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La Germania riconosce il genocidio di Herero e Nama

di Simone Zoppellaro

DA STOCCARDA – “Sono lieto e grato che siamo riusciti a raggiungere un accordo con la Namibia su come affrontare insieme il capitolo più oscuro della nostra storia comune”, ha affermato oggi il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas. In una dichiarazione congiunta, che è frutto di oltre sei anni di negoziati, la Germania riconosce come genocidio ciò che accadde nell'allora colonia dell'Africa del Sud-Ovest tra il 1904 e il 1908, impegnandosi a pagare 1,1 miliardi di euro come “gesto di riconoscimento”.

Secondo l'accordo, i fondi saranno stanziati in aiuti statali per i prossimi trent’anni. Un documento in tal senso è stato firmato provvisoriamente dai negoziatori di entrambi i paesi e dovrebbe essere presto ratificato dai rispettivi ministri degli esteri. Maas ha parlato di un “gesto di riconoscimento dell'incommensurabile sofferenza inflitta alle vittime”, mentre il governo di Berlino insiste sul fatto che nessuna rivendicazione legale potrà derivare dal riconoscimento del genocidio. La Germania, con l’accordo, intende finanziare progetti in settori quali l'agricoltura, l'approvvigionamento idrico e la formazione professionale attraverso un fondo per la ricostruzione e lo sviluppo, volto a sostenere in particolar modo gli Herero e i Nama.

La formulazione della dichiarazione è il prodotto di un lungo percorso, ed è il risultato ultimo di nove round di negoziati avviati a partire dal settembre 2015 e guidati dal politico della CDU Ruprecht Polenz e dal capo negoziatore namibiano Zedekia Ngavirue. Si vuole sottolineare come oggi, dopo i numerosi attriti e gli errori del passato – dovuti anche alla reticenza tedesca ad affrontare i crimini del proprio passato coloniale, – vi sia una rinnovata volontà di riconciliazione delle due parti che potrà permettere finalmente, a oltre centodieci anni da quegli eventi, uno sguardo condiviso sul passato. La questione della compensazione era stata il principale punto in discussione: le due delegazioni avevano già raggiunto un accordo il 15 maggio, ma doveva ancora essere discusso dai rispettivi governi.

Secondo i media namibiani, è inoltre previsto che il presidente federale Steinmeier si rechi in Namibia nel corso dell'anno per esprimere in parlamento una richiesta formale di scuse de parte tedesca. È anche in programma che Maas si rechi a Windhoek per firmare la dichiarazione, a quanto riferito alla Deutsche Presse-Agentur dai partecipanti namibiani ai negoziati. Più volte negli anni passati, i parenti dei Nama e degli Herero avevano intentato senza successo cause nei tribunali per costringere la Germania a pagare una compensazione finanziaria, e non mancano tuttora le polemiche. Critiche sono arrivate anche dai partiti dell'opposizione. Si lamenta che gli accordi, dati i fondi destinati al governo, risultino a svantaggio dei discendenti degli Herero e dei Nama, che continuano a chiedere risarcimenti diretti alle persone colpite.

Da parte tedesca, Maas ha ribadito l’importanza dello storico accordo: “Era, e continua ad essere, il nostro obiettivo quello di trovare un percorso comune verso una reale riconciliazione nella memoria delle vittime”, ha dichiarato il ministro della SPD. “Questo ci richiede un impegno senza riserve o tentennamenti nel ricordare gli eventi del periodo coloniale tedesco in quella che oggi è la Namibia, e specialmente le atrocità del periodo dal 1904 al 1908. D'ora in poi chiameremo ufficialmente questi eventi per quello che sono da una prospettiva contemporanea: un genocidio”.

Spinti da un estremo bisogno esistenziale, gli Herero si sollevarono contro l’impero tedesco, in forte e aggressiva espansione e animato da feroci pulsioni nazionaliste e razziste. Sotto la spietata guida del generale Lothar von Trotha, una forza di circa 15.000 soldati sedò la ribellione dei nativi in pochi mesi. Nella battaglia del Waterberg, il comandante tedesco fece accerchiare e annientare gran parte degli Herero, costringendo i sopravvissuti a rimanere intrappolati nel deserto dell'Omaheke, verso il quale erano fuggiti migliaia di loro. I profughi morirono di sete. “I rantoli dei moribondi e le grida di rabbia si spensero nel sublime silenzio dell'infinito", annotò un ufficiale tedesco nel suo diario.

In seguito, von Trotha diede l'ordine di sterminio: “Entro i confini tedeschi ogni Herero, armato o disarmato, con o senza bestiame, sarà ucciso. Non accetterò più donne e bambini, riportateli alla loro gente o fateli fucilare”. Circa 65.000 degli 80.000 Herero e almeno 10.000 dei 20.000 Nama furono uccisi in quel periodo, in una pagina di storia ancora poco nota al grande pubblico. Già nel 2004 il governo tedesco aveva riconosciuto i suoi crimini, ma escludendo qualsiasi risarcimento finanziario per i discendenti delle vittime. Campi di concentramento, studi razziali, esperimenti medici e crimini indiscriminati sulla popolazione civile, composta in prevalenza da pastori, anticipano l’orrore a venire nella storia europea. Un genocidio, questo, che prefigura quello degli armeni del decennio successivo – in cui, ancora una volta, fu coinvolto l’esercito tedesco – e la Shoah, inaugurando la pagina d’infamia dei genocidi del Novecento.

28 maggio 2021

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