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Hissène Habré: il processo giunge a conclusione

Verdetto per l'ex dittatore previsto per maggio

Il Chad è uno stato dell'Africa Centrale la cui storia si aggiunge alle numerose vicende sanguinose per cui il continente è troppo spesso così tristemente noto. Tra il giugno 1982 e il dicembre 1990 il Presidente dello Stato era Hissène Habré, che, come riferito da Thierry Cruvellier sulle pagine dell'International New York Times, "viveva per la vendetta". Vendetta verso coloro che si macchiavano della colpa di opporsi al suo regime, come nelle peggiori dittature, e che venivano quindi arrestati e uccisi dal cosiddetto Direttorato di Documentazione e Sicurezza

Le Camere Straordinarie Africane - con sede a Dakar, in Senegal - ospitano ora il processo contro Habré, accusato di crimini contro l'umanità e crimini di guerra. Iniziato solo di recente, il procedimento sembra già rompere con ciò a cui l'opinione pubblica è abituata: un Paese - il Senegal - viene a giudicare l'ex Presidente di un altro Paese; il giudizio non è rimandato alla Corte Penale Internazionale ma a un tribunale appositamente formato; infine, e forse è questa la novità più importante in un contesto come quello africano, la voce dei testimoni riesce ad avere un ruolo fondamentale nella vicenda.

Su 90 testimoni, infatti, quasi tutti hanno offerto resoconti contro Habré. Le vittime hanno raccontato senza timore l'orrore dell'oppressione che ha portato migliaia di persone a morire di fame, torturati o lasciati a se stessi nella malattia. Robert Hissein Gambier, arrestato perché sospettato di essere un agente segreto libico, ha raccontato la sua esperienza in uno dei centri di detenzione segreti della capitale N'Djamena, descrivendo le torture subite, i detenuti ammassati dentro le celle e i lamenti dei suoi compagni di prigione malati che non gli lasciavano tregua neanche durante la notte. Diverse donne hanno inoltre denunciato i ripetuti abusi sessuali subiti dalle truppe dell'ex Presidente.

Le testimonianze arrivano a un processo più volte rimandato per il rifiuto di Hissène Habré e dei suoi avvocati di presentarsi in tribunale. Per questo Habré è stato portato davanti alla corte con la forza e tre nuovi avvocati difensori sono stati nominati d'ufficio, nonostante l'ex Presidente continui a rifiutarsi di collaborare. La difesa, finora, si è basata soprattutto sulla debolezza di alcune testimonianze e sul coinvolgimento di grandi poteri stranieri e organizzazioni non governative - Amnesty International, per esempio, già negli anni '80 denunciò i soprusi del regime con diversi rapporti che confermano i racconti delle vittime.

Il verdetto arriverà solo il 30 maggio, ma l'esempio mostrato da questo tribunale speciale può e deve essere un modello per tutti quei Paesi che ancora devono affrontare i fantasmi del passato.

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