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Viaggio in Iran, dove le donne rifiutano il velo

riprende la protesta contro le regole imposte dai religiosi

Nei giorni scorsi la polizia iraniana ha arrestato 29 donne che erano apparse per strada senza il velo per protestare contro l'obbligo di indossare l'hijab, imposto dalla legge islamica. Secondo l'agenzia Tasnim, le donne partecipavano alla campagna chiamata "mercoledì bianco", dal colore dei veli sventolati. Le foto delle ragazze coinvolte nell'iniziativa sono state diffuse dai social network. 

Della condizione delle donne iraniane parla Cristiana Zanetti, membro della Commissione educazione di Gariwo, in questo ricordo del suo viaggio in Iran.

Viaggio in Iran. Cielo terso, paesaggio color ocra, deserto.

Viaggio in una terra antica e alle origini della nostra civiltà. Le tombe di Ciro, Dario, Serse. Persepoli grandiosa e distrutta da Alessandro. Paese religioso, molto.

Qui sono ancora presenti le tracce del profeta Zarathustra, detto anche Zoroastro, e della sua divinità, Ahura Mazda. Il fuoco sacro brucia ancora e da sempre nei templi a Yazd e le torri del silenzio ci ricordano il ciclo della vita.

Per noi Zarathustra è il profeta nietzschiano dell’annuncio della morte di Dio, della fine del tempo sacro e del tempo stesso. Zarathustra ci annuncia l’avvento di una nuova era: al centro l’uomo che sa affrontare l’Apocalisse, risorgere e fondare un nuovo tempo circolare e nuovi valori. Un sogno di emancipazione frainteso nella storia e diventato un incubo.

Eppure tutto questo patrimonio di confronto – scontro tra greci e persiani, di antiche religioni proto-monoteiste e di annunci di salvezza è soffocato da una spessa coltre islamica, che ha sottomesso gli uomini.

Quanto Zarathustra e Ahura Mazda rispettano gli uomini, tanto l’Islam li sottomette. Islam, sottomesso a Dio. Nella versione iraniana, poi, la sottomissione è decisamente femminile.
Sì, le donne guidano le vetture, sono istruite, pur in scuole separate, e laureate più dei maschi, anche se lavorano meno dei maschi. Ma in tribunale la loro testimonianza vale la metà di quella dei maschi e in sede di successione ereditaria valgono metà di un maschio.

Le donne, si dice, sono le regine della casa, nel senso che vivono la loro vita, per la gran parte, entro le mura domestiche. E non per scelta.

All’esterno le donne devono coprirsi il capo e portare abiti che non facciano indovinare le forme. Un manifesto paragona la donna a una perla rinserrata nella conchiglia, come un’ostrica: il velo protegge la donna come la conchiglia la perla. A parte Teheran, l’Iran è la terra del chador.

Povera terra, retta con disprezzo e mano ferma da maschi “religiosi”, che misurano il loro potere sulla lunghezza del velo delle donne. 

Iran, una teocrazia che si regge sulla schiavitù delle donne. 

Teocrazia: un sistema economico in cui, in nome di Dio, un ingegnere guadagna 300 euro al mese, un pasdaran, un soldato della rivoluzione, 1.100 euro al mese e un mullah ancora di più.

Iran, una teocrazia protetta da due milioni di pasdaran.

Iran, terra di uomini arroganti, consapevoli del loro potere e anche insicuri. Ma non è stato sempre così. Storicamente, nell’età contemporanea, il processo di asservimento femminile è iniziato con l’imam Khomeini. E proseguito con i successori. Verrà il giorno in cui le donne si accorgeranno di essere l’altra metà del cielo?

Finora i religiosi maschi persiani hanno reagito alle proteste sparando. 

Neda Agha Soltan uccisa a Teheran nel 2009 nel corso di una manifestazione per la libertà di espressione e ricordata nel Giardino dei Giusti al Monte Stella di Milano, ne è la testimonianza. 

E la ragazza, che nelle manifestazioni di gennaio 2018 si è strappata il velo, è ancora incarcerata e di lei non si sa nulla.

Iran: la speranza per il futuro di un viaggio in libertà.

Cristiana Zanetti, Commissione educazione Gariwo

2 febbraio 2018

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