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"Soffro senza odiare"

l'addio del compagno al poliziotto ucciso a Parigi

Un discorso giusto e sconvolgente”, così Le Nouvel Observateur definisce le parole di Etienne Cardiles, il compagno di Xavier Jugelé, il poliziotto di 37 anni ucciso giovedì 20 aprile durante l'attentato sugli Champs-Elysées. Il discorso è stato pronunciato durante un omaggio a livello nazionale che è stato reso presso la prefettura di Parigi.

Xavier. Giovedi mattina come sempre, sono andato a lavorare, e tu dormivi ancora. Ci siamo scambiati due parole sulla giornata e sul nostro progetto di vacanze in un Paese così lontano che tu mi avevi detto, trepidante, di non essere mai stato così lontano. I dettagli del passaporto, le nostre preoccupazioni sull'alloggio invadevano i nostri messaggi. Una frenesia tanto più gioiosa, quanto più i nostri biglietti d'aereo erano già riservati da martedi. Tu hai preso servizio alle 14, in questa divisa di cui ti prendevi tanto cura, perché il tuo modo di presentarti doveva essere irreprensibile. I tuoi compagni e tu avevate ricevuto la missione di raggiungere il commissariato dell'8° arrondissement. Voi dovevate, come accadeva molto spesso, garantire la sicurezza del pubblico su quel bel viale degli Champs-Elysées. Ti avevano designato come punto di stazionamento il numero 102 dell'avenue des Champs-Elysées, davanti all'Istituto culturale della Turchia.

Questo tipo di missione, lo so, ti piaceva. Perché c'erano i Champs e l'immagine della Francia, perché era anche la cultura che voi proteggevate. In quell'instante e proprio a quell'indirizzo, il peggio è arrivato. Per te e per i tuoi compagni. 
Uno di quegli eventi che tutti temono. E che sperano che non capitino mai. Tu sei stato ucciso sul colpo, e ringrazio di questo la tua buona stella.

I tuoi compagni sono stati feriti, uno dei due gravemente. Si stanno rimettendo rapidamente, e noi ne siamo sollevati. Tutti sono rimasti scioccati. Sono rientrato la sera senza di te, con un dolore estremo e profondo che si calmerà forse un giorno, lo ignoro. 

Questo dolore mi ha dato il sentimento di essere più vicino che mai ai tuoi compagni che soffrono, come te silenziosamente, come me silenziosamente. E per quanto mi concerne, io soffro senza provare odio.

Prendo in prestito questa formula ad Antoine Leiris [la cui moglie è morta durante l'attentato del 13 novembre al Bataclan, lasciandolo solo con un figlio di 17 mesi, NDR] la cui immensa saggezza di fronte al dolore mi aveva suscitato tanta ammirazione quando avevo letto e riletto quelle righe qualche mese fa. È una lezione di vita che mi aveva fatto tanto crescere, e che mi protegge ancora oggi.  Quando sono apparsi i primi messaggi che informavano i parigini che un avvenimento grave era in corso sugli Champs-Elysées e che un poliziotto aveva perso la vita, una vocina mi ha detto che eri tu e mi ha ricordato questa formula generosa e battagliera: non avrete il mio odio.

Questo odio, Xavier, io non ce l'ho perché esso non ti somiglia, perché non corrisponde in nulla a ciò che faceva battere il tuo cuore, né a ciò che aveva fatto di te un gendarme e quindi un guardiano della pace.

Perché l'interesse generale, il servizio degli altri e la protezione di tutti facevano parte della tua educazione e delle tue convinzioni e la tolleranza, il dialogo e la temperanza erano le tue migliori armi. Perché dietro il poliziotto c'era l'uomo. E non si diventa poliziotto o gendarme che per scelta: la scelta di aiutare gli altri, di proteggere la società e di lottare contro le ingiustizie.

Questa missione nobile che la polizia e la gendarmeria garantiscono e che sono regolarmente messe a mal partito, io in quanto cittadino, ancora prima di conoscerti, la ammiravo già. Questa professione di poliziotto è l'unica alla quale la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino faccia allusione. Nel suo articolo 12, essa enuncia questa evidenza: la garanzia dei diritti dell'uomo e del cittadino necessita di una forza pubblica. Con una precisazione utile in questo periodo politicamente importante: questa forza è istituita per il vantaggio di tutti,  non per l'interesse particolare di coloro ai quali è affidata.

Era la visione che condividevamo di questa professione, ma era solamente un aspetto dell'uomo che tu eri. L'altro aspetto dell'uomo era un mondo di cultura e di gioia, dove il cinema e la musica prendevano una parte immensa. Vedere cinque film di fila in una magnifica giornata soleggiata di agosto non ti faceva paura. E ben inteso, le versioni originali erano privilegiate, per il purista che eri e per questa lingua, l'inglese, che tu volevi parlare alla perfezione. Tu seguivi i concerti e gli artisti anche per tutte le loro tournée. Céline Dion era la tua stella. Zazie, Madonna o Britney Spears e molti altri facevano vibrare le nostre finestre. Il teatro ti trasportava e tu lo vivevi appieno. Nessuna esperienza culturale ti scoraggiava. Guardavi ogni film a partire dal giorno della sua uscita, fino alla fine, quale che ne fosse la qualità. Una vita di gioia e di immensi sorrisi, dove l'amore e la tolleranza regnavano come guide incontestate. Questa vita da star, tu la lasci come una star.

Vorrei dire a tutti i tuoi compagni come sono vicino a loro. Vorrei dire agli uomini e alle donne che compongono la tua linea gerarchica in polizia come ho visto la sincerità nei loro occhi e l'umanità nei loro gesti. Vorrei dire a tutti coloro che lottano per evitare che questi eventi si producano che conosco il loro senso di colpa e il loro sentimento di fallimento e che devono continuare a lottare per la pace.

Vorrei dire a tutti coloro che ci hanno testimoniato il loro affetto, ai loro genitori e a me, che noi siamo stati profondamente sensibili a tutto questo. Vorrei dire alla tua famiglia che noi siamo uniti. E a tutte le persone più care che si sono prese così grande cura di me, che sono magnificamente degni di noi.

A te, vorrei dire che tu resterai nel mio cuore per sempre. Ti amo. Restiamo in dignità e vigiliamo sulla pace e salvaguardiamo la pace.

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