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Fabbriche di armi chimiche distrutte in Siria

ma l'emergenza profughi continua

Gli ispettori confermano l'avvenuta distruzione delle fabbriche di armi chimiche a Damasco. È il primo passo per il disarmo. La mossa successiva dev'essere la distruzione delle armi e delle scorte esistenti secondo il piano concordato da USA e Russia con Bashar al-Assad. 
Secondo le stime, la Siria possiede circa mille tonnellate di agenti chimici e armamenti, compreso il gas sarin. Gli uomini di Assad hanno prima consegnato l'inventario degli strumenti di offesa ai controllori dell'Opac, poi hanno proceduto a disattivare i siti di produzione delle armi. Secondo il quotidiano La Repubblica si è trattato di un'operazione senza precedenti perché condotta nel mezzo di una guerra civile e per smantellare uno degli arsenali più imponenti del Medio Oriente. 

Il conflitto che insanguina la Siria però continua a lasciare dietro di sé morte e distruzione. I rifugiati sono oltre due milioni. Si registra un dramma peculiare alle frontiere con la Giordania, dove almeno quattro categorie di profughi si vedono attualmente rifiutare l'ingresso: si tratta dei palestinesi e degli iracheni rifugiati in Siria, delle persone senza documenti d'identità e degli uomini non accompagnati che non possono dimostrare di avere legami familiari nel Paese.

Migliaia di persone sono intrappolate presso la frontiera. E anche per chi entra in Giordania, il rimpatrio forzato è un rischio concreto. Za'atri è il più grande campo profughi in Giordania, dove i siriani sono 120.000. Manca l'acqua potabile e il tasso di criminalità è altissimo. Alcune donne sono state avvicinate da uomini giordani a caccia di "spose", in realtà spesso con la soluzione del "matrimonio temporaneo" prevista da certe forme di Islam, che sovente nasconde forme di sfruttamento. Nelle ultime ore sono usciti anche resoconti di incarcerazioni di profughi siriani giunti in Egitto e privi dei fondi necessari per assicurarsi un ingresso in Libano o Turchia. Tra le persone imprigionate per il reato di "immigrazione clandestina" figurano bambini, anche di soli due mesi. Le condizioni sanitarie sono pessime e i rifugiati vengono costretti a firmare le carte per un rimpatrio in Siria.  

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