Il cittadino thailandese Ampon Tannoppakul è stato condannato a 20 anni di carcere, cinque per ognuno dei quattro sms "antimonarchici" che ha spedito dal suo telefonino durante le manifestazioni di piazza che hanno sconvolto Bangkok nel 2010.
I giudici hanno emesso la sentenza in base alla Legge sui Crimini Informatici e a quella sulla "lesa maestà", due provvedimenti che secondo molti osservatori sono volti a reprimere il dissenso, più che a proteggere la sicurezza delle comunicazioni o lo status della famiglia reale.
Per l'ordinamento thailandese la lesa maestà consiste nell'offesa, diffamazione, insulto o minaccia al re, alla regina, ai loro eredi o reggenti. Di recente questo istituto giuridico viene usato sempre più spesso. Negli ultimi anni sono stati condannati in base a questa legge diversi stranieri, che in genere però sono stati subito graziati ed espulsi dal Paese.
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Alcuni accademici thailandesi tuttavia per paura della repressione hanno lasciato il Paese e si segnala almeno un'altra sentenza esemplare: 20 anni a una redattrice Web che ha ospitato nel suo sito commenti critici sulla monarchia.