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Fierezza e mistero

Tutto questo nella tazza da the di una famiglia ebrea

A maggio 2016 veniva reso noto dalla stampa mondiale il ritrovamento ad Auschwitz di una tazza da the il cui fondo era stato rinforzato dall'aggiunta di uno strato di metallo, sotto il quale era stato nascosto un gioiello. Purtroppo non si ha notizia di chi possano essere i proprietari. 

Una lettrice del sito NPR.org, tuttavia, Sabina Rak Neugebauer, ha voluto scrivere una lettera per "condividere la storia di un oggetto simile, nella quale però conosco molto bene tutte le persone coinvolte", che sono i nonni di Sabina, Guta e Mayer Rak. 

I giornalisti hanno contattato la famiglia, residente negli USA ma originaria della Polonia. In Europa, Mayer Rak era stato uno scrittore. Dopo la guerra ha lavorato nell'industria tessile nel Bronx. In mezzo a queste due fasi della sua esistenza, è dovuto sfuggire alle persecuzioni naziste e sovietiche

Nel 1939, mentre i nazisti invadevano la Polonia, i Rak misero insieme tutti gli oggetti di valore in loro possesso. Andarono da un fabbro e si fecero saldare uno di quei gioielli sul fondo di una normale tazza da the. Mentre scappavano verso est, furono catturati dai sovietici come "stranieri e potenziali spie" e inviati a tagliare il legname in Siberia. Nel 1942 furono liberati dal Gulag e si recarono in Uzbekistan, a Tashkent, portando sempre con sé la tazza. 

Alla fine della guerra ritornarono a Varsavia solo per scoprire che tutta la loro famiglia era stata sradicata, i fratelli morti. In Polonia non avevano più nessun motivo per restare. La tazza da the li seguì quindi in Svezia, poi a New York. Portarono la tazza da un gioielliere che scoprì l'oro che conteneva sul fondo. Furono molto felici di non essere stati ingannati dal fabbro polacco. Il gioiello sarebbe potuto servire loro per far fronte a eventuali necessità economiche durante l'emigrazione. 

Però, ricorda la nipote, in qualunque condizione si trovassero, i Rak non fecero mai ricorso a quel piccolo tesoro. Non dissero nulla e lasciarono la tazza in eredità alla figlia Eda, nata nel 1947 durante un breve ritorno della coppia in Polonia, senza informarla di ciò che conteneva nel "sottofondo". 

Per questo quando la figlia di Eda, Sabina, ha ricostruito la storia dei nonni e del loro lascito così prezioso, testimonianza della loro capacità di resistere alle avversità, è stata ancora più benevolmente sorpresa. Il gioiello è stato fuso e trasformato nelle fedi nuziali di Sabina e di Marcio Siwi, che diventerà suo marito alla fine di giugno 2016. 

"Non mi importava sapere se la collanina fosse d'oro o di piombo quando abbiamo deciso di farne le nostre fedi", ha raccontato Sabina. "Per me è semplicemente importante perché è un pezzo della nostra storia".

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