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Rami Al Sayed e il paradosso della testimonianza

con i video delle violenze in Siria

Rami Al Sayed

Rami Al Sayed

Shady Hamadi, scrittore e attivista italo-siriano, presenta la terribile morte del giovane Rami Al Sayed.



RAMI AL SAYED E IL PARADOSSO DELLA TESTIMONIANZA


I  “giusti” in Siria ci sono e alcuni di loro sono morti mentre compievano il giusto. Tra tutte le storie di persone, uomini e donne, che si sono prodigati in Siria nel salvare vite umane o emergendo come figure pacifiste e carismatiche, capaci di attrarre a sé milioni di siriani, sono rimasto profondamente colpito da un ragazzo, Rami al Sayed. 


Classe 1985, Rami sin dall’inizio della rivoluzione si è prodigato nell’opera di filmare e raccontare tramite YouTube quello che accadeva in Siria. Quello che questo ragazzo e migliaia di altri hanno fatto, e continuano a fare, si chiama “testimonianza”. Molti giornalisti hanno screditato l’opera di questi giovani, accusandoli di mettere in rete filmati falsi, inattendibili, inverificabili ecc… Rami è morto, insieme alla più famosa Mary Colvin, continuando a testimoniare filmando, sapendo che nessun premio o elogio gli sarebbe spettato per il rischio continuo a cui si esponeva, ma soprattutto pensando, forse, che i suoi filmati e tutto il suo lavoro sarebbero stati considerati inattendibili.
Ho scelto di parlarvi di Rami perché è l’esempio più eclatante del paradosso della testimonianza a cui assistiamo in Siria. Più semplicemente intendo: avere i video, poterli vedere, eppure considerarli non attendibili perché non siamo andati noi occidentali a filmare.


Da un anno basta aprire YouTube, scrivere Siria e poter vedere una mole di materiale testimoniale degna di un mausoleo. Pur avendo il dolore e la morte davanti allo schermo, chi ha il compito di raccontare giornalmente cosa succede intorno a noi ha preferito non guardare molto spesso, dubitando. La peggiore conseguenza che il paradosso della testimonianza porta, è quella che i fatti scompaiono -anche solo in parte- lasciando spazio all’opinione… e quante ne sono state pronunciate sulla Siria di opinioni. Addirittura siamo arrivati al punto che alcuni mettono in dubbio che ci sia in corso un massacro ai danni della popolazione. 


Rami al Sayed morendo, ha lasciato una bambina di 18 mesi e una giovane moglie. Probabilmente non sarà ricordato da molti questo giovane giornalista, non istituiranno premi che porteranno il suo nome, né aule di università verranno intitolate a lui, ma forse un albero sì. Rami era un giusto, un uomo che ha compiuto il suo dovere: raccontare cosa succedeva, senza augurare la morte a chi uccideva il suo  -nostro- popolo. Rami è un Giusto, ed è stato testimone e narratore della sofferenza di un intero popolo.  Anche gli ultimi minuti di vita di Rami sono stati filmati. Qualcuno guardando il video, forse, dirà che il filmato è un montaggio e che Al Sayed non è mai morto.


A questo link il video della morte di Rami (Le immagini sono crude e non adatte a un pubblico di minori).

19 marzo 2012

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