Sono 234 le donne e i bambini liberati in Nigeria dall’esercito governativo, che li ha sottratti dalle mani dei miliziani di Boko Haram. Negli ultimi giorni del suo mandato, il presidente Goodluck Jonathan - che dovrà lasciare il posto al neoeletto Muhammadu Buhari - ha dispiegato le truppe di terra negli accampamenti della foresta di Sambisa, ritenuti l’ultimo avamposto degli estremisti.
La notizia arriva dopo un’altra importante liberazione di quasi 300 tra donne e ragazze, avvenuta lo scorso 28 aprile. Tutti i superstiti sono stati portati in una località sicura per essere nutriti, curati e identificati. Sembra tuttavia che nessuna delle donne salvate appartenga al gruppo delle 200 studentesse rapite nell’aprile 2014 a Chibok, per cui era stata lanciata la campagna #BringBackOurGirls. “Non siamo mai entrate in contatto con le ragazze scomparse a Chibok”, ha infatti dichiarato Asabe Umaru, una delle donne sopravvissute.
Le prigioniere, una volta soccorse, hanno iniziato a raccontare i terribili giorni della loro detenzione. Nutrite solo con del mais una volta al giorno, assistevano quotidianamente alla morte delle loro compagne, e “aspettavano il proprio turno”.
Molte di loro hanno visto uccidere i ragazzi più grandi e gli uomini dei loro villaggi, per poi essere trasportate nella foresta con la forza insieme ai bambini. È così che Cecilia Abe ha perso il marito e il suo figlio maggiore, prima di essere condotta dai miliziani nell’insediamento di Sambisa.
Secondo le stime di Amnesty International, tuttavia, le donne liberate sono solo una parte delle oltre 2000 rapite dai miliziani di Boko Haram dall’inizio del 2014, molte delle quali sono state utilizzate come schiave sessuali o scudi umani.