Yoram Yovell, psicologo cognitivo dell’Università ebraica di Gerusalemme
In questi tempi di rabbia, insulti, egoismi, può valere la pena di ricordare che la bontà e la gentilezza fanno bene alla salute. Non è una battuta moralistica. I neuroscienziati hanno scoperto che i comportamenti di solidarietà, beneficienza, empatia aumentano il livello della serotonina, l’ormone della felicità, e dell’endorfina, l’ormone del piacere. E il piacere e la felicità stimolano il sistema immunitario, regolarizzano l’attività cardiovascolare, ritardano l’invecchiamento e allungano le aspettative di vita.
Spiega il prof. Yoram Yovell, psicologo cognitivo dell’Università ebraica di Gerusalemme: “Ho testato su me stesso l’effetto di questi studi. Quando, invece che arrabbiarmi per un presunto sgarbo o sopruso, cerco di capire le ragioni dell’altro e riesco a sorridere, il mio umore migliora e mi sento bene con me stesso. Se invece, per quella stessa azione, reagisco rabbiosamente, covo il rancore tutta la giornata e non riesco a godere delle cose buone che la vita mi offre. Quando qualcuno vi taglia la strada per infilarsi prima di voi nella coda autostradale – suggerisce – provate, invece che impedirgli di passare e insultarlo, a fargli un sorriso, pensando che magari ha buone ragioni per avere fretta… Vi sorriderà anche lui, e proverete subito un senso di benessere, che durerà tutta la giornata. E quel benessere è salutare per voi, molto di più dei tre secondi che avete perso per farlo passare”.
C’è poi una ragione filogenetica, legata all’evoluzione. Lo conferma Carlo Rovelli, il fisico italiano che è recentemente stato inserito nella lista dei 100 “pensatori e intellettuali più influenti del mondo” dalla rivista americana Foreign Policy, un bimestrale nato per indagare la geopolitica, ma che ogni anno si diverte a scovare i maestri del pensiero, delle arti e della politica dispersi sulle strade del mondo. Nel suo ultimo libro "Ci sono luoghi al mondo dove più che le regole è importante la gentilezza" - una raccolta di editoriali apparsi sul Corriere della Sera, il domenicale del Sole 24 Ore e altre prestigiose pubblicazioni - Rovelli sottolinea, tra i discorsi sui buchi neri, le onde gravitazionali, la nascita del tempo e il rapporto tra filosofia fisica e letteratura, l’importanza della gentilezza come fattore evolutivo nella storia dell’umanità. Noi esseri umani ci siamo evoluti anche e soprattutto perché ad un certo punto abbiamo cominciato a cooperare, a collaborare, a fare le leggi invece della guerra, e abbiamo appreso come tenere sotto controllo o mettere in secondo piano la paura dell’altro. Paura che induce uno dei tre comportamenti utili alla sopravvivenza, ma non necessariamente ai nostri rapporti interpersonali: le famose tre F - fight, flight or freeze - che portano ad aggredire, a scappare o al “congelarsi”, incapaci di movimento, ma che nutrono comunque il sentimento di ostilità e di rabbia. È stata la collaborazione, basata sull’empatia e la fiducia, a consentirci di sviluppare rapporti sociali, da cui sono nati il linguaggio, la scrittura, e da questa la capacità di pensiero astratto. Cioè l’evoluzione umana.
In un delizioso piccolo libro appena apparso per i tipi di Bottega della Composizione, Diamantina Scola Camerini, scrittrice dilettante ma raffinata, ironica e lieve, come le gran dame colte di un passato che sembra non esista più, racconta la straordinaria abilità della sua amica Ginevra Traxler nel soggiogare con la sua gentilezza i più selvaggi degli animali, riuscendo a dormire tra tigri, leopardi e leoni appollaiati su suo letto. “Era una questione di empatia e mancanza di paura: gli animali capivano che da lei non c’era nulla da temere”, spiega Diamantina.
E siccome, nonostante lo sviluppo della nostra corteccia cerebrale, siamo animali anche noi, i nostri comportamenti disarmanti, ispirati alla gentilezza, provocheranno una reazione speculare nei nostri interlocutori, animali o umani, che tenderanno a non viverci come potenziali nemici da aggredire.
Purtroppo, non funziona sempre così, spiega Clara Caverzasio, brillante giornalista della radiotelevisione ticinese, che alla gentilezza ha dedicato un suo recente editoriale radiofonico: “La gentilezza può anche essere rischiosa, perché i maschi alfa possono leggerla come debolezza e approfittarne per colpire. È bene perciò essere gentili, ma guardinghi e capaci di comprendere chi si ha davanti. Ma anche se il piacere della gentilezza comporta qualche rischio, non solo è uno dei fattori evolutivi più efficaci, ma è anche uno dei piaceri più appaganti. Come disse l’imperatore e filosofo Marco Aurelio, è la delizia più grande dell’umanità".
Una delizia che sembra essersi persa... ma tutto ritorna. Ho un nipote trentenne losangelino molto à la page, che colleziona 33 giri in vinile: pare siano di gran moda tra i giovani melomani...
L'articolo è comparso su Moked il 24 giugno 2019