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"Buoni al tempo del male" anche tra gli ottomani

Intervento di Pietro Kuciukian alla Basilica di Sant'Ambrogio

Da alcuni anni , il 24 aprile, ci ritroviamo in questa Basilica, simbolo del Cristianesimo delle origini, per  ricordare  i nostri morti, vittime del genocidio del 1915. Oggi celebriamo il 99° anniversario, la sofferenza  si rinnova. Un milione e mezzo di armeni sono stati spazzati via, chi subito, chi in una sequenza indeterminata di giorni nelle marce verso il deserto. Ma non tutti. Alcuni sono sopravvissuti e hanno testimoniato, altri hanno ricominciato.

Discriminazioni di secoli ci hanno reso vulnerabili, esposti alla violenza del genocidio, ma esistiamo, per la forza interiore e il coraggio dei nostri padri e delle nostre madri, e per la resistenza della nostra Chiesa.

Noi, figli dei sopravvissuti, abbiamo fatto riemergere la storia. Il rispetto dei fatti è un impegno che si rinforza ad ogni anniversario. Abbiamo perso i nostri cari e le nostre case, le scuole, i monumenti, le chiese, ma non l’amore per il nostro passato e il senso di appartenenza a un popolo che può ancora dare tanto al mondo. La nostra identità culturale ci ha preservati dall’annientamento totale. I carnefici, assieme alla vita, hanno tentato di toglierci le espressioni della nostra cultura, che significano vita e che sono per noi ragione di speranza.

Il male inferto al nostro popolo è un male inferto a tutta l ‘umanità. Oggi rendiamo un servizio alla memoria e alla vita. Le pene non vanno coltivate in solitudine. E siamo grati agli amici italiani che sono con noi.

Affondando lo sguardo nei racconti del male non si poteva non chiedersi se un po’ di bene  c’era stato: qualcuno che non ha tradito il legame dell’amicizia, qualche vicino che è stato capace di essere fedele alla propria coscienza  piuttosto che obbedire a ordini che avevano il volto della barbarie, un gesto di aiuto che poteva significare salvezza . Da alcune storie familiari dei sopravvissuti si possono ricavare racconti di “buoni al tempo del male”, anche tra gli ottomani, che disobbedendo agli ordini spesso  hanno subito  la stessa sorte della vittime.  Questi racconti ci consentono di riconciliare i vivi e i morti, insieme a questo momento che ricrea il legame con i nostri morti.

È di ieri la notizia che il premier turco Erdogan ha espresso agli armeni le proprie condoglianze.

Possiamo considerarlo un primo passo verso il riconoscimento della realtà del genocidio perpetrato dal Governo dei Giovani turchi? È l’interrogativo che tutti noi ci poniamo. Vorremmo guardare fiduciosi a un futuro di dialogo e di riconciliazione.

Pietro Kuciukian

Analisi di Pietro Kuciukian, Console onorario d'Armenia in Italia e cofondatore di Gariwo

24 aprile 2014

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