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Polacchi ed ebrei - uno spiraglio di luce in più

di Mordecai Paldiel

Persone che visitano la sala dei nomi dello Yad Vashem World Holocaust Remembrance Center.

Persone che visitano la sala dei nomi dello Yad Vashem World Holocaust Remembrance Center. (RONEN ZVULUN / REUTERS)

Proponiamo di seguito la traduzione della riflessione di Mordecai Paldiel - attualmente professore alla Yeshiva University e al Touro College, già Direttore del Dipartimento dei Giusti di Yad Vashem - apparsa sul Jerusalem Post il 28 luglio 2019. 

Nell’attuale dibattito sulle relazioni polacco-ebraiche attraverso i secoli, c'è molto da dire sui polacchi che causarono sofferenze agli ebrei negli anni della Seconda guerra mondiale. C’è anche ragione però di prendere nota dei polacchi che salvarono gli ebrei dal nazismo, e che sono onorati dallo Yad Vashem come Giusti tra le Nazioni. 

È venuta alla luce recentemente la storia di un gruppo di diplomatici polacchi di stanza a Berna, in Svizzera, che, in collaborazione con degli attivisti ebrei, avviò una vasta rete clandestina di salvataggio a beneficio di un gran numero di polacchi, principalmente ebrei, che si trovavano nella condizione di rifugiati in Svizzera o nei Paesi occupati dalla Germania in tutta Europa. Il numero dei beneficiari di questa operazione segreta di soccorso, persone le cui vite sono state salvate, va, secondo varie fonti, dalle molte centinaia alle diverse migliaia. 

Si trattava di un piano ideato per salvare gli ebrei dalla deportazione nei campi di concentramento e di sterminio tedeschi, fornendo loro documenti che affermassero che erano in realtà cittadini di alcuni Paesi dell'America Latina, principalmente del Paraguay. Attivisti ebrei e diplomatici polacchi in Svizzera ottenevano passaporti in bianco da diplomatici sudamericani, di solito dietro pagamento di una certa somma, che venivano poi portati presso la legazione polacca a Berna, dove erano compilati con nomi e indirizzi di ebrei in varie aree d’Europa. In seguito, tornavano ai rappresentanti diplomatici latinoamericani perché li firmassero e infine venivano trasmessi, tramite corrieri e altri canali, alle persone che li necessitavano per evitare di essere deportate.

La logica alla base di questo schema era il noto interesse tedesco di far tornare in Germania le persone di etnia tedesca che vivevano nei Paesi dell'America Latina, in cambio di ebrei in possesso di passaporti di quei Paesi. Di conseguenza, i tedeschi avrebbero escluso quegli ebrei dalla deportazione e dalla morte.

Il principale responsabile dell’operazione di salvataggio all’interno della legazione polacca era l'ambasciatore stesso, Aleksander Lados. Supportato da due collaboratori, Stefan Ryniewicz e Konstanty Rokicki, nonché da un impiegato ebreo, Julius Kuhl, che era a capo della sezione ebraica della legazione. Il quartetto lavorò di concerto con due attivisti ebrei di spicco, il rabbino Chaim Israel Eiss, che rappresentava il movimento religioso Agudat Israel, e Abraham Silberschein, del Congresso ebraico mondiale.

Quando le autorità svizzere vennero a conoscenza di questa azione clandestina di soccorso basata su documenti falsi, Heinrich Rothmund, capo della polizia svizzera, convocò per un interrogatorio i responsabili della rete, mettendoli in guardia sul continuare le loro attività illegali sul suolo svizzero. Interrogato da Rothmund, l'ambasciatore Lados rispose: "Si tratta di salvare vite umane”, e ignorò l'avvertimento. Lados all'inizio non cercò il consenso dei suoi superiori nel governo polacco in esilio operante fuori Londra, riguardo alla partecipazione della sua legazione a questa manovra di conversione, tramite documentazione falsificata, di cittadini ebrei polacchi, ebrei apolidi ed ebrei di altri Paesi occupati, in cittadini di Paesi sudamericani. Quando, in seguito, il governo venne a conoscenza di tutto ciò, diede il suo consenso tardivo all'operazione.

Yad Vashem ha finora conferito postumo il titolo di Giusto tra le Nazioni a Rokicki e sta studiando l'ulteriore assegnazione dell'onorificenza all'ambasciatore Lados e a Ryniewicz, dal momento che l'intera operazione segreta è stata iniziata, approvata e sostenuta principalmente dall'ambasciatore e dal suo più vicino collaboratore.

Alla luce del vivace dibattito in corso sul comportamento dei polacchi di tutte le classi sociali nei confronti della numerosa popolazione ebraica nella Polonia occupata, è gratificante e stimolante apprendere di un gruppo di diplomatici polacchi che ha lavorato di concerto con degli attivisti ebrei per salvare quanti più ebrei possibile, anche se questo voleva dire usare dei sotterfugi.

I Giusti polacchi sono una luce che illumina dei migliori rapporti tra ebrei e polacchi per gli anni a venire.

Mordecai Paldiel

Analisi di Mordecai Paldiel, docente alla Yeshiva University, già Direttore del Dipartimento dei Giusti di Yad Vashem

30 luglio 2019

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