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Le donne iraniane, tra diritti e discriminazioni

intervista a Farian Sabahi

Il libro di Farian Sabahi

Il libro di Farian Sabahi

In occasione delle elezioni presidenziali iraniane, Gariwo ha intervistato Farian Sabahi, docente di Storia dei Paesi islamici dell'Università di Torino e autrice del libro Noi, donne di Teheran (pubblicato nella collana I Corsivi del Corriere della Sera, disponibile a questo link). Ecco cosa ci ha detto.


A che punto è il riconoscimento dei diritti delle donne in Iran?


Le iraniane hanno il diritto di voto da cinquant'anni, e precisamente dal 1963. Ma il diritto di voto non basta per fare una democrazia. Resta molto da fare e parecchie sono le discriminazioni nel sistema giuridico: in tribunale la testimonianza di una donna vale la metà rispetto a quella di un uomo, se una donna viene uccisa o ferita il risarcimento che le spetta (o che spetta alla sua famiglia) è del 50 percento rispetto a quando ad essere ferito è un uomo, le figlie femmine ereditano la metà rispetto ai fratelli, ottenere il divorzio è un percorso a ostacolo e ottenere la custodia dei figli non è facile. Detto questo, molti sono stati i risultati ottenuti dalle iraniane: i giudici applicano sempre più spesso il principio di competenza (e quindi affidano i minori al genitore ritenuto più competente), l'età minima per contrarre matrimonio è tredici anni ma la media per convolare a nozze è venticinque anni, il governo ha abolito il budget per la pianificazione famigliare ma ormai le iraniane hanno tassi di fertilità simili alle italiane (sotto ai due figli per donna).


Esiste in Iran un dibattito pubblico sulla questione dei diritti delle donne e delle minoranze?

Sì, certo. Durante la campagna elettorale per le presidenziali del 14 giugno il candidato moderato Rowhani ha dichiarato che le donne non devono essere discriminate in nome dell'Islam e spezzato una lancia a favore dell'uguaglianza di genere. Le minoranze (in particolare quelle sunnite) sono invece corteggiate da altri candidati, come lo erano state nelle controverse elezioni presidenziali del 2009, da parte dei leader del movimento verde. Il voto delle donne e delle minoranze (in particolare della minoranza sunnita, 9 percento della popolazione) possono infatti avere un peso determinante nel risultato elettorale.


Nel suo libro Noi, donne di Teheran, afferma che le donne sono ancora un “tassello della propaganda di regime. Che cosa intende con questa espressione?

Le donne erano un tassello nella propaganda dello scià nel senso che, per esempio, le atlete venivano spesso fotografate in pantaloncini e minigonna per trasmettere l'immagine di un paese moderno, all'avanguardia rispetto agli altri paesi della regione. E ancora oggi il presidente Ahmadinejad ha cercato di strumentalizzare una nota atleta, Leili Sadeghi che ha vinto molti premi correndo sulle auto da rally, finanzianto un film su di lei con l'obiettivo di rompere i soliti stereotipi sulle donne. Un'iniziativa, questa, che ha incontrato le critiche di molti.


Il simbolo delle rivolte del 2009 è una figure femminile, Neda. Qual è stato e qual è il ruolo delle donne nella vita politica e nell’Onda verde? Oggi è cambiato rispetto a 4 anni fa?


Le iraniane hanno il diritto di voto dal 1963 ma oggi le deputate sono soltanto 9 (su 290 seggi). Non sono quindi adeguatamente rappresentate nel sistema politico, lo erano maggiormente all'epoca del presidente riformatore Muhammad Khatami che aveva, tra l'altro, scelto una vice-presidente donna. L'Onda verde, imbavagliata dall'arresto dei suoi leader il 14 febbraio 2011, aveva due esponenti di punta, al femminile: le mogli di Karrubi e Mussavi. Purtroppo anche loro agli arresti domiciliari da oltre due anni, con i loro consorti. Anche Jamileh Kadivar, ex deputata vicina a Karrubi, è uscita di scena e vive a Londra, in esilio, con il marito Ataollah Mohajerani, già ministro alla Cultura al tempo del presidente Khatami.


Quali sono le aspettative per le elezioni del 14 giugno? Cosa pensa che accadrà?

Le elezioni iraniane sono imprevedibili! Nel 1997 non ci aspettavamo l'elezione del riformatore Khatami e nel 2005 di Ahmadinejad. Certo è che parte dei giochi si è svolto a monte, con la preselezione da parte del Consiglio dei Guardiani (i candidati erano 686, ne sono rimasti otto, poi ridotti a sei) e non tutto viene deciso dal voto degli elettori.

14 giugno 2013

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