Da qualche giorno una ventina di manifestanti si radunano attorno al Comune di Mosca per chiedere la liberazione degli esponenti del gruppo liberale capeggiato da Boris Nemtsov, in carcere dal 31 dicembre.
Gli attivisti reggono uno alla volta uno striscione su cui si legge "Liberate gli oppositori". Può farlo soltanto una persona alla volta per non incorrere nel reato di manifestazione, che prevede pene molto severe.
"Nell'era Putin manifestare è assolutamente legale, denunciare errori e reati degli uomini al potere è perfino meritorio come è scappato una volta di dire al presidente Medvedev - scrive Nicola Lombardozzi su La Repubblica. I dissidenti non rischiano di finire in un gulag né di sparire nel nulla. Lo stesso Nemtsov uscirà di galera il 15 mattina, pagherà la sua multa di poche centinaia di euro, e tornerà a scrivere i suoi libri di denuncia e a gestire il suo movimento Solidarnost che vuol dire Solidarietà e che si ispira chiaramente alla Solidarność polacca di Wałȩsa. 'Ma il logoramento è continuo. Pianificato in maniera scientifica - spiega ancora Bilunov - C'è sempre una scusa, ridicola ma legalmente inoppugnabile, per negare l'autorizzazione a una manifestazione, per spaventare quelli più sensibili o meno coraggiosi. Oppure per fermare quelli veramente pericolosi come sarebbe Khodorkovsky, ricco famoso e intelligente. Lui devono per forza tenerlo dentro'.
Eppure il fragile movimento dell'opposizione russa continua, inesorabilmente a crescere. Non che faccia paura al governo, ma cresce. Soprattutto quando al termine di interminabili dibattiti interni tenuti per strada 'dove è sicuro che nessuno ci intercetti' si è deciso di fare fronte comune tra schieramenti totalmente opposti. E da un po' di tempo le manifestazioni del 31 del mese che servono a ricordare l'articolo 31 della Costituzione ("Libertà di assemblea per tutti i cittadini") vedono sempre più partecipanti in tutte le città anche dell'Estremo Oriente".