei ungheresi -, ora il leader populista potrebbe dare un colpo fatale alla fragile e divisa Unione Europea.

Le ultime notizie non sono incoraggianti. I giornalisti della tv di Stato ungherese hanno ammesso, "per un bisogno urgente di dignità e verità" come riporta il Guardian, di avere contribuito per tutta la campagna elettorale a creare un clima allarmista sui migranti in favore della vittoria del partito Fidesz.

Secondo la giornalista ungherese Kata Karáth, che già qualche settimana fa aveva confidato allo stesso quotidiano inglese che "la visione fanatica del premier" la faceva "vergognare di essere ungherese", i torti di Orbán sono veramente tanti. 

Prima di tutto il governo ungherese starebbe compiendo un'azione nazionalista: il decidere chi è ungherese e chi no secondo alcuni criteri molto restrittivi, anzi troppo: "il vero ungherese per Orbán è bianco, eterosessuale, cristiano o almeno non musulmano", chiosa Orsolya Lehotai, blogger e attivista molto popolare in Ungheria.

Un secondo elemento dell'attuale politica ungherese sarebbe "l'atteggiamento paranoico verso l'UE", nonostante la maggior parte dei cittadini ungheresi abbia un'immagine positiva delll'Europa . 

Orbán non solo avrebbe affermato che "a Bruxelles non abbiamo parenti, mentre quando andiamo in Kazakhstan abbiamo persone con radici molto simili alle nostre", ma avrebbe anche stanziato 300 milioni di fiorini ungheresi per un festival estivo dedicato alla "assemblea tribale delle nazioni ungaro-turche" con partecipanti da 27 Paesi. Il nazionalismo dell'attuale esecutivo, insomma, passa sopra il fatto che le reali origini del popolo ungherese sono nomadiche, e l'insediamento nel bacino carpatico in Europa Centrale fu un processo guidato da un'intensa migrazione.

Orbán si scaglia con estrema violenza contro i migranti. Ultimamente avrebbe dichiarato anche: "Noi non vogliamo un Paese plurale, vogliamo vivere come vivevamo 1.100 anni fa". Poi che l'Europa "ci vuole trasformare in una  destinazione per migranti". E infine che ogni cittadino deve decidere chi è europeo e chi no, quasi come se le interazioni con le altre persone non contassero nulla. 

Per ottenere il suo successo elettorale dell'8 aprile, Viktor Orbán ha manipolato tutto il discorso dell'identità, che è molto complesso e diversificato  - l'Ungheria essendo "nata da un cocktail di culture tedesche, slave, turche e altre identità eurasiatiche", compresi gli ebrei. Senza contare che gli ungheresi stessi sono emigrati in grandi numeri verso altre zone d'Europa e nelle Americhe. Tuttavia nessuno di questi ragionamenti ha scoraggiato il governo dall'erigere barriere di filo spinato per respingere i richiedenti asilo nel 2015 o dall'affiggere ovunque cartelloni che presentano l'immagine del "vero e buon ungherese" contrapposta a quella del "traditore". 

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