Gariwo
https://it.gariwo.net/magazine/genocidio-armeni/gli-armeni-il-genocidio-e-il-novecento-italiano-11500.html
Gariwo Magazine

Gli Armeni: il genocidio e il novecento italiano

convegno al Senato della Repubblica

Gli Armeni: il genocidio e il novecento italiano”, è il titolo del convegno ospitato a Roma dal Senato della Repubblica, nello spazio della Biblioteca Spadolini, il 23 settembre 2014. Convegno voluto dall’Associazione parlamentare “Amici dell’Armenia”, presieduta dalla Senatrice Emilia Grazia De Biasi, il primo di un percorso che, come ha chiarito uno dei relatori - lo storico Marcello Flores - alla vigilia del centesimo anniversario del genocidio armeno, vuole rispondere al negazionismo della Turchia con “la forza della conoscenza”. Dagli interventi della presidente De Biasi e delle onorevoli Silvia Piccoli e Sandra Zampa, è emerso con chiarezza l’impegno a far si che le istituzioni siano il tramite dell’opera di divulgazione delle pagine dimenticate, in particolare quella del genocidio armeno, della storia del Novecento, il secolo che ha segnato lo spartiacque tra civiltà e barbarie. Il fondamentalismo, il terrorismo, i rigurgiti nazionalisti che segnano la nostra contemporaneità vanno combattuti con i valori civili e le istituzioni hanno il compito di affiancare l’Accademia con il richiamo ai valori della riconciliazione, del perdono, del dialogo e della verità storica. “Oblio e negazione sono intollerabili per la nostra coscienza”, ha ribadito la senatrice Albertina Soliani, non dobbiamo avere paura; dobbiamo sapere che sicurezza significa più umanità e più relazione”.

L’Ambasciatore della Repubblica d’Armenia in Italia, S.E. Sargis Ghazaryan, salutando la classe del Liceo Gioberti e gli insegnanti presenti al convegno, ha sottolineato l’importanza del lavoro della memoria contro l’oblio, per “prevenire” e per poter contrastare con la cultura e l’informazione le derive negazioniste. “Prevenzione e repressione del crimine di genocidio”, ha ribadito l’ambasciatore, “questo è l’onere che ci assumiamo per il centenario del genocidio, e oggi noi in Armenia siamo in prima lineanella difesa e nell’aiuto alle minoranze cristiane del Medio Oriente”.

La riflessione sul tema del convegno è entrata nel merito con la prima relazione del prof. Marcello Flores che ha sottolineato un passaggio importante sul piano della conoscenza e della memoria della produzione storica sul tema del genocidio armeno: dal 98 % di saggi di autori armeni, si è passati negli ultimi anni a più della metà di autori non armeni. Ha espresso l’auspicio che il centesimo anniversario del genocidio possa segnare un salto di qualità e che la battaglia per il riconoscimento da parte della Turchia sia affiancata da un intenso impegno di divulgazione dei fatti e di trasmissione delle testimonianze, che privilegi la conoscenza alla definizione, la storia alla memoria.

La scrittrice Antonia Arslan ha seguito le linee di sviluppo della letteratura italiana sul genocidio a partire dai primi anni del Novecento, richiamando alcuni autori e testi, e ha ribadito l’importanza della scrittura letteraria e delle trasposizioni filmiche al fine di mobilitare l’interesse e indirizzare lo sguardo dei lettori sull’identità e sulla storia del popolo armeno. Fatto che è avvenuto, ad esempio, con il film dei fratelli Taviani tratto dal romanzo “La masseria delle allodole”, opera giunta alla trentesima edizione e tradotta in venti lingue.

Il prof. Paolo Acanfora ha ricostruito il rapporto tra il politico cattolico Filippo Meda e gli armeni negli anni cruciali del genocidio, che vedono in Italia la presenza di profughi sopravvissuti allo sterminio. Dagli scritti di Meda emerge il suo coinvolgimento nella questione armena. Parla di “guerra di religione”, che ha come scopo finale l’estinzione della razza armena e parla di “sconfitta della civiltà”. Non ignora la responsabilità delle grandi potenze e dubita della buona disposizione della Russia verso gli armeni. Un armeno, in una lettera, definisce Filippo Meda “apostolo della causa santa”!

Questo dei deputati e politici italiani coevi agli eventi del genocidio e impegnati a difendere la causa degli armeniè un vasto terreno da esplorare.

La prof.ssa Gabriella Uluhogian,dopo un breve commento alle “condoglianze” che Erdogan in occasione del 24 aprile, anniversario del genocidio, ha fatto ai nipoti degli armeni “morti in guerra” - gesto, ha dichiarato, peraltro di difficile interpretazione e che induce a pensare all’impossibilità di dire quello che “dovrebbe” essere detto - ha proposto alcune testimonianze toccanti legate alla vicenda della sua famiglia: Lettere da casa prima e dopo la catastrofe, che si riferiscono agli anni 1913-1914 e 1919 e che testimoniano le speranze e leattese di una famiglia armena nell’Impero Ottomano, orgogliosa di mandare un figlio “bravo e intelligente” a studiare in Italia, la serenità quotidiana di un mondo in pace prima del “Grande Male” e il dramma dopo la catastrofe, che lascia sul terreno perdite irreparabili. E tuttavia emerge, insieme al silenzio sul percorso di violenza attraversato, la grande forza d’animo di una sopravvissuta della famiglia, Sara, la sua solitudine, e il suo desiderio di guardare avanti.

Il prof. Agop Manoukian ha concluso gli interventi degli esperti con la presentazione della sua ricerca: “Presenza Armena in Italia. 1915 – 2000”, volume recentemente pubblicato dall’editore Guerini, che ricostruisce le vicendedella diaspora armena in Italia, piccolo frammento della più vasta diaspora armena nel mondo. Manoukian ha messo in luce il dilemma che segna lepresenze diasporiche: resistere all’integrazione o aprirsi totalmente alla nuova realtà e la difficoltà di definire un confine. Ha riproposto i momenti chiave e le varie fasi dell’arrivo degli armeni nel nostro paese, la presenza religiosa e culturale a Venezia, prima del genocidio, poi l’arrivo dei sopravvissuti, la nascita delle prime associazioni, la pubblicazione dei giornali, il rapporto con le istituzioni nei momenti cruciali dei trattati di pace (Sévres e Losanna), e le figure più significative del mondo armeno (scrittori, poeti, artisti), che fanno scoprire agli italiani il retroterra storico e culturale, in una parola, l’identità di un popolo.

La senatrice Albertina Solianiha chiuso i lavori del convegno sottolineando che la voce del mondo, la vita delle persone, la conoscenza e la comprensione delle loro sofferenze costituiscono le ragioni di fondo della politica. Il patrimonio di valori, dopo un secolo come quello appena trascorso, rende necessario il riconoscimento del genocidio perché si deve dire che un genocidio “non doveva esserci”. “Dobbiamo sapere”, ha aggiunto, “che la questione armena è una questione europea,e che il riconoscimento dovrebbe essere un fatto spontaneo, non richiesto”.

Annamaria Samuelli, Responsabile Commissione educazione e cofondatrice di Gariwo

3 ottobre 2014

Non perderti le storie dei Giusti e della memoria del Bene

Una volta al mese riceverai una selezione a cura della redazione di Gariwo degli articoli ed iniziative più interessanti. Per iscriverti compila i campi sottostanti e clicca su iscrizione.




Grazie per aver dato la tua adesione!

Contenuti correlati