La Corte Costituzionale guatemalteca ha rovesciato il verdetto di colpevolezza per genocidio e crimini contro l'umanità a carico dell'ex dittatore Ephrain Rios Montt. I giudici supremi hanno accolto l'obiezione della Difesa dell'imputato che sollevava un conflitto di attribuzione tra due corti e altri vizi procedurali.
I gruppi per i diritti umani del Guatemala hanno convocato una breve conferenza stampa nella capitale per ribadire che continueranno a lottare per la verità sulle stragi ai danni degli indigeni maya. Almeno 200.000 di loro infatti morirono nella guerra civile tra il 1960 e il 1996.
Annullata la condanna a Rios Montt
per un conflitto di competenze tra giudici
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21 maggio 2013
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Il genocidio in Guatemala
della popolazione Maya
Come nel resto dell'America Latina, il modello economico-sociale prevalente in Guatemala dopo la conquista dell'indipendenza dalla Spagna nel 1821, fu quello del dominio della minoranza bianca, ricca e privilegiata, sulla maggioranza della popolazione autoctona o meticcia costretta alla povertà e priva di diritti. Nel 1954 un golpe militare pose fine a un tentativo di riforma agraria che rischiava di compromettere i tradizionali equilibri economici e di potere. Seguirono anni di potreste popolari, sia democratiche che di guerriglia. Fra il 1960 e il 1996 imperversò una guerra civile nel corso della quale si scontrarono gli interessi delle classi agiate urbane discendenti dai colonizzatori e quelli dei ceti più poveri e dei campesiños di etnia maya sparsi nei villaggi delle zone rurali del Paese.
L'apice della violenza fu raggiunto fra il 1978 e il 1983. In quell'arco di tempo l'esercito sterminò intere comunità maya nei villaggi più remoti e più poveri della regione centro-occidentale.