L'organizzazione Thomson Reuters Foundation, impegnata a fornire assistenza legale alle ONG in numerosi Paesi e a raccontare le storie trascurate dalla maggior parte dei media, ha stilato un rapporto sulla qualità della vita al femminile in diversi Paesi del Mondo Arabo e Musulmano. L'Egitto appare più in basso dell'Arabia Saudita a causa degli stupri e delle intimidazioni che le donne subiscono già semplicemente spostandosi per le vie.
Un altro dato interessante è che la Primavera araba ha peggiorato la condizione delle donne dal punto di vista dell'eguaglianza e dell'inclusione. Per esempio in Tunisia, dove c'era il diritto di voto addirittura prima che fosse introdotto in Italia (1946), gli ultimi anni sono stati segnati da regressi epocali, con ritorno in auge di pratiche quali le mutilazioni genitali femminili e numerose altre limitazioni dei diritti a danno del genere femminile.
L'indagine non si occupa di definire se le donne vivano "meglio o peggio", ma soltanto di evidenziare la loro inclusione e non discriminazione. Per esempio essere equiparate all'uomo nel diritto penale per una donna può voler dire la possibilità di essere condannata a pene più dure di quelle previste in un ordinamento che le considera alla stregua di minorenni.
La Siria è il quartultimo Paese su 22, e le donne vi soffrono particolarmente per la durezza del conflitto e l'ascesa degli islamisti. Molti problemi si registrano per le donne anche in Paesi come l'Iraq, dove il regime di Saddam Hussein paradossalmente era più laico, e le uniche forze con un grado di organizzazione comparabile, e dunque in grado di emergere dopo l'invasione americana, sono proprio quelle dei fondamentalisti.