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Il ricordo del 7 aprile

di Françoise Kankindi

All’avvicinarsi del 7 aprile, noi ruandesi veniamo catapultati, nostro malgrado, nell’orrore immane del genocidio del 1994. Durante le cerimonie commemorative molti sopravvissuti vengono colti da malori, ed è un continuo viavai di ambulanze dal pronto soccorso…

Come può un popolo riprendersi da una tragedia indicibile, in cui i vicini hanno trucidato i loro amici di sempre? Lo si può fare soltanto ripercorrendo con coraggio le ragioni profonde che hanno causato tanto odio. Proprio per questo la Commissione Nazionale di Lotta contro il Genocidio (CNLG) ha deciso quest’anno di celebrare le commemorazioni nei villaggi, con protagonisti diretti i loro abitanti, fissando a ogni quinquennio le grandi cerimonie a livello nazionale.

Durante la settimana della memoria, che si apre il 7 aprile al grande memoriale di Gisozi con l’accensione della fiamma eterna dedicata alle vittime, si terranno dibattiti sulla storia del genocidio, si ascolteranno i testimoni diretti e ogni villaggio offrirà sostegno morale e materiale ai propri sopravvissuti.
Tale settimana si concluderà a Rebero, al memoriale dedicato ai politici trucidati per essersi opposti ai massacri dei Tutsi.

L’attenzione per il ricordo e la memoria è fondamentale nella lotta contro il negazionismo e il revisionismo, fenomeni che siamo chiamati a fronteggiare.
Ci sono singoli individui ancora animati da quell’ideologia, e organismi e mezzi di informazione che divulgano rapporti in cui è completamente travisata la storia del genocidio dei tutsi ed è invertito il rapporto tra vittime e carnefici.
Ex genocidari e loro alleati producono diversi libri e documentari con l’obiettivo di scagionarsi e negare ogni responsabilità nei massacri del 1994.

L’ impegno di ricordare l’abisso in cui il popolo ruandese è sprofondato con il genocidio dei tutsi si traduce nella volontà di dare un senso concreto, come disse il nostro presidente Kagame, alle parole mai più.

Dopo 21 anni, il Ruanda è un Paese proiettato verso il futuro, con un tasso di crescita sopra il 7% da più di 15 anni. Da un recente studio americano è emerso che il Ruanda è il primo Paese dell’Africa per qualità della vita, e la speranza è che questa nota positiva contribuisca a dare un po’ di conforto al cuore dei sopravvissuti e del popolo ruandese.

Françoise Kankindi

Analisi di Françoise Kankindi, Bene Rwanda

7 aprile 2015

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