Il 24 aprile 1915, a Costantinopoli, centinaia di intellettuali, uomini politici e religiosi armeni vengono arrestati e uccisi. Da allora questa data viene assunta come simbolo del genocidio, e in tutto il mondo le comunità armene celebrano questa triste ricorrenza con incontri a ricordo delle vittime.
A quasi un secolo di distanza, il governo turco ancora non riconosce il genocidio. Nonostante questo, turchi e armeni non rinunciano al dialogo, come testimoniano due importanti iniziative.
Il Museo del genocidio di Yerevan ha deciso di dedicare una sezione ai Giusti turchi e curdi che hanno salvato gli armeni dalla persecuzione. Nel programma di restauro del Museo è cruciale la valorizzazione di questo aspetto della storia che ha visto i Giusti proteggere i loro vicini e amici armeni, a prezzo della loro sicurezza. Questa scelta rivela la volontà, da parte degli armeni, di guardare al passato non identificando il bene o il male esclusivamente da una parte, con una visione più ampia e complessa della realtà.
Segnali di cambiamento anche da Istanbul. Per la prima volta infatti una delegazione della Diaspora parteciperà ufficialmente alle commemorazioni del 24 aprile in Turchia. Il negazionismo di Ankara è ancora una realtà, e la presenza ufficiale della comunità armena all’appuntamento di Istanbul è un passo verso l’avvicinamento della società civile turca alla questione del genocidio.
L’evento prevede una tre giorni di incontri - dal 21 al 24 aprile - che coinvolgerà, oltre a diversi gruppi e media turchi, anche la Hrant Dink Foundation e gli editori di Agos, la rivista fondata dal giornalista assassinato nel 2007.
L’iniziativa si inserisce nel percorso tracciato dalla Conferenza Internazionale Armenian Genocide: Challenges on the Eve of Centenary, organizzata il 22 e 23 marzo scorso dal direttore del Memoriale del genocidio di Dzizernagapert, Haik Demoyan. Alla conferenza, a cui era presente Ragip Zarakoglu, l’editore turco incarcerato per i suoi testi sul genocidio armeno e sui diritti umani in Turchia - e marito di Ayse Nur Zarakoglu, Giusta al Giardino di Milano - ha partecipato anche Pietro Kuciukian, cofondatore di Gariwo e console onorario della Repubblica di Armenia, che ha illustrato i progetti della comunità armena d’Italia e ha proposto la relazione dal titolo Perché onorare i giusti per gli Armeni.
Prove di dialogo tra turchi e armeni
in vista del 100esimo anniversario del genocidio
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22 aprile 2013
Approfondimenti su Gariwo
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Metz Yeghern
il genocidio degli armeni
Nel quadro del primo conflitto mondiale (1914-1918) si compie, nell’area dell’ex impero ottomano, in Turchia, il genocidio del popolo armeno (1915 – 1923), il primo del XX secolo. Con esso il governo "dei Giovani Turchi", che ha preso il potere nel 1908, attua l’eliminazione dell’etnia armena, presente nell’area anatolica fin dal VII secolo a.C.
Nella memoria del popolo armeno, ma anche nella stima degli storici, perirono i due terzi degli armeni dell'Impero Ottomano, all’incirca 1.500.000 persone. Molti furono i bambini islamizzati e le donne inviate negli harem. La deportazione e lo sterminio del 1915 sono stati preceduti dai pogrom del 1894-96 voluti dal Sultano Abdul Hamid II e da quelli del 1909 attuati dal governo "dei Giovani Turchi".