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Negare, accusare: l'uso distorto del COVID-19 nei media pro-Trump

l'analisi del New York Times

Negli Stati Uniti commentatori di destra molto noti, come Sean Hannity e Rush Limbaugh (che conducono programmi radiofonici e televisivi) hanno trasformato la pandemia da COVID-19 in una battaglia tra “noi e loro”, il tipo di battaglia che il Presidente Trump ha combattuto per gran parte della sua vita. Lo sostiene Jeremy W. Peters, giornalista e notista politico, in un editoriale pubblicato sul quotidiano The New York Times.

Il 27 febbraio, due giorni dopo il primo caso segnalato di contagio all'interno di una comunità negli Stati Uniti, Candace Owens, opinionista e attivista pro-Trump, ha scritto con tono sarcastico su Twitter, rivolgendosi ai suoi due milioni di follower: "ora moriremo tutti per il coronavirus", etichettando la crescente ansia per l’epidemia come una paranoia liberal da “giorno del giudizio”.

Un mese dopo, il giorno in cui gli Stati Uniti hanno raggiunto il tragico traguardo del maggior numero di casi documentati di coronavirus al mondo con mille morti, Candace Owens è tornata sull’argomento dichiarando: "l'influenza suina del 2009 ha infettato 1,4 miliardi di persone in tutto il mondo e ne ha uccise 575.000. E non si è sparso il panico nei media e le aziende non hanno chiuso."

Nelle settimane precedenti l'escalation della pandemia di coronavirus negli Stati Uniti decine di milioni di americani, che seguono Candace Owens e altri commentatori come lei, si sono sentiti dire che questa crisi sanitaria mondiale, mai sperimentata prima, era in realtà una situazione ordinaria, ricorda Peters nell'articolo.

Lo stesso Trump il 26 febbraio aveva negato che il virus si sarebbe diffuso ulteriormente: "non credo sia inevitabile” e due giorni dopo, durante una manifestazione della campagna elettorale, aveva dichiarato che le critiche alla sua risposta erano un "nuovo imbroglio", mentre Laura Ingraham di Fox News accusava i suoi oppositori di approfittare della crisi. Il coronavirus è un nuovo mezzo per colpire il Presidente Trump". E quando Trump ha affermato di aver considerato fin dall’inizio la diffusione del virus come una pandemia, gli ospiti del canale Fox come Sean Hannity lo hanno appoggiato, dicendo che la decisione di Trump di limitare i viaggi dalla Cina e dall'Europa si era “rivelata come l’unica e la più consequenziale decisione nella storia."

L’analisi di centinaia di ore programmi e di traffico sui social media dal 1° gennaio a metà marzo - quando la Casa Bianca ha cominciato a raccomandare alle persone di rimanere a casa e limitare i contatti con gli altri - mostra che dubbi, cinismo e disinformazione sul virus si sono radicati tra i sostenitori di Trump nei media di destra, con l'aumentare del numero di casi confermati negli Stati Uniti.

Ora, con l’economia e la salute degli americani in evidente pericolo, Trump e molti suoi alleati presenti sulle reti radiofoniche e online stanno accusando i loro abituali nemici nel Partito Democratico e nei media.

Yochai Benkler, professore presso la Harvard Law School e co-autore di un libro sulla manipolazione politica intitolato "Network Propaganda", ha affermato che, quando l'entità degli effetti del virus è aumentata, i fedelissimi di Trump non hanno cambiato atteggiamento: "gli stessi media, che hanno volontariamente favorito questa ignoranza, stanno dicendo quello che hanno sempre detto:” noi abbiamo ragione. Loro hanno torto ".

Le tappe della disinformazione sono state: dare la colpa alla Cina, minimizzare i rischi, condividere le storie di “sopravvissuti” enfatizzandole, dare colpa alla sinistra.

7 aprile 2020

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