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"E se Kagame dicesse il vero?"

Francia e Ruanda hanno due visioni della storia

Nel ventennale del genocidio del Ruanda, si è acceso il dibattito sulle responsabilità delle ex potenze coloniali e in particolare della Francia. Yolande Mukagasana, menzione Unesco per la Pace, ha dichiarato:

“Ho visto con i miei occhi i francesi consegnare i tutsi agli hutu per farli massacrare; le accuse di Paul Kagame a Parigi non sono solo giuste ma dovute e necessarie per ricostruire la verità e ottenere giustizia”

Il 7 aprile, alle commemorazioni del genocidio ruandese svoltesi a Kigali, il Presidente del Paese africano Paul Kagame ha pubblicamente accusato la Francia e il Belgio di avere svolto "un ruolo diretto" nei massacri del 1994. Parigi ha allora deciso di ritirare il suo Ambasciatore dalla cerimonia e il Ministro degli Esteri ruandese ha convalidato questa misura negandogli il permesso a partecipare. 
Che cosa è successo? Sono anni che la Francia è sul banco degli accusati per aver dato rifugio su suolo francese a numerosi carnefici del genocidio ruandese, ponendoli al riparo dalla giustizia internazionale. La polemica tra Kigali e Parigi era sul piano politico - si criticava ad esempio l'insensibilità di Mitterrand, che aveva esclamato: "Ruanda? Erano i tutsi che uccidevano gli hutu o il viceversa?" -, diplomatico, giudiziario e ora sono perfino sul piano storico, dato che in ballo c'è una diversa visione dei fatti di quel terribile trimestre del '94 quando gli estremisti hutu assassinarono oltre un milione di tutsi e hutu moderati.  

Il settimanale Le Point ha dedicato alla controversia un approfondimento: E se Kagame dicesse il vero?. In questo articolo, che trovate linkato in originale nel box, si guarda al genocidio ruandese secondo l'accusa di Kagame di "complicità certe" della Francia. Sulle cause profonde le responsabilità sono unanimemente attribuite alle ex potenze coloniali, prima la Germania, poi, dopo il 1945, Bruxelles e Parigi. Questi Stati hanno creato delle gravi ineguaglianze tra i due gruppi del Ruanda, aventi le stesse credenze e la stessa lingua, ma divisi agli occhi dei dominatori che tradizionalmente consideravano i tutsi "geneticamente superiori" relegando gli hutu ai ruoli subalterni. 

La tesi del "complotto anglosassone contro la Francia"
Con l'indipendenza del '62 gli hutu (85% della popolazione) si sono impadroniti di fatto del potere e hanno lanciato periodiche campagne per eliminare i tutsi. Quando nel 1987 Paul Kagame guida la nascita del Fronte Patriottico Ruandese (FPR), esercito tutsi sostenuto dalla vicina Uganda, purtroppo i francesi non restano a guardare. A Parigi, dato che gli intrusi ugandesi hanno un retaggio anglofono più che francese, non si esita a parlare di "complotto anglosassone" per soppiantare l'influenza della Francia sull'area. 

L'appoggio al governo hutu (e all'Hutu Power)
Parigi è schierata quindi dalla parte dell'allora presidente Juvénal Habyarimana, che governa il Paese dal 1973 alla testa di un partito unico basato su un'ideologia che proclama la superiorità hutu. Parigi invia quindi in Ruanda una prima missione, la Noroît, di 4000 uomini, nel 1990. In realtà si tratta di supportare l'esercito ruandese contro il FPR. Nello stesso tempo, la Francia spinge Habyarimana verso la "riconciliazione nazionale", portando nell'agosto 1993 alla firma degli accordi di Arusha, che prevedono una spartizione del potere con i tutsi dopo la partenza delle truppe francesi. Ciò agli occhi degli estremisti hutu, numerosi nell'apparato statale, è un vero e proprio tradimento. 

L'abbattimento dell'aereo presidenziale
Il 6 aprile 1994 il Presidente Habyarimana viene abbattuto mentre rientra da un summit internazionale a bordo del suo aereo personale, fornito da Parigi e pilotato da un equipaggio francese. Qui iniziano le controversie, perché se un primo giudice, Jean-Louis Bruguyère, adito dalla figlia di uno dei piloti, accusa Kagame, il suo successore nel 2012 Marc Trévidic affermerà che i missili che hanno abbattuto l'aereo sono stati lanciati dalla collina di Kanombe, sotto controllo governativo. Anche se il magistrato si guarda bene dall'indicare i colpevoli, da questo momento le truppe degli hutu estremisti conquistano Kigali e si dislocano in tutto il Paese, dando inizio al massacro. Ufficialmente si tratta di vendicare il Presidente ucciso, ma in realtà si tratta di un genocidio pianificato nei minimi particolari. 

Oltre un milione di vittime

Oltre un milione di uomini, donne e bambini cadono sotto i colpi dei machete delle milizie Interahamwe. Più del 90% della missione ONU per il Ruanda Minuar lascia il Paese. Nel 2014 l'ONU dichiarerà di "vergognarsi" per i fatti del 1994. Le forze francesi l'8 aprile lanciano l'operazione Amaryllis, ufficialmente una truppa di 500 paracadutisti in supporto ai cittadini francesi presenti nel Paese, in realtà, secondo la ricostruzione del Nouvel Observateur una forza che proteggerà incontri ufficiali ad alto livello tra i francesi e i membri del cosiddetto Hutu Power responsabili dei massacri, meeting che peraltro si svolgeranno anche in tutta calma nella capitale francese. Mitterrand in persona riceverà Jerome Bicamumpaka e Jean-Bosco Barayagwiza, i dirigenti più influenti dell'Hutu Power. 

Parigi e il negazionismo
La Francia appare anche coinvolta nell'odioso fenomeno del negazionismo, che uccide le vittime due volte. Infatti si rifiuterà di parlare di "genocidio" sostenendo che hutu e tutsi si sarebbero massacrati vicendevolmente. Solo il 18 maggio il capo della diplomazia francese Alain Juppé pronuncerà la parola "genocidio". Il governo accoglie  nuovamente i leader degli hutu estremisti. 


Venuti per salvare vite o per coprire la fuga degli hutu estremisti?
Ed ecco l'altro pomo della discordia, l'operazione Turquoise, la seconda missione francese lanciata da Parigi il 22 giugno 1994. Quest'armata ha impedito alcune uccisioni, ma è rimasta ferma per esempio davanti alla strage di Bisesero, dove furono sterminati oltre mille tutsi che tentavano una resistenza disperata. Il FPR accusa l'operazione Turquoise di essere servita semplicemente da scudo per consentire l'espatrio in Zaire di alcuni colpevoli hutu prima che potessero essere raggiunti dai ribelli. Il genocidio ruandese finì ufficialmente il 5 giugno 1994. 

Quali scuse?
In seguito, mentre il Belgio è giunto a scusarsi ufficialmente con Kigali. Parigi finora ha accampato molte scuse di avere "compiuto errori strategici globali", di avere condotto una missione ufficialmente "umanitaria", di avere avuto anche "delle vittime francesi" durante i massacri. Vent'anni dopo il genocidio l'ex militare della Turquoise Guillaume Ancel ha affermato a Radio France Culture che la Francia avrebbe continuato implacabilmente a sostenere "il governo genocida ruandese", fornendo anche armi a "ciò che rimaneva dell'esercito regolare del Paese". 

Il dibattito in Francia
L'ex Ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner si è rifiutato di credere alla mera conta degli errori e delle "disfunzionalità" dicendosi sicuro delle responsabilità "illecite e tacite" dell'esercito di Parigi. Ma permane ancora un'indignazione ufficiale delle autorità francesi nei confronti di Paul Kagame, le cui affermazioni sono state addirittura definite "ignominiose" dall'uomo che ha diretto la missione parlamentare sul Ruanda, Paul Quilès, che ha sottolineato come la Francia sarebbe stato nel '94 "l'unico Paese a richiedere un intervento internazionale" per il Ruanda. Per ora la verità resta quella dei testimoni, come Yolande Mukagasana, o dei salvatori, come il Console italiano Pierantonio Costa che salvò migliaia di persone dal genocidio. 

8 aprile 2014

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