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La protesta per Kamp Armen

stasera nel centro di Istanbul

"Kamp Armen agli armeni - Basta con le manovre dilatorie" è lo slogan che sarà gridato stasera nella manifestazione indetta alle 19.30 nel centro di Istanbul, a piazza Tunel nei pressi di Taksim, dall'organizzazione giovanile armena Nor Zartonk e dal movimento di solidarietà nato per rivendicare la restituzione dell'ex orfanatrofio e colonia estiva al legittimo proprietario, la comunità armena. Un corteo sfilerà anche nella capitale Ankara con la stessa parola d'ordine.

La battaglia per salvare Kamp Armen, l'ex orfanatrofio e colonia estiva della comunità armena di Istanbul, è in corso da 52 giorni e il movimento di protesta, che dal 6 maggio ha bloccato la demolizione dell'edificio (situato nel sobborgo di Tuzla, nella parte asiatica della città), torna in piazza per sollecitare la soluzione che sembrava ormai raggiunta alla fine di maggio, con l'impegno dell'attuale proprietario dell'area, dove sorge l'ex orfanatrofio, a restituirlo alla Fondazione della Chiesa Protestante Armena di Gedikpasa.

Il passaggio di proprietà invece non è ancora avvenuto e Nor Zartonk, l'organizzazione impegnata per i diritti umani e civii che quasi due mesi fa occupato l'area con un sit-in bloccando i bulldozer, ha chiamato gli altri attivisti e i cittadini a marciare per ottenere il rispetto dell'impegno annunciato.

Inaugurato nel 1963, Kamp Armen aveva accolto oltre 1.500 bambini, tra i quali Hrant Dink, il giornalista turco di origine armena fondatore e direttore del settimanale bilingue Agos e fautore del dialogo tra Turchia e Armenia, ucciso nel 2007. Dink aveva passato le estati al campo, dove aveva conosciuto la futura moglie Rakel e con lei si era poi occupato della gestione della struttura fino alla sua chiusura e requisizione nel 1987. L'ex orfanatrofio ha un grande valore simbolico nella memoria della comunità armena di Istanbul e la minaccia della sua distruzione proprio nel centenario del genocidio ha scatenato una forte reazione tra gli attivisti, con Rakel Dink in prima fila nelle iniziative.

La resistenza per salvare Kamp Armen nelle scorse settimane era diventata un caso nazionale coinvolgendo il mondo politico. Non solo diversi esponenti dell'HDP (il Partito Democratico dei Popoli, che ha registrato un forte progresso alle recenti elezioni), si erano schierati a sostegno dei dimostranti, ma lo stesso Primo ministro Ahmet Davutoğlu aveva sollecitato una rapida soluzione della vicenda. Di fronte a queste pressioni il proprietario del terreno, Fatih Ulusoy, aveva ceduto rinunciando al progetto di costruire immobili residenziali di lusso al posto dell'ex orfanatrofio. 

Lo stabile doveva esser riconsegnato alla Fondazione della Chiesa Protestante Armena di Gedikpasa, per "venire incontro ai desideri e alla sensibilità dei cittadini di origine armena e contribuire alla pace sociale e alla unità del Paese, in un momento in cui la sensibilità della società è soggetta a varie pressioni legate all'anno 1915", aveva dichiarato Ulusoy all'agenzia di stampa Anadolu.

Kamp Armen era stato realizzato dalla Chiesa Protestante Armena di Gedikpasa, che in precedenza ospitava nella propria sede un istituto per gli orfani e i bambini poveri, ai quali garantiva anche l'insegnamento della lingua e della cultura armena, dato che in Anatolia all'epoca non esistevano scuole per gli armeni.

Dopo il colpo di stato del 1980, lo Stato turco aveva requisito il terreno in base a una legge del 1936, che negava alle fondazioni non musulmane il diritto di acquisire beni immobili e poneva le basi per le successive espropriazioni, e lo aveva ridato ai precedenti proprietari. Il terreno e lo stabile erano stati poi rivenduti più volte, finendo in stato di abbandono, fino a che l’attuale proprietario ha deciso di demolirlo per costruire delle case.

L’obiettivo della Chiesa Protestante Armena, un volta conclusa positivamente la vocenda, è demolire quanto rimasto del vecchio edificio e costruirne uno nuovo, appena ottenuti i permessi.

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