Per la prima volta una corte svedese ha condannato un uomo per aver preso parte al genocidio del Ruanda del 1994, dove morirono almeno 800.000 persone, soprattutto tutsi. Si tratta di Stanislas Mbanenande che aveva un ruolo informale come leader e compì atti come sparare sulla folla con un'arma automatica.
Il Ruanda ha chiesto l'estradizione dell'uomo, ma Stoccolma ha rifiutato di concederla perché il condannato è diventato cittadino svedese.
Genocidio ruandese: prima condanna in Svezia
Stanislas Mbanenande colpevole di massacri
21 giugno 2013
Ruanda 1994
lo sterminio dei tutsi e degli hutu moderati
Dal 6 aprile al 16 luglio 1994 si compie in Ruanda, piccolo Stato dell’Africa centrale, nella regione dei Grandi Laghi, il genocidio dei tutsi e degli hutu moderati per mano degli ultrà dell’Hutu Power e dei membri dell’Akazu.
La regione Ruanda-Burundi, esplorata a fine ‘800 dai tedeschi, viene affidata con mandato della Società delle Nazioni, nel 1924, al Belgio. Forti delle teorie fisiognomiche ottocentesche, i belgi si appoggiano, nello sfruttamento coloniale, all’etnia tutsi, che si era conquistata la corona intorno al XVI secolo, unificando il Paese e instaurando un regime monarchico di tipo feudale, sottomettendo gli hutu e i twa. Nel 1933 i belgi inseriranno l’etnia di appartenenza (hutu e tutsi) sui documenti di identità ruandesi.
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Il libro
ITALY FOR RWANDA 1994–2004, il genocidio testimoniato dallo spettacolo di Groupov
Antonio Calbi (a cura di)

La storia
Padre Costantino Frisia
missionario in Ruanda, mise in salvo delle giovani religiose tutsi durante i cento giorni del genocidio ruandese