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Ebrei e musulmani a confronto su antisemitismo e islamofobia

da Milano l'impegno ad agire insieme contro l'odio

Partendo dalla domanda “Antisemitismo e islamofobia: due facce della stessa medaglia?” esponenti del mondo ebraico e musulmano di Milano si sono riuniti nella Sala Alessi di Palazzo Marino per analizzare gli scogli che li dividono e indicare alcune buone pratiche utili per contrastare pregiudizi, intolleranza, violenza, paura del diverso. Lo scopo degli organizzatori dell'incontro - Daniele Nahum, membro della Comunità Ebraica di Milano, e COREIS (Comunità Religiosa Islamica) Italiana, era individuare un terreno comune per affrontare le tensioni che minacciano la coesione sociale e la coesistenza pacifica.

L'iniziativa ha avuto il Patrocinio del Comune di Milano, rappresentato dal Sindaco Giuseppe Sala che ha ricordato il ruolo di "avanguardia" della città nell'accoglienza data ai migranti  nella convinzione che il pluralismo sia una ricchezza e un fattore di sviluppo sociale.

L’incontro è stato aperto dai saluti di Milo Hasbani, co-presidente della Comunità Ebraica di Milano, e dalla relazione introduttiva di Noemi Di Segni, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane - UCEI), secondo la quale antisemitismo e islamofobia non sono paragonabili. "L’antisemitismo ha radici profonde e oscure e si è presentato in varie epoche sotto varie forme a seconda dei poteri vigenti. Oggi c’è negazionismo e presa di mira contro Israele, ma l’antisemitismo è una ferita inflitta alla società nel suo insieme.... Fondamentale sarà la lotta all’odio, parlare chiaro e essere da esempio senza mezze misure, dimostrando altresì che la religione ha valenze sociali. Ci aspettiamo che la comunità islamica condanni ogni forma di terrorismo e antisemitismo”.

L'imam Yahya Pallavicini, presidente di COREIS, ha ammonito a non confondere "le false rappresentazioni della comunità islamica impersonate da jihadisti e Califfato", con "le vere rappresentanze" della comunità musulmana, che non può essere omologata a un pensiero unico e intollerante come l’ISIS vorrebbe imporre. “Non è corretto parlare di islamofobia, perché in realtà è caos fobia, cioè paura del disordine” portato dai fondamentalisti, secondo Pallavicini, che ha confermato "l’impegno di COREIS, con UCEI, per un modello di fratellanza e multiculturalismo e per prevenire degenerazioni”.

Dell'apertura del mondo musulmano verso le altre religioni ha parlato Melle Halima Benhanni, vice console del Marocco a Milano, citando la Dichiarazione di Marrakesh sui diritti delle minoranze religiose nelle comunità a maggioranza musulmana, emessa nel gennaio 2016 da un’assemblea di 250 membri tra leader religiosi, governanti e studiosi islamici sotto gli auspici del Re del Marocco Mohammed VI. Secondo questo documento, ogni utilizzo della religione islamica atto alla discriminazione o all’aggressione di minoranze religiose è «inconcepibile» in qualsiasi paese a maggioranza musulmana.

Isa Abd Al-Haqq Benassi, imam della Moschea Al-Wahid di Milano e membro della Commissione Educazione di COREIS, ha sottolineato l’importanza della conoscenza reciproca tra le religioni tramite l’educazione e della collaborazione con la Rete di Sensibilizzazione al Problema della Radicalizzazione (Radicalisation Awareness Network - RAN). La Rete è stata istituita dalla Commissione Europea DG Affari interni, nel settembre 2011, nel decimo anniversario dell'attentato alle Torri Gemelle, per analizzare e prevenire i processi di radicalizzazione che conducono al terrorismo.

L’esigenza di moltiplicare gli sforzi per sensibilizzare i giovani e favorire la loro integrazione in vista della cittadinanza è stata sostenuta anche da Hamid Roberto Di Stefano (Commissione Affari Giuridici COREIS) e da Benaissa Bounegab, imam e presidente della Casa della Cultura Musulmana di via Padova, che ogni settimana ospita circa 5mila fedeli per la preghiera. “Crediamo in una società multietnica e multireligiosa, dover fare crescere i nostri figli. Dall’11 settembre noi stiamo pagando un prezzo solo perché siamo musulmani”, ha detto Benaissa Bounegab. “L’Europa vive un momento difficile a causa dell’emergenza migranti e le istituzioni italiane non sono al passo con la velocità degli eventi. Ci riconoscono come individui ma non come comunità”.

Di antisemitismo nella storia e nel presente hanno parlato Gadi Luzzatto Voghera, direttore del CDEC (Centro di documentazione ebraica contemporanea) e Gadi Schoenheit (consigliere della Comunità ebraica di Milano).
Luzzatto Voghera ha citato l'impegno del CDEC attraverso "l'osservatorio che svolge una costante azione di monitoraggio e studio del fenomeno antisemitismo in tutte le molteplici manifestazioni in Italia. Seguiamo i social media e lo sviluppo del linguaggio antisemita, che raccoglie consensi con un modello  basato sulla costruzione di un nemico, l’ebreo, che non esiste nella realtà. Proponiamo dei corsi sull'antisemitismo perché crediamo nell’utilità dell’impegno pedagogico per smontare le icone negative dell’antisemitismo”, ha detto.

Secondo Gadi Schoenheit, se si mette da parte il fattore religioso, "sia l’antisemitismo che l’islamofobia diventano una questione razziale", una manifestazione di razzismo, ovvero di odio verso un’etnia diversa, come l’odio dei nazisti era verso tutti gli ebrei, religiosi e non. L’accoglienza, come antidoto al razzismo, deve però essere abbinata all’educazione, per evitare le conseguenze della mancata integrazione degli immigrati emerse in Francia, e al rispetto dei confini delle reciproche libertà, ha aggiunto Schoenheit.

Il console generale di Francia Olivier Brochet ha parlato del piano del governo francese per contrastare l’odio razziale etnico e religioso e non cadere nella trappola del terrorismo fondamentalista, che ha attaccato più volte la Francia, e ha ribadito il sostegno alla laicità dello Stato, alla libertà di pensiero di ciascuno e alla Memoria della Shoah.

L’invito al superamento dei reciproci pregiudizi tra ebrei e musulmani è stato rilanciato da Gabriele Nissim, presidente di Gariwo, la foresta dei Giusti. "Non esistono nella storia dell’Umanità Stati completamente innocenti, proprio perché sono composti da uomini. Creare Stati colpevoli significa seminare odio e aprire la strada a pericolosi pregiudizi. Le comunità musulmane dovrebbero accettare il rapporto di simpatia che gli ebrei hanno verso Israele in base allo stesso principio che li fa essere sensibili alla condizione palestinese: una comprensione reciproca che potrebbe creare le condizioni per una conciliazione tra i due popoli e le due religioni, " ha detto Nissim, invitando al confronto non solo sulle idee ma anche sulle “buone opere”.

Tema ripreso da Giancarlo Bosetti, direttore di Reset, che si è detto preoccupato per i toni aggressivi contro i musulmani usati da una parte non marginale della stampa italiana e ha citato come esempio la campagna elettorale per le recenti elezioni comunali a Sesto San Giovanni, dove il “No” alla costruzione della moschea sembra essere stato determinante per la vittoria del candidato sindaco contrario al progetto.

Due contributi tecnici per l’analisi del terrorismo fondamentalista sono venuti da Sara Monaci, responsabile del “SAFFRON Project” per la prevenzione del radicalismo violento attraverso la campagna “Heart of Darkness”, e da Antonio Albanese, fondatore di AGC COMMUNICATION, agenzia giornalistica specializzata nel monitoraggio dei video dell’ISIS.

SAFFRON (“Semantic Analysis against Foreign Fighters Recruitment Online Network”) è un progetto internazionale per studiare le strategie di comunicazione per il reclutamento sui social media adottate dai gruppi terroristici e l’identificazione dei bisogni, dei valori ed i contesti culturali e sociali dei destinatari dei loro messaggi. Lo scopo è supportare le Forze di Polizia nel rintracciare le modalità di reclutamento di combattenti stranieri da parte di ISIS e Al-Qaeda, ha spiegato Monaci.

Albanese ha invece proiettato un video con immagini della campagna mediatica dello Stato Islamico che “usa la religione come grimaldello per destabilizzare gli stati e le relazioni sociali e conquistare il mondo”, usando l'odio verso "il nemico, il diverso. Usano il termine ‘crociati’ per indicare musulmani shiiti, sunniti, cristiani e ebrei”, ha spiegato Albanese.

Concludendo la tavola rotonda, Abd Al Sabur Turrini, direttore generale di CORIS, ha insistito sulla necessità del conoscere l’interlocutore e le vere rappresentanze istituzionali e religiose, perché all'opposto, "il disconoscimento dell’altro parte dal disconoscimento di se stessi e delle proprie radici”. 

Viviana Vestrucci, giornalista

6 luglio 2017

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