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La distruzione della chiesa di Deir el Zor

memoriale del genocidio armeno

Alla fine di settembre, la chiesa armena di Deir el Zor, in Siria, è stata distrutta dai fondamentalisti. L’edificio, costruito nel 1846, era stato consacrato come memoriale del genocidio armeno, e comprendeva nella propria area anche un museo con i resti delle vittime dei massacri compiuti nel 1915 dai Giovani Turchi. 

La zona, a maggioranza curda, era controllata da al Nusra, la costola di Al Qaeda in Siria, ma da qualche mese è diventata teatro delle violenze dell’Isis, che hanno portato a scontri tra le diverse fazioni islamiste.

Dopo la distruzione della chiesa, i fondamentalisti hanno bruciato tutti gli archivi - che contenevano importanti documenti sul genocidio - e gettato per le strade le ossa dei cadaveri sepolti nella cripta.

Questa “orribile barbarie”, come l’ha definita il Ministro degli Esteri armeno Edward Nalbandian, arriva solo pochi mesi prima dal centenario del genocidio, che verrà celebrato nel 2015.

Robert Fisk, reporter del quotidiano britannico The Independent, ha incontrato in Siria il prete responsabile della chiesa di Deir el Zor, Monsignor Antranik Ayvazian, il quale ha rivelato che prima della distruzione dell’edificio aveva ricevuto un messaggio da parte degli islamisti, che avrebbero risparmiato gli archivi se lui avesse riconosciuto la loro autorità nella zona. “Ho rifiutato - ha dichiarato il Monsignore - e di conseguenza hanno distrutto tutto. Le uniche ossa delle vittime del genocidio rimaste erano nel santuario di Murgada; le ho seppellite prima di andarmene, ma se ora tornassi lì non so se riuscirei a ritrovarle”. 

Lo stesso Fisk racconta di aver ritrovato, 22 anni fa, i resti di alcune vittime del genocidio, e di averli consegnati a un amico armeno per conservarli nella cripta di Deir el Zor. “Durante i massacri del 1915 - ha continuato Ayvazian - i turchi entrarono nella chiesa e uccisero Padre Petrus Terzibashian, gettando poi il suo corpo nell’Eufrate. Questa volta almeno gli islamisti sono arrivati quando l’edificio era vuoto”.

11 novembre 2014

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