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Navid Afkari, il wrestler giustiziato per aver manifestato contro Teheran

Impiccato in Iran in segreto, dopo un processo sommario

Un’esecuzione segreta, condotta per impiccagione durante la mattina del 12 settembre a Shiraz, senza che il condannato, la sua famiglia o il suo avvocato venissero avvisati. Dopo un processo gravemente iniquo, “un'orribile parodia della giustizia che necessita di un'azione internazionale immediata”, ha scritto in un comunicato Amnesty International.

Navid Afkari, campione di wrestling 27enne, è stato ucciso con l’accusa di omicidio nonostante gli appelli internazionali per la grazia. L’accusa è quella di aver commesso un omicidio nei confronti di una guardia di sicurezza durante l'ondata di proteste anti-governative nel 2018.

Eppure secondo il suo avvocato la confessione dell’omicidio è avvenuta in carcere sotto tortura, senza alcuna prova a favore dell’accusa se non un video molto vago che secondo una perizia indipendente sarebbe stato girato un’ora prima della morte della guardia.

Amnesty ha diffuso una registrazione in cui si sente Afkari dire: "Se vengo giustiziato, voglio che voi sappiate che è stata giustiziata una persona innocente, nonostante abbia cercato di combattere con tutte le sue forze per essere ascoltata".

L’avvocato di Afkari, Hassan Younesi, sostiene che al suo assistito fu negato un ultimo incontro con la sua famiglia, come previsto dalla legge iraniana.

La World Players Association, un sindacato che rappresenta 85.000 atleti di tutto il mondo, ha chiesto l'espulsione dell'Iran da tutte le manifestazioni sportive internazionali.

Anche i fratelli di Afkari, Vahid e Habib, sono stati condannati nello stesso caso, rispettivamente a 54 e 27 anni di carcere. Sua madre ha detto che i fratelli sono stati costretti a testimoniare l'uno contro l'altro.

Afkari era un campione nazionale di wrestling, uno sport che ha una lunga storia ed è estremamente popolare in Iran. Nel 2018 aveva deciso di scendere in piazza, pacificamente, come avevano fatto altre migliaia di persone in tutto l'Iran chiedendo riforme, una risposta concreta alla crisi economica e la fine della repressione politica.

Secondo le organizzazioni, centinaia di questi manifestanti sono stati sottoposti a processi iniqui, con accuse infondate, oltre a detenzioni arbitrarie e sparizioni improvvise, che hanno riguardato anche bambini. In carcere, avrebbero subito torture come percosse, fustigazioni, scosse elettriche, finte esecuzioni, waterboarding, violenze sessuali, somministrazione forzata di sostanze chimiche e privazione delle cure mediche. Sono circa 7.000 gli uomini, le donne e i bambini arrestati dalle autorità iraniane nel giro di pochi giorni durante la brutale repressione delle proteste.

23 settembre 2020

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