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L'ultima dimora dei dissidenti

al via in Russia un progetto ribelle

Uno sparuto gruppo di storici, giornalisti, docenti e attivisti ha fondato in Russia The last address, associazione che colloca targhette sulle fiancate dei palazzi dove i dissidenti sovietici vissero per l'ultima volta prima di essere deportati. 

Prima di collocare queste placche, che ricordano le "pietre di inciampo" dell'artista tedesco Gunter Demnig, il gruppo si assicura che tutti i residenti siano d'accordo,  il che ha stimolato un dialogo dal basso sul terrore sovietico - non solo quello degli anni '30, ma tutte le persecuzioni avvenute tra il 1917 e la fine dell'URSS. 

"L'obiettivo infatti non è di coprire il Paese di targhe, ma mettere insieme la gente per discutere", ha spiegato al New York Times Sergei Parkhomenko, giornalista e attivista che si è ispirato proprio a Demnig. 

Le placche commemorative sono lisce, con inciso il nome della vittima, la sua data di nascita, di arresto, di esecuzione e di riabilitazione - vengono considerate soltanto le vittime riabilitate. Una famiglia paga l'equivalente di 59 dollari per il posizionamento della targa e ottiene che un'associazione più grande, ormai storica, benché sempre vista come "sediziosa" dai russi nostalgici dell'Impero, come Memorial, riesamini tutta la vicenda del congiunto ucciso.

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