È facile individuare un personaggio di buona volontà e inserirlo tra i protagonisti della faticosa marcia verso quella pace mediorientale che tuttora sembra impossibile: un sogno apparentemente irraggiungibile, che per fortuna non è ancora svanito. Penso ad esempio al coraggio e alla pazienza di un uomo come il cristiano Hanna Siniora, che nei decenni in cui l’Olp era ancora all’indice per gli israeliani, rappresentava con passione e dignità le aspirazioni dei palestinesi dei territori, che vivevano sotto occupazione. E accanto a lui penso ad un altro appassionato leader, purtroppo scomparso, come Feisal Husseini, che apparteneva ad una delle famiglia più note di della Gerusalemme araba: basti pensare che alla sua famiglia furono consegnate le chiavi del Santo Sepolcro perché i cristiani litigavano tra di loro per assicurarsene il possesso.
Ma, ben oltre il processo di pace, vi sono figure che a mio avviso meritano di essere inserite fra i Giusti, per il coraggio con cui svolgono la missione che si sono scelti. Fra tutti, indico con assoluta convinzione la regina di Giordania. La bellissima Rania, dotata di un carattere straordinario, ha cominciato subito, una volta diventata regina, ad impegnarsi nel sociale, cercando di abbattere, uno dopo l’altro, tabù che parevano insuperabili. Schierarsi dalla parte dei bambini, degli anziani, delle donne, delle vittime, comportava benemerenze formali ma anche rischi sostanziali. Quando Rania ha avviato la sua campagna contro il delitto d’onore, ha raccolto consensi in occidente, e aspre critiche in patria, dove certe tradizioni sono dure a morire.
Va subito detto che la moglie del giovane re Abdullah II non è donna che si pieghi di fronte ad un ostacolo. Ha risposto alle accuse e persino alle minacce con parole di tolleranza, lasciando intendere che nulla l’avrebbe costretta a recedere. Le sue campagne per raccogliere fondi (ultima è stata quella “1 goal” in occasione del mondiale di calcio, per aiutare i bambini dei paesi più poveri ad avere un’istruzione) sono davvero straordinarie. La bellezza e il fascino di Rania diventano una spinta decisiva per il successo di qualsiasi iniziativa. Anche gli ospiti, invitati a Wadi Rum per il suo quarantesimo compleanno, sono stati pregati di non portare regali, ma di fare una donazione per le sue tante opere sociali.
La battaglia di Rania
editoriale di Antonio Ferrari

Analisi di Antonio Ferrari, editorialista del "Corriere della Sera"
29 novembre 2010
Genocidi e crimini contro l'Umanità
la negazione del valore dell'individuo
La prima definizione giuridica in materia di persecuzioni di massa risale al 1915 e riguarda il massacro delle popolazioni armene da parte dei turchi, cui seguono i processi delle Corti marziali a carico dei responsabili. Nel Trattato di Sèvres del 1920 le Grandi Potenze usano i termini di crimini contro la civilizzazione e crimini di lesa umanità.
Al termine della seconda guerra mondiale, di fronte alla tragedia della Shoah, il Tribunale Militare del processo di Norimberga contro i gerarchi nazisti stabilisce, in apertura, i crimini per i quali la Corte ha competenza...
Il 9 dicembre 1948 l’Assemblea generale delle Nazioni Unite approva all’unanimità la Convenzione per la prevenzione e la repressione del crimine di genocidio, considerato il più grave crimine contro l'Umanità.
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