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Khodorkovsky è libero

Putin concede la grazia al suo storico oppositore

Mikhail Khodorkovsky è libero. L'ex oligarca russo, nemico giurato di Putin, ha lasciato la colonia penale numero sette di Segezha, in cui era detenuto da 10 anni.

Il presidente Vladimir Putin ieri si era detto pronto a concedere la grazia a Khodorkovsky, e oggi ha firmato il decreto che ha permesso al suo oppositore storico di uscire dal carcere. “Ha scontato più di dieci anni, una cosa seria, penso che sia necessario graziarlo”, aveva detto ieri Putin ai giornalisti riuniti per la conferenza stampa annuale.

La notizia aveva gettato un’ombra di mistero sulla questione, in quanto Khodorkovsky, che aveva recentemente inviato una richiesta di clemenza, si era sempre rifiutato di chiedere la grazia e di riconoscersi colpevole, sostenendo di essere vittima di una persecuzione politica. Oggi tuttavia il documento è arrivato nelle mani del presidente, che ha dichiarato di aver deciso per la grazia per motivi umanitari.

Il provvedimento arriva poche ore dopo un’altra decisione molto attesa dalla comunità internazionale, ovvero l’amnistia approvata dalla Duma per gli attivisti di Greenpeace e le componenti delle Pussy Riot.

Ex padrone del gigante petrolifero Yukos e figlio di intellettuali dissidenti, Khodorkovsky è stato arrestato nel 2003 insieme al suo socio Platon Lebedev, e condannato per corruzione ed evasione fiscale nel 2005. Al primo processo ne seguì un secondo, nel 2010, in cui risultò colpevole di riciclaggio di denaro e furto di petrolio. Da anni l’opposizione russa, le Ong e i governi occidentali chiedevano la sua liberazione - accusando Putin di averlo arrestato per motivi politici - e la stessa Corte europea dei diritti umani aveva criticato i processi condotti contro di lui.

Khodorkovsky avrebbe finito di scontare la sua pena nell’agosto 2014, ma da qualche tempo si erano sparse voci su una possibile terza incriminazione, per evitare la sua ascesa in politica sul modello di Alexei Navalny - l’altro celebre oppositore di Putin che nei mesi scorsi si è candidato alla poltrona di sindaco di Mosca.

La liberazione di Khodorkovsky è certamente una mossa che resterà nella storia di questo secondo mandato di Putin, segnato da altri momenti strategici come il ruolo del presidente nella crisi siriana, lo schieramento dei missili al confine con l’Europa e le polemiche per le violazioni dei diritti umani in Russia.

Putin ha scelto quindi di rispondere in questo modo alla sfida di Barack Obama, che nei giorni scorsi aveva annunciato che non si sarebbe presentato alle Olimpiadi di Sochi - aggiungendosi al boicottaggio del presidente francese Hollande e di quello tedesco Gauck, in segno di protesta contro le leggi anti gay adottate a giugno da Mosca. E si è concesso una dichiarazione in proposito durante la conferenza stampa di ieri: “Intendo diffondere i valori morali della Russia - ha sostenuto il presidente - contro certi ‘pseudo-valori’ occidentali e contro il comportamento abbastanza aggressivo di certi gruppi sociali che impongono il loro punto di vista ad altre persone e ad altri Paesi”.

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